RUFUS IN FABULA – I PAPABOYS CONTRO LA RAI, NON VOGLIONO SUL PALCO DI SANREMO IL CANTANTE GAY CHE IN UN SUO BRANO ANNUNCIA L’AVVENTO DI UN MESSIA OMO ‘RINATO DA UN PORNO ANNI ‘70’: ‘È BLASFEMO, NON CANTI’

Andrea Laffranchi per ‘Il Corriere della Sera'

Sit-in e preghiere. Siamo a Sanremo ma più che la santità è la polemica a tenere banco. Rufus Wainwright sarà ospite mercoledì del festival. E fino a qui andrebbe bene. Però il cantautore canadese è apertamente gay. E così qualcuno inizia a mostrare ostilità. Ad agitare gli animi è poi un suo brano in particolare: titolo «Gay Messiah», testo che annuncia il prossimo arrivo di un messia omosessuale «rinato da un porno anni 70». E continua poi: «Non sarò io, io sarò Rufus il battista/ Non sarò io, il battezzato nello sperma».

Testo forte, ma che sicuramente non finirà sul palco dell'Ariston. «Gay Messiah» è un pezzo minore della discografia di Wainwright, risale a «Want Two», album del 2004, e non è nemmeno stato incluso nella sua doppia raccolta «Vibrate» in uscita in questi giorni. Impensabile immaginare che possa infilarlo nella scaletta della sua esibizione sanremese.

A far scattare la protesta sono stati i Papaboys, che hanno organizzato per oggi alle 13 un picchetto-preghiera davanti alla sede Rai di Viale Mazzini a Roma «per chiedere l'intervento o le dimissioni dei vertici Rai, in primis della presidente Tarantola (che si dichiara cattolica, ma permette che si trasmetta dalla tv pubblica blasfemia) e del direttore Gubitosi».

L'associazione paventa addirittura conseguenze legali: «Il repertorio dell'artista entra nel reato di offese ad una confessione religiosa mediante il vilipendio, previsto e punito dall'articolo 403 del Codice penale». E pubblicano una sua foto che lo ritrae in alcuni concerti durante la rappresentazione di una crocifissione. Più o meno come faceva Madonna, insomma.

Wainwright, cantautore dalla penna dolce e raffinata, capace di mischiare pop e suggestioni che arrivano dal mondo dell'opera, non ha mai nascosto la sua omosessualità. Anzi, ne ha fatto spesso una bandiera, nelle interviste e anche nelle canzoni. Rufus si è sposato nel 2012 a New York con il compagno Jörn Weisbrodt e ha avuto una figlia da Viva Lorca, figlia di Leonard Cohen. Rassicura tutti il direttore di rete Giancarlo Leone: «Rai1 è Rai1. E non si smentirà», commenta il direttore di rete. Ma la polemica coinvolge altre associazioni.

Più prudente il commento dell'Aiart, associazione di telespettatori cattolici: «Le canzoni di Wainwright spesso hanno toni blasfemi, dunque sarebbe augurabile che, come invitato alla manifestazione canora, evitasse di toccare questi temi. Organizzatori avvisati, mezzi salvati. Spettacolo sì, ma non spettacolarizzazione a tutti i costi. Siamo fiduciosi che non ci siano spiacevoli scivoloni», dice il presidente Luca Borgomeo.

I Templari di San Bernardo, associazione laica, parlano invece di «totale mancanza di rispetto verso Cristo, verso i simboli religiosi e verso le persone che hanno fede», chiedono la sospensione del Festival e invitano gli aderenti a organizzare negli stessi giorni «celebrazioni penitenziali». C'è chi, come il Movimento politico cattolico Militia Christi, con spirito in stile Putin, definisce l'omosessualità «costume e mentalità contro natura».

Nel loro comunicato si parla di «sdegno che ha colpito migliaia di persone, come si vede dalle polemiche sui social network». Ma commenti e «mi piace» su Facebook si fermano a poche decine.

 

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