siffredi depardieu

A FORZA DI TROMBARE SI DIVENTA TROMBONI? DEPARDIEU SI LANCIA CONTRO ROCCO SIFFREDI A CANNES: ''UN'ISTERIA COLLETTIVA STERILE. ROCCO CHE FA IL TAPPETO ROSSO CON DUE O TRE DONNE SVESTITE? NO GRAZIE. NON PARLO COME UN COGLIONE, MA È COMPLETAMENTE PORNO'' - IN REALTÀ ROCCONE NOSTRO ERA AL FIANCO DELLA MOGLIE, MENO SVESTITA DELL'AVVOCATO AMAL CLOONEY, E GÉRARD PARLA DELLA ''MERDA'' DEL FESTIVAL PER PROMUOVERE IL SUO FILM

rocco siffredi con la moglie rosza a cannesrocco siffredi con la moglie rosza a cannes

1. DEPARDIEU: «SIFFREDI A CANNES? NO GRAZIE»

Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera

 

Gérard Depardieu va alla guerra. E si riaffaccia con le sue verità che gli nascono dal cuore ma sono ingombranti come il suo fisico. In un’intervista al quotidiano Nice- Matin , l’attore dice che il festival è precipitato in «una isteria collettiva sterile. Cannes non lo merita. Non si tratta che non lo ami più, ci sono sempre dei bei film, ma prima del cinema c’è tanta m… che passa».

 

rocco siffredi  con la moglie rosza a cannesrocco siffredi con la moglie rosza a cannes

Per fare un esempio cita l’ex pornostar italiano Rocco Siffredi: «Fa il tappeto rosso con due, tre donne che indossano abiti da niente, e non si parla che di questo, immagini che danno da bere a tutte le tele. Non parlo come un vecchio co… ma è completamente porno. E Cannes non lo merita. Il tappeto rosso? No, grazie».

 

rocco siffredi   con la moglie rosza a cannesrocco siffredi con la moglie rosza a cannes

Depardieu al festival è presente alla Quinzaine col film Tour de France , un «road movie musical» in cui il suo personaggio ha perso la moglie e il figlio si è convertito all’Islam. L’attore parla anche dell’amico Putin: «La gente lo conosce solo per le maldicenze sul suo conto. E poi che diremo di Napoleone, di Robespierre?».

 

 

2. CANNES: CICLONE DEPARDIEU, QUI È ISTERIA COLLETTIVA

Giorgio Gosetti per l'ANSA

 

gerard depardieugerard depardieu

 Il "tour de France" che porta quest'anno Gérard Depardieu sulla Croisette è firmato da un francese che nella sua vita incarna la forza e le contraddizioni della cultura più multietnica e dilaniata di questi tempi. Rachid Djaidani, regista di 'Tour de France' che oggi presenta la Quinzaine des Réalisateurs, benché solo alla sua vera opera seconda, è in Francia una piccola star. Figlio di un algerino e di una sudanese, cresciuto nella regione di Versailles, a 20 anni scopre casualmente il cinema sul set di "La Haine" dove assicura la guardiania ma si fa notare dal regista, Mathieu Kassovitz.

gerard depardieu welcome to new yorkgerard depardieu welcome to new york

 

Dopo una breve e fortunata carriera come pugile, debutta come attore, poi pubblica un romanzo che lo rende celebre e gli apre una promettente carriera, poi si mette a girare documentari sulla sua gente e infine sbarca a Cannes con 'Rengaine' nel 2012. Alle prese con il talento sulfureo e eccessivo di Depardieu, Djaidani costruisce un dialogo sceneggiato che riflette molto del suo modo di guardare ai francesi e diventa un esercizio di comprensione tra culture e mondi opposti cui il divo si presta con grande divertimento.

 

gerard depardieu nei panni di dominique strauss kahngerard depardieu nei panni di dominique strauss kahn

In 'Tour de France', messo in coppia con un rapper adorato dal pubblico giovane come Sadek, Depardieu va oltre il cliché del suo personaggio, disegna un muratore visionario, avido di cultura (gira la Francia sui passi di un grande pittore come Joseph Vernet) quanto istintivo nei suoi bisogni e nelle sue passioni. In lui il viaggiatore giovane (che deve scappare da Parigi e ha accettato di fare da accompagnatore del vecchio sostituendo il suo produttore) vede prima un nemico, poi un essere strano, quindi una figura paterna e infine un amico cui offrire un sentimento sincero.

rocco siffredi    con la moglie rosza a cannesrocco siffredi con la moglie rosza a cannes

 

E l'apoteosi finale, a Marsiglia, è uno di quei momenti di cinema che sembrano fatti apposta per far scattare in piedi la sala con entusiasmo. Ma Gerard è un vecchio lupo di mare con le sue 68 primavere sulle spalle, i troppi chili addosso e la memoria di quasi 170 film dominati da protagonista. Così non si risparmia nel difendere il film:

 

gerard depardieu e sepp blatter gerard depardieu e sepp blatter

"E' importante - dice - che il mio personaggio abbia in pancia tutto ciò che molti di noi pensano anche sugli immigrati e gli islamici. Ma non è un caso che poi io riesca a scoprire un modo di comunicare con il mio giovane amico, che prima mi tratta come un nemico perché si è convertito all'Islam, poi mi fa da badante come se fossi un vecchio e infine scopre con me il senso della fratellanza".

 

depardieu nudo  in welcome to new york depardieu nudo in welcome to new york

Meno tenere, invece, le esternazioni del divo francese sul festival di Cannes e sul suo paese a cui ha rinunciato per una chiacchiera cittadinanza russa: "Cannes è ormai un luogo pervaso da un'isteria collettiva che non produce più nulla. E' diventata un luogo di pornografia esibita dove tutti vanno in brodo di giuggiole per Rocco Siffredi che sale le 'marches' in compagnia di due ragazzotte vestite come capita. Le 'marches' non fanno più per me anche se ci sarebbero dei bei film da vedere, magari".

 

depardieu welcome to new yorkdepardieu welcome to new york

"I movimenti anti-governativi? Gente che si prende per erede del '68, ma il risultato si vede già: si fa spazio alla bionda (Marine Le Pen). C'è talmente tanta merda oggi in Francia che il conto lo paghiamo tutti, soprattutto i più poveri. Ragion per la quale il mondo si ritroverà presto con una Le Pen in quel posto". 

depardieu nudo jpegdepardieu nudo jpegDE NIRO DEPARDIEU E CASSINI IN NOVECENTODE NIRO DEPARDIEU E CASSINI IN NOVECENTOorge in welcome to new york il film su dominique strauss kahn con depardieu jpegorge in welcome to new york il film su dominique strauss kahn con depardieu jpegdepardieu welcome  to new yorkdepardieu welcome to new york

Ultimi Dagoreport

gaetano caputi giorgia meloni giuseppe del deo

DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL PROCURATORE CAPO DI ROMA, FRANCESCO LO VOI: IL DOCUMENTO-BOMBA PUBBLICATO DA "DOMANI", CHE RIVELA LO SPIONAGGIO A DANNO DI GAETANO CAPUTI, CAPO DI GABINETTO DELLA MELONI, NON SAREBBE MAI DOVUTO FINIRE NEL FASCICOLO D'INDAGINE (NATO PROPRIO DA UNA DENUNCIA DI CAPUTI) - LA DUCETTA, DAL BAHREIN, HA URLATO CONTRO I SUOI E CONTRO L'AISI - E IL QUOTIDIANO DI FITTIPALDI CI METTE IL CARICO SCODELLANDO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO, DOVE SI AMMETTE CHE PALAZZO CHIGI SPIAVA…PALAZZO CHIGI! – L’AISI RISPONDE CHE, AD ATTIVARE L'INDAGINE, È STATO GIUSEPPE DEL DEO, ALLORA VICE DELL’AISI (ORA NUMERO DUE DEL DIS), SU DISPOSIZIONE DELL'EX DIRETTORE DELL'AGENZIA INTERNA, MARIO PARENTE. DOMANDA: PARENTE DA CHI HA RICEVUTO TALE RICHIESTA? 

francesco saverio marini sabino cassese giorgia meloni premierato

DAGOREPORT – IL PREMIERATO? ANNACQUATO! DOMANI GIORGIA MELONI RIUNIRÀ I SUOI COSTITUZIONALISTI PREFERITI (MARINI E CASSESE) PER METTERE NERO SU BIANCO L’IPOTESI DI UN PREMIERATO “DI FATTO”. UNA RIUNIONE PRELIMINARE A CUI SEGUIRÀ UN INCONTRO CON I VERTICI DEL PARTITO PER TIRARE LE SOMME E VARARE LA NUOVA STRATEGIA: LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA, PER FARE LA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME” BASTA CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE – TROVATA LA QUADRA PER LA CONSULTA: MARINI IN QUOTA FDI, LUCIANI PER IL PD E…

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…