LA DURA LEGGE DEGLI ULTRÀ - È MAI POSSIBILE CHE NEGLI STADI ITALIANI I VIOLENTI DETTINO LEGGE? - COSE DA PAZZI AL “FERRARIS” DI GENOVA: SQUADRA TENUTA IN OSTAGGIO PER 40 MINUTI DA UN MANIPOLO DI 70 ULTRAS, GIOCATORI COSTRETTI A TOGLIERSI LE MAGLIE E A CHIEDERE IL PERMESSO PER RIPRENDERE A GIOCARE! - CHI HA DECISO DI DARLA VINTA AI TEPPISTI? SCAZZO TRA IL PRESIDENTE PREZIOSI E POLIZIA…

1- ORDINE ULTRÀ: "VIA LA MAGLIA" IL GENOA ALLA FINE OBBEDISCE
Stefano Rissetto per "la Stampa"

Sessanta ultrà prendono in ostaggio Genoa-Siena, interrompendola per tre quarti d'ora e obbligando i giocatori a svestire le maglie rossoblù, poi reindossate dopo un conciliabolo tra Sculli e i facinorosi. L'ombra di Ivan Bogdanov, il capo degli hooligans belgradesi che avevano cancellato Italia-Serbia il 12 ottobre 2010 a forza di lanciare petardi e oggetti in campo, è tornata a stagliarsi ieri pomeriggio a Marassi.

Era l'8' del secondo tempo e il Siena aveva appena segnato il gol del 4-0, contro un Grifone smarrito che era andato al riposo sotto di tre gol, incapace di dare il minimo segnale di vita. A quel punto, dalla Gradinata Nord un gruppo di teppisti ha sfondato le paratie interne, raggiungendo la zona Distinti prossima all'accesso del tunnel che collega campo e spogliatoi, per lanciare fumogeni e minacciare i giocatori di casa, ingiungendo loro di togliersi le maglie non onorate.

L'arbitro Tagliavento sospendeva il gioco, ma a quel punto i calciatori rossoblù, coordinati dal capitano Marco Rossi, mentre il presidente Preziosi lasciava la tribuna e raggiungeva il gruppo, svestivano le divise di gioco. Mesto aveva una crisi di pianto, mentre Sculli si avvicinava agli ultrà e, dopo un breve conciliabolo con uno di loro, otteneva non senza fatica la «tregua» funzionale alla ripresa del gioco.

La partita ricominciava, mentre gran parte degli spettatori aveva ormai abbandonato gli spalti, ma le conseguenze disciplinari della bravata degli ultrà saranno pesanti. Il «Ferraris» sarà squalificato per almeno due turni, in occasione delle partite con Cagliari e Palermo, 2 e 13 maggio, ultime interne del calendario: il campionato a Genova, quindi, per la squadra rossoblù si è chiuso ieri.

Ma gli investigatori federali svolgeranno un supplemento di indagine, proprio in relazione al caso delle maglie. Sul punto, infatti, divergono le versioni della questura e quelle della società. Se venisse accertata la responsabilità del Genoa, nell'adesione all'imposizione dei facinorosi, si profilerebbe la violazione dell'art. 1 del codice di giustizia sportiva, sui doveri di lealtà e probità, con conseguente deferimento e possibilità di ulteriori sanzioni al club e ai tesserati.

La squadra ha lasciato lo stadio solo attorno alle 20,30, sul pullman sociale scortato dai blindati delle forze dell'ordine e avviata al ritiro anticipato, in vista della partita di mercoledì in casa del Milan. Il presidente Preziosi, unico a prendere la parola, è stato durissimo con i violenti: «Assurdo che sessanta, cento persone abbiano l'impunità di fare quello che gli pare senza che si possano controllare e mandare a casa. Non è possibile che si impadroniscano dello stadio e impongano la loro legge. Non basta il Daspo, ci vuole la galera».

«A questo punto - ha aggiunto - spero che ci squalifichino il campo, così andremo a giocare fuori in maniera più serena. Non si può compromettere in questo modo l'esito di un campionato. Potevamo prendere una penalizzazione se non si fosse terminata la partita e la nostra classifica non ce lo permette».

Preziosi non ha nascosto di poter ripensare il suo impegno nel Genoa. Curiosamente, anche il suo "battesimo del fuoco" era stato un Genoa-Siena, il 24 maggio 2003 in B. La sconfitta interna per 3-1, che sanciva la retrocessione sul campo poi cancellata dal ripescaggio, aveva provocato una sollevazione molto simile a quella di ieri, ma allora la richiesta degli ultrà non aveva riguardato le maglie, quanto la sostanziale messa fuori rosa della prima squadra, sostituita nelle ultime due gare dalla Primavera. Una storia che, con la salvezza tutta da conquistare, sembra destinata a non ripetersi.

2 - STRIP TEASE, CHI HA DECISO? PREZIOSI E LA QUESTURA VANNO ALLO SCONTRO...
Alessandra Pieracci per "la Stampa"

Dobbiamo aspettare che qualcuno vada in coma? Hanno tirato in campo sette bombe. Individui che penso la polizia conosca tutti. Se la polizia non agirà, farò una riflessione. Non è possibile che 60, 100 persone abbiano l'impunità di dire e fare quello che gli pare, non è possibile che si impadroniscano dello stadio e impongano la loro legge».

Enrico Preziosi, presidente del Genoa, a caldo accusa la gestione del servizio d'ordine alla fine di una giornata che ha visto di nuovo il Ferraris espugnato dai violenti, capaci di bloccare una partita e umiliare i giocatori facendosi consegnare le maglie. In serata, il comunicato ufficiale della società evidenzierà «la pronta risposta data in campo dalle forze dell'ordine, che hanno assicurato provvedimenti di massimo rigore in tempi celeri». Ma le parole precedenti restano. «È la Polizia che ha chiesto di togliere le maglie su indicazione dei tifosi. Era segnalata come una partita ad alto rischio, ci devono dare risposte» dice ancora Preziosi.

«Non vogliamo scendere in polemica, ma ci sonoi fatti - replica il questore di Genova, Massimo Mazza - . I tifosi volevano imporre ai giocatori di togliersi sia la maglia sia i calzoncini. Per due volte io stesso, tramite il vicequestore vicario di servizio allo stadio, ho comunicato ai vertici della società di non farlo, perché si trattava di una richiesta ricattatoria e che le forze dell'ordine avrebbero garantito la sicurezza dei calciatori». Se Preziosi è duro, dalla questura ritornano parole di pietra: «È stata una scelta del Genoa». «Mai detto di togliere le maglie» ribadisce il presidente rossoblu.

Le immagini del Luigi Ferraris avevano già fatto il giro del mondo il 12 ottobre 2010, quando fu sospesa la partita ItaliaSerbia. La foto di un uomo vestito di nero, Ivan Bogdanov, appeso a una rete, divenne il simbolo della violenza. E quel tifoso che ieri parlamentava con Sculli, passato dal ruolo di attaccante a quello di «negoziatore», ha riportato alla memoria lo scenario di allora. «Genoa-Siena era stata segnalata come partita con rafforzamento e il dispositivo c'è stato», dice il questore.

Tutto è cominciato quando «250 tifosi, forzando un cancello, ferendo uno steward, sono passati dalla curva all'area dei distinti con atteggiamento a dir poco minaccioso-ricostruisce il responsabile dell'ordine pubblico - , ma è stata garantita la sicurezza dei giocatori e la partita è ripresa». Il questore ribadisce che«la gestione della situazione è stata tempestiva ed equilibrata, abbiamo ricevuto le congratulazioni del Siena».

Ma le polemiche sullo stadio non sicuro? «Un discorso inutile. Bisogna vedere come sia stato possibile il passaggio dei tifosi da un settore all'altro». Su questo interviene il segretario provinciale del Silp, Roberto Traverso: «Gli steward sono saliti a 400 rispetto ai previsti 250, ma non sono in condizioni di contenere il flusso dei tifosi da un settore all'altro. Ricordiamo che la Prefettura da molti anni concede una periodica deroga rispetto all'inagibilità dello stadio».

Ora, grazie alle immagini, scatteranno i provvedimenti di «flagranza differita» contro i tifosi violenti, previsti dalla legge. «Procedere subito avrebbe significato l'interruzione della partita» dice il questore. «E avrebbe probabilmente scatenato reazioni pericolose» aggiunge un funzionario allo stadio.

 

MARCO ROSSI DISCUTE CON IL PRESIDENTE DEL GENOA PREZIOSI E STA PER RESTITUIRE LE MAGLIE AGLI ULTRA'enrico preziosiLA CURVA DEL GENOA SI RIVOLTA E I CAPI ULTRA' PRETENDONO LA RESTITUZIONE DELLE MAGLIE DAI GIOCATORIserie_a_genoa_siena_sospensione_ultraSCULLI A COLLOQUIO CON UNO DEI CAPI ULTRA'

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