1. I ROMANI SONO PREGATI DI CREDERE A UNA NUOVA FAVOLA: IL SOTTO-MARINO RELOADED! 2. FINO A IERI IL PARTITO DI RENZAPOPPIN' NON SAPEVA NULLA DI QUELLO CHE SUCCEDEVA A ROMA. NON SAPEVA DEL TESSERAMENTO GONFIATO, NON SAPEVA DEI ROM PORTATI A VOTARE ALLE PRIMARIE, NON SAPEVA DELLE COOPERATIVE SOCIALI USATE COME SERBATOIO DI VOTI 3. FINO ALLA SCORSA SETTIMANA, IL PROBLEMA DEI DEMOCRATICI ERA COME SBARAZZARSI DEL SINDACO MARINO. CON LA SCUSA DELLA PANDA ROSSA BISOGNAVA AZZERARE LA GIUNTA 3. ADESSO, IMPROVVISAMENTE, FA MOLTO COMODO QUESTO SINDACO MARZIANO. IL PD GIOCA PROPRIO LA CARTA MARINO PER RIFARSI UNA VERGINITÀ. IL TRASFORMISMO DELL’OPERAZIONE MARINO DUE, DALL’AZZERAMENTO ALL’OPERAZIONE SALVEZZA, È SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI. TALE È L’ANSIA DI SALVARE IL CULO SULLE POLTRONE CHE DI QUESTO PASSO RICONOSCERANNO DEI MERITI AL SINDACO MARZIANO ANCHE NELLA LOTTA ALLA SPORCIZIA E AL TRAFFICO
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. IL MARZIANO TI DA’ UNA MANO
Il Pd non sapeva nulla di quello che succedeva a Roma. Non sapeva del tesseramento gonfiato, non sapeva dei rom portati a votare alle primarie, non sapeva delle cooperative sociali usate come serbatoio di voti. Adesso arriva il romano Matteo Orfini e, per ordine di Renzie, mette a posto tutto.
Fino alla scorsa settimana, il problema del partito in città era come sbarazzarsi del sindaco Marino. Con la scusa della Panda rossa bisognava azzerare la giunta, anche se c’è da giurarci che l’assessore alla casa Daniele Ozzimo, indagato in “Mafia capitale”, sarebbe rimasto al suo posto. Così come non era in discussione il futuro politico di un altro indagato come Mirko Coratti, che ora si è dovuto dimettere da presidente del consiglio comunale, e nessuno poteva certo fare battute sul responsabile della Trasparenza del Campidoglio, travolto anche lui dall’inchiesta.
SALVATORE BUZZI E GIULIANO POLETTI
Adesso, improvvisamente, fa molto comodo questo sindaco marziano. Il Pd spera che il prefetto Pecoraro non sciolga il Comune per mafia e gioca proprio la carta Marino per rifarsi una verginità. Lui dice che a questo punto ripulire l’amministrazione capitolina “è la sfida della vita”. Paradossalmente, il fatto di non essere un amministratore concreto diventa un punto di forza e ancora di salvezza per chi, invece, è stato anche troppo concreto. Per il Pd il trasformismo dell’operazione Marino Due, dall’azzeramento all’Operazione salvezza, è sotto gli occhi di tutti. Tale è l’ansia di salvare le poltrone che di questo passo riconosceranno dei meriti al sindaco anche nella lotta alla sporcizia e al traffico. I romani, nella testa del primo partito italiano e della città, sono incaricati di credere a questa nuova favola del Marino reloaded
la cena poletti alemanno casamonica buzzi
2. OPERAZIONE MONDO DI MERDA
Il Corriere illumina meglio le attività del Pd romano e scrive: “Primarie democratiche, l’ombra del clan. Si indaga sui rom al voto nel 2013. Il prefetto: a Marino serve la scorta. Zingaretti ferma gli appalti regionali” (p. 5). Intanto la prima a parlare è la ragioniera delle cooperative di Buzzi e Carminati: “Ti servono i contanti? Te li porto’. La segretaria svela il ‘libro nero’. Decine e decine di dazioni, che la banda usava per controllare il Campidoglio” (Corriere, p. 6).
L’operazione “Marino reloaded” è ben chiara su Repubblica: “Renzi blinda Marino: ‘Stop ai capicorrente’. Il Campidoglio e la giunta in bilico fino a una settimana fa ora diventano baluardo contro la politica romana infiltrata dalla criminalità. ‘Basta con i convegni nei centri congressi dove si spartiscono i posti, usciamo per strada’” (p. 10). Poi il quotidiano diretto da Ezio Mauro non può fare a meno di prendere in castagna il sindaco marziano che aveva detto di non avere mai avuto conversazioni con Buzzi: gli pubblica una foto in cui Marino discute con Buzzi, tratta dal sito della cooperativa (p. 10)
Si toglie qualche soddisfazione Francesco Storace, che sempre a Repubblica dice: “An nel Pdl per potere e affari, così ho divorziato da Alemanno. In Campidoglio c’era un’intesa consociativa. E alla fine l’inchiesta travolge tutti” (p. 11).
La Stampa titola in prima sul commissariamento: “Roma, ipotesi commissario. Il prefetto: stiamo valutando. Ma Alfano frena: ‘Non è una città marcia’”. Poi, dentro, un dispiacere ad Alè-danno: “Alemanno aiutato da amici mafiosi’. Dalle intercettazioni nuovi sospetti sull’ex sindaco. La segretaria di Buzzi confessa: preparavo le mazzette” (p. 2). Il Messaggero intervista il ministro degli Interni, che oltre a predicare prudenza sul commissariamento (“andiamoci con i piedi di piombo”) dice: “Non posso escludere che il racket dei centri di accoglienza si estenda anche in altre città” (p. 3). Il quotidiano romano intervista anche Orfini che la spara eroica: “Marino e Zingaretti argine alla delinquenza” (p. 5).
Il Foglio insiste sulla fragilità della connessione mafiosa parla lungamente con Alè-danno, che la fa propria: “Il fenomeno di corruzione è grave, se provato, ma non so se tutto questo giustifica il ricorso alla parola mafia” (p. I). Poi l’autodifesa: “Se io facessi davvero parte di un’organizzazione criminale, avrei preso i soldi attraverso bonifici bancari?”. Sul Giornale, focus sullo scandalo immigrati: “L’uomo di Veltroni si vantava: ‘Ho moltiplicato gli immigrati’. L’emergenza profughi? Merito di Odevaine: ‘Ne ho fatti arrivare 2.500 invece di 250’. Così Buzzi faceva affari d’oro” (p. 4).
3. PRESTO, LE RIFORME! (E POI VAI COL COLLE)
Corsa disperata contro il tempo per evitare che la legge elettorale venga fermata dalle votazioni per il Quirinale. Corriere: “Corsa di Renzi per l’Italicum. A rischio le ferie dei senatori. Il traguardo del 7 gennaio, Civati e Fassina potrebbero lasciare. Superato questo ostacolo secondo il premier alla Camera sarebbe in discesa. Per i due possibili fuoriusciti l’approdo finale sarebbe Sel (a fine gennaio)” (p. 10). Repubblica mette grande enfasi su una mezza notizia: “Colle, il metodo Renzi per il dopo Napolitano. L’identikit del presidente scelto dall’assemblea Pd. Nei palazzi della politica molti collocano la fine del mandato tra il 22 gennaio e il 2 febbraio” (p. 14).
4. ORFANI DEL NAZARENO?
In attesa di capire se Renzie rispetta ancora il Patto del Nazareno, il Cavaliere prova a serrare i ranghi. “Berlusconi e la tattica sul Colle. Vede Fitto, ma l’intesa non c’è. L’ex governatore potrebbe ancora fare mosse autonome. Il Cavaliere non vuole una nuova spaccatura “altrimenti nel partito restiamo io e Verdini” (Corriere, p. 12). Repubblica: “Berlusconi-Fitto, sull’Italicum non c’è disgelo. L’eurodeputato alla carica sulle primarie, scettico l’ex Cavaliere” (p. 15). Stampa: “I pranzi per ricompattare il partito. Berlusconi prova a contenere Fitto. Ieri lungo incontro, ne seguiranno altri, ma le divergenze restano. Forza Italia unita serve a contare per l’elezione al Colle” (p. 8). Sul Giornale di Arcore l’ultimatum a Matteuccio: “Berlusconi avvisa il premier. ‘Il patto vale anche sul Colle’. Il Cav in campo: “Il voto per il Quirinale agganciato alle riforme” (p. 12).
5. UN, DUE, TRE, GRILLINO!
raffaele fitto silvio berlusconi
E’ sempre spettacolo assicurato in casa grillina, specie quando gioca il para-guru Casaleggio. “Casaleggio: fuori tutti i dissidenti. Il guru incontra il Direttorio a Montecitorio e annuncia la linea dura: ‘Vanno isolati nel territorio’. L’ala critica diserta l’assemblea con i cinque capi scelti da Grillo e punta sul raduno di Pizzarotti. Fico: noi non andremo a Parma, la nostra visita si presterebbe a strumentalizzazioni” (Repubblica, p. 17). Quadro diverso sulla Stampa: “Casaleggio incontra i 5 del ‘direttorio’. Basta espulsioni. Nel M5S vince la linea di Di Maio: chi vuole se ne vada. Partito più concreto e assemblee locali. E si torna in tv” (p. 8).
Fiuta aria di nuove spaccature il Messaggero: “M5S, prove di scissione alle Camere. I dissidenti disertano la prima assemblea del direttorio: 17 frondisti a Montecitorio, al Senato gruppo con i fuoriusciti” (p. 13).
6. IL BAZOOKA DI DRAGHI NON SPARA ANCORA
Mario Draghi sempre più esplicito sulle politiche espansive della Bce, ma i mercati non hanno apprezzato il rinvio delle decisioni al prossimo anno. Corriere: “La crescita è troppo debole’. La Bce: misure straordinarie. Frena l’economia nell’Eurozona. Tagliate le stime sul Pil a +0,8% nel 2014. Per il 2015 le previsioni giù all’1%. I mercati prima sbandano (Milano la peggiore, -2,77%), poi il recupero con Wall Street” (p. 2). Poi, sulle divisioni nella Bce, ecco la situazione: “Il consiglio diviso non frena Draghi. Sei governatori contrari, ma dal 2015 dovrebbero partire gli acquisti di titoli di Stato. Così l’intesa sulle azioni non convenzionali. Titoli privati, operazioni per 70 miliardi l’anno” (p. 3).
Repubblica la mette più dura: “E’ scontro, filotedeschi contro gli acquisti, ma Draghi da gennaio andrà avanti. Durissima discussione al vertice della Banca centrale: una minoranza di 6-7 governatori guidati da Weidmann si ribella alla linea del presidente, ma lui non si ferma. La stampa tedesca moltiplica gli attacchi alla sua gestione” (pp. 2-3). Per la stampa italica, Draghi è sempre un eroe.
7. TOGHE ECCELLENTI
Non si sblocca la partita per la nomina del nuovo procuratore capo di Palermo, partita nella quale gioca un ruolo fondamentale anche il tentativo di normalizzare una Procura che ha prodotto un processo “eversivo” come quello sulla Trattativa Stato-mafia. Repubblica: “Procura di Palermo, Csm diviso. Tre nomi per il dopo Messineo. Proposti Lari, Lo Voi e Lo Forte. Il vice Legnini tenta una mediazione per sbloccare l’impasse” (p. 16). Lo Voi sarebbe il nome più di rottura.
8. FREE MARCHETT
MONSIGNOR VALLEJO DA' LA COMUNIONE A BRUNO VESPA
“Raccontami’, e Vespa fece il vino. Il giornalista: il prezzo è nazional-popolare. Devo farmi perdonare di essere famoso”. Il Corriere (p. 39) spende una pagina per pubblicizzare il vino di Bruno Vespa, giusto per aiutarlo a farsi perdonare di essere famoso. Particolari poetici come questo: “Un fremito risveglia il ristorante all’arrivo di Vespa”.