melting pot globalizzazione occidente oriente

ECCO COME LA GLOBALIZZAZIONE HA CANCELLATO LE IDENTITÀ - LE DIFFERENTI CIVILTÀ SI SONO SCONQUASSATE AL LORO INTERNO PERCHÉ SI SONO AVVICINATE TROPPO - LA GLOBALIZZAZIONE NON HA GENERATO UN MONDO PIATTO, UN IDEALE MELTING POT IN CUI TUTTI AVREBBERO PRESO IL MEGLIO DELLE ALTRE CIVILTÀ: HA PRODOTTO L'OPPOSTO IN CUI OGNUNA HA FINITO PER DARE IL PEGGIO DI SÉ - IL LIBRO DI AMIN MAALOUF

amin maalouf le naufrage des civilisations

Marco Gervasoni per “il Messaggero”

 

C' è un libro uscito nel 1996 che mai bisogna abbandonare per capire cosa sta avvenendo, dentro e fuori i nostri confini. Si intitola The clash of civilizations che, nella traduzione italiana apparsa quattro anni dopo, fu reso con Lo scontro delle civiltà.

L'autore era uno dei massimi scienziati sociali degli ultimi decenni, Samuel P. Huntington. Da quel momento, tutto il dibattito internazionale su identità e civiltà si è polarizzato in pro Huntington e anti - questi ultimi in maggior numero.

 

Solo che anche molti degli anti, quando partono lancia il resta per dar torto al grande politologo statunitense, finiscono alla fine per dargli ragione. Come accade a Amin Maalouf in questo volume, che in Francia sta facendo discutere da quando, poche settimane fa, è apparso nelle librerie.

 

globalizzazione1

Certo l'autore non è politologo accademico, anzi è un saggista, e romanziere, nato e cresciuto in Libano e poi adottato dalla Francia, paese che lo ha portato a raggiungere le vette dell'Academie française, il massimo riconoscimento del mandarinato (in senso buono) dell'Esagono. Maalouf è però soprattutto un viaggiatore: nel senso che le sue riflessioni politiche non nascono, come negli scienziati sociali, da speculazioni teoriche, da costruzioni di modelli e da raccolta di dati empirici, ma da impressioni ed esperienze, spesso personali. Questo rende i suoi libri, e anche quest' ultimo, delle letture assai più avvincenti delle fredde monografie politologiche.

 

I CONTINENTI

La riscoperta del viaggio come esperienza è infatti uno dei frutti più interessanti di tanta saggistica degli ultimi tempi: come per Erodoto o per Tocqueville, il mondo si capisce muovendosi, sperimentando su di sé la specificità dei luoghi. È la rivincita della geografia, la predominanza dello spazio aperto sul chiuso del laboratorio. Che cosa ha scoperto Maalouf peregrinando da un continente all' altro? Che le identità non si stanno scontrando tra loro, come credeva Huntington, ma che stanno naufragando e sono in corso di decomposizione, anche quelle che sembrano essere più solide ed aggressive.

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A cominciare dalla civiltà araba e islamica (le due sono universi diversi) in cui l'autore è nato e cresciuto. Che è diventata aggressiva, fino all' estremo dell' attuale jihadismo, perché è venuta a contatto, tra la fase di decolonizzazione e gli anni Settanta, con la civiltà occidentale che l'ha investita.

 

L'islamismo quindi non è un ritorno a origini forse mai esistite ma la reazione a una sfida identitaria imposta dall'Occidente. Ma anche la civiltà occidentale, e europea in particolare, è sottoposta a un progressiva deriva. L'espansione mondiale del modello occidentale, che ha raggiunto il suo acme subito dopo il crollo del comunismo, ha infatti prodotto una torsione: diventando mondo, l'identità occidentale si è frantumata, ha perso i propri punti di riferimento.

 

LA RICERCA

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E, per reazione, si è irrigidita, o meglio è andata alla ricerca di un proprio senso di esistere. Maalouf è coinvolgente nell' alternare ragionamenti e considerazioni a descrizioni di luoghi, volti e figure. Ma, come dicevamo, partito per dare contro a Huntington, alla fine, anche se non lo ammette, Maalouf è costretto a dargli ragione. Le differenti civiltà si sono sconquassate al loro interno perché si sono avvicinate troppo: perché c' è stato un clash tra di loro, come scriveva Huntington nel 1996. La globalizzazione, o mondializzazione come si dice in Francia, non ha generato un mondo piatto, un ideale melting pot multiculturalista in cui tutti avrebbero preso il meglio delle altrui civiltà.

 

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Ha prodotto semmai l' opposto, e ogni civiltà ha finito per dare il peggio di sé. Ci vorrebbe, conclude l' autore nel cercare di restituire un flebile filo di speranza, un nocchiero che sappia riportare la nave-mondo sulla giusta rotta, invertendo il naufragio. Ma ciò ci appare solo un espediente retorico, un richiamo velleitario, solo una bella metafora uscita da una penna di talento. La realtà è che nessuno, a cominciare da Maalouf, sa oggi esattamente cosa fare di fronte allo scontro delle civiltà.

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