FELTRI: ‘’DI COSA SI LAMENTA BIANCANEVE BERLINGUER? ANCHE LEI FU SELEZIONATA IN BASE AL COLORE POLITICO, IL ROSSO, SIA PURE UN ROSSO DIVERSO DA QUELLO DI MODA ORA’’ 2. DALLA LOTTIZZAZIONE A LOTTI: ‘’MARIO ORFEO È RIMASTO CAPO DEL TG1 PERCHÉ È UN COPERCHIO CHE VA BENE PER OGNI PENTOLINO. MENTRE MARCELLO MASI È STATO CACCIATO DAL TG2 SOLO PERCHÉ POVERETTO NON HA SANTI POTENTI IN PARADISO, NEANCHE SANCULO’’
L’ADDIO AL VELENO AL TG3 DI BIANCANEVE BERLINGUER CONTRO RENZI: ‘’PRESSIONI SGRAZIATE E ATTACCHI SGUAIATI".
Massimo Malpica per Il Giornale
matteo renzi bianca berlinguer
Bianca Berlinguer saluta il Tg3 dopo sette anni. E per l'arrivederci («Tornerò presto, spero prestissimo», spiega, riferendosi alla nuova striscia quotidiana ottenuta come nuovo incarico) si affida a un editoriale soft e nostalgico. Che si fa corsaro nel finale, riservando una stoccata alle «pressioni sgraziate» e agli «attacchi sguaiati» arrivati negli ultimi tempi da «importanti settori della classe politica».
MATTEO RENZI BIANCA BERLINGUER
Sembra abbastanza chiaro che il destinatario degli attacchi della Berlinguer si trovi in Brasile, ma Matteo Renzi, sul punto, fa - e fa fare ai suoi - orecchie da mercante. Il mantra del «giglio magico» è che non è certamente il premier il regista del blitz che ha eliminato dai giochi la direttrice del Tg3. Ecco dunque che in un'intervista a Repubblica il presidente del Pd, Matteo Orfini, concede che è «lecito criticare chi ha gestito molto male questa vicenda».
Ma, a scanso di comprensibili equivoci, aggiunge che l'esecutivo non c'entra niente. C'entrano i vertici Rai, semmai. Perché, spiega ancora Orfini, «il governo ha approvato una legge che fornisce a due manager come Campo Dall'Orto e Maggioni il potere di firmare le nomine senza passare dal rapporto con la politica». Insomma, «non penso - insiste il presidente dem - che ci sia stata la volontà del governo di imporre o condizionare queste scelte. Le hanno fatte gli amministratori».
Gli epuratori, dunque, per Orfini sono lontani da Palazzo Chigi, abitano ai piani alti di viale Mazzini. In fondo la presidente e il dg della Rai hanno già sufficienti grane mediatiche da gestire, tra stipendi d'oro e disoccupati di platino, per poter assorbire senza troppe scosse pure l'accusa d'aver defenestrato la Berlinguer, renzizzando (come effetto collaterale) i Tg Rai.
E d'altra parte non è una novità che il gradimento di Renzi per Campo Dall'Orto, dopo le vette dei tempi della Leopolda, sia ultimamente in forte declino, proprio per i problematici ritorni d'immagine che l'«operazione trasparenza» - anche se prevista dalla legge - ha comportato per il governo. Spiattellare sul web i ricchi compensi - pagati con il canone in bolletta - di manager e giornalisti della tv di Stato, ha gettato ombre sinistre sul «nuovo corso» imposto da Renzi all'azienda di viale Mazzini.
Se sul fronte interno è Orfini a suggerire di guardare al dito e non alla luna, da Rio de Janeiro lo stesso Renzi è intento a deviare le non gradite attenzioni sulla sua persona a proposito del blitz estivo che ha sparigliato le poltrone dei Tg Rai. Così, addirittura a qualche ministro che lo ha chiamato oltreoceano per chiedere lumi su metodo e merito di quelle nomine agostane, il presidente del Consiglio in versione carioca non ha trovato di meglio che replicare scaricando la responsabilità della scelta su Filippo Sensi, il suo portavoce-parafulmine. Contando comunque di ritrovare il sereno quando, allietata la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, tornerà a Roma, trovando un Paese in ferie e una Rai finalmente allineata.
2. LA BERLINGUER È STATA CACCIATA COME FU MESSA
Vittorio Feltri per Liberoquotidiano
Non so a voi, ma a me personalmente della Rai non importa nulla. Nel senso che mi sono rassegnato al fatto che sia lottizzata, cioè al servizio della politica vincente. Lo è da sempre, dal primo giorno in cui comparve il monoscopio sul video dei pochi italiani che avevano il privilegio (da ricchi) di possedere un apparecchio televisivo.
Era l'inizio degli anni Cinquanta e io, che sono vecchio e all' epoca frequentavo le elementari, ricordo benissimo. A casa mia il televisore entrò quasi subito: pagato a rate, credo. Il telegiornale era ridicolo ossia completamente democristiano perché comandava la Dc, partito dominante che aveva ereditato uomini e metodi fascisti. Chi lo nega o è stupido o in malafede, che è lo stesso.
Passarono lustri e l' Italia si sviluppò grazie al famoso boom economico, ma lo stile della Rai non si modificò: a menare il torrone continuarono ad essere i baciapile, che avevano la maggioranza. La TV bocciava Tognazzi e Vianello, bocciava anche Dario Fo. Bocciava le ragazze scosciate dei balletti e tutto quanto offendeva (si fa per dire) i morigerati costumi e il sentimento democristiani.
I tempi mutarono ma lo stile di chi aveva in mano il pallino rimase intatto. Ogni volta che si tratta di nominare i dirigenti dell' ex monopolio si tiene conto soltanto dell' opportunità politica. Per non scontentare nessuno Cencelli si inventò un manuale che portava il suo riverito nome: due o tre posti ai fedeli della Dc, un posto ai socialisti, uno ai socialdemocratici di Saragat e così via. I comunisti, che non avevano poltrone benché fossero numerosi, protestarono. Furono accontentati. Come? Si creò per loro una rete, la terza. La seconda era già dei socialisti. Spartizione perfetta. I partiti maggiori erano felici e contenti: ciascuno aveva il proprio orticello.
Questa, in breve, la storia dell' Antennona nazionale pagata dai cittadini mediante il canone. Poi? Lentamente le cose peggiorarono. Formalmente venne abolito il manuale Cencelli ma non la lottizzazione che, in effetti, è tuttora in vigore.
Chi vince le elezioni, o si è comunque conquistato Palazzo Chigi, si magna l' intera posta. Berlusconi, quando arrivò primo lasciò per generosità la terza rete agli ex comunisti e si pappò le altre due in aggiunta alle tre di sua proprietà. Cinque emittenti su sei. Mica male. Prodi aveva piazzato Gad Lerner e poi Gianni Riotta alla guida del Tg1.
renzi nomine rai 3MAGGIONI CAMPO DALL'ORTO
Il Cavaliere per rispondere adeguatamente affidò il notiziario italiano numero uno ad Augusto Minzolini, bravo giornalista ma abbastanza schierato. Insomma ogni premier si è arrangiato come ha potuto per assicurarsi la benevolenza del maggiore Tg. Una regola non scritta ma radicata prevedeva infatti che la maggioranza politica si garantisse l' appoggio televisivo. Regola ovviamente sempre assai criticata, ma alla lunga accettata come il minore dei mali. Finché la Rai sarà pubblica, saranno i padroni della cosa pubblica a governarla. Se qualcuno avesse un'idea migliore si faccia avanti e la imponga. Silenzio generale.
direttori rai campo dall orto dallatana fabiano bignardi teodoli
Nei giorni scorsi Campo Dall' Orto, direttore generale Rai, ha fatto fuori la Berlinguer dal vertice del Tg3 dopo sette anni di onorevole servizio, e il provvedimento ha suscitato scandalo. Capisco. La signora è brava e non meritava la rimozione. Ma nessuno dice che anch' ella fu selezionata in base al colore politico, il rosso, sia pure un rosso diverso da quello di moda ora. Orfeo è rimasto capo del Tg1 perché è un coperchio che va bene per ogni pentolino. Mentre Masi è stato cacciato dal Tg2 solo perché poveretto non ha santi potenti in paradiso, neanche Sanculo.
Scandalizzarsi per questo sarebbe lecito se non conoscessimo a fondo cosa ribolle nel calderone Rai da oltre mezzo secolo. Poiché invece siamo scesi da un pezzo dal pero, non siamo neppure sorpresi.
Anzi saremmo stupiti se i criteri adottati dal potere odierno fossero più evoluti rispetto a quelli di un passato che non passa mai. Chi non ha capito che i modelli gestionali italiani sono immodificabili o è ingenuo o stolto. In viale Mazzini e dintorni non c' è mai nulla di nuovo.
Coloro che si stracciano oggi le vesti per le nomine di Campo Dall' Orto avvenute sulla base del manuale Cencelli riveduto e corretto, sono gli stessi che furono nominati alcuni anni orsono secondo la medesima logica.
Mandala Tayde, la sensualisssima moglie del dg Rai Antonio Campo Dall'Orto
Non è una cosa seria, ma il solito piagnisteo. Non sono i direttori defenestrati né i loro successori che vanno discussi o difesi: bisogna abbattere il sistema Rai che ha un organico di 13 mila persone per produrre orrori, i quali d' estate diventano imbarazzanti e perfino vomitevoli. Ne sono consapevole. Le mie sono parole al vento come le lagnanze dei trombati. Viviamo da decenni in un regime di scrocconi e raccomandati. E non siamo manco arrabbiati, ma semplicemente sconsolati.
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