arbore e dago

UNO, DIECI, MILLE RENZO ARBORE: “ROBERTO D’AGOSTINO ERA UNO DEI RAGAZZI DI BANDIERA GIALLA. INFORMATISSIMO, ANDAVA NEI NIGHT A PESCARE MODE E TENDENZE. AVEVA CURIOSITÀ PER LE COSE CHE BISOGNAVA SAPERE, COME DIMOSTRA IL SUCCESSO DI DAGOSPIA. ‘DAGO IN THE SKY’ È IL PROGRAMMA PIÙ D' AVANGUARDIA DELLA TV ITALIANA - PIER LUIGI CELLI? IL PEGGIOR DIRETTORE GENERALE CHE LA RAI ABBIA AVUTO…IL PIÙ GRANDE DI TUTTI? LOUIS ARMSTRONG E TRA GLI ITALIANI JANNACCI”

Maurizio Caverzan per “la Verità”

 

renzo arbore

«Vuole prima vedere la casa o fare l' intervista?». «Assolutamente prima la casa». Renzo Arbore abita in un attico a un quarto d'ora di taxi da Viale Mazzini, ma Guarda stupisci (modesta e scombiccherata lezione sulla canzone umoristica napoletana), il programma dei record di Rai 2, va in onda dal Centro di produzione di Napoli. Anzi, esattamente da un' aula universitaria idealmente intitolata a Totò. Ma di questo parleremo tra poco. La casa, dunque. Inesauribile museo del kitsch e dell' effimero.

 

Alberi di Natale stracarichi di addobbi, carillon, luminarie, statuette sue con e senza clarinetto, radio d' epoca di tutte le fogge, targhe di Copacabana intestate a lui, presepi, un suo ritratto-installazione luminosa di Marco Lodola, orologi con pappagallini che ti fanno il verso, gazebi, bar tropicali, la bambolina della dea Yemanja di Bahia, ninnoli incomprensibili, statuine di jazzisti, di pin up, una finta finestra davanti al golfo di Napoli, il papiro della laurea honoris causa post mortem a Totò («nella lectio magistralis lo dipinsi come il Grande consolatore del dopoguerra»).

RENZO ARBORE ISABELLA ROSSELLINI

 

Mentre al telefono amici, colleghi, dirigenti Rai applaudono al boom di ascolti della sera prima (14,5% di share, la media di Rai 2 è del 6%), la visita prosegue al piano superiore, «che io chiamo pomposamente gli studios, perché qui abbiamo registrato sketch, programmi e programmini».

 

Ecco il divano rosso, poi adottato da Parla con me, realizzato da Alida Cappellini e Giovanni Licheri, scenografi e designer dei programmi tv e dell' abitazione arboriana. La collezione di vinili e di cd, una libreria, scrivanie, pianoforti, cuscini commemorativi dei film, Stanlio e Ollio in porcellana, strumenti vari, armadi stipati con i gilet di Quelli della notte e la divisa da ammiraglio di Indietro tutta!, la stanza delle madonne dipinte, scolpite o in plastica.

 

«Mancano parecchie cose che ho usato per la mostra di due anni fa al Testaccio», si duole Arbore. «La collezione di juke box, flipper e pianoforti antichi invece è in un' altra casa, dove mio nipote ha allestito uno studio discografico. Lo so, la fantasia può diventare patologica. Ma quando vedo qualcosa che mi attira mi dico che non posso non averlo».

RENZO ARBORE ISABELLA ROSSELLINI E MICHAEL PERGOLANI

 

È più kitsch casa sua o quella di Roberto D' Agostino?

«Roberto è un grandissimo rivale. Però lui possiede opere d' arte, io ho tante stronzate».

 

Cos'è questa smania di accumulo?

«Malgrado sia nato in una famiglia benestante, mio padre ci educava all'austerità e io non possedevo giocattoli. Ora, da adulto, me li posso comprare. Questo è il mio giocattolume, un regno di gioco e affetti. Camuffo questi acquisti inconsulti con il fatto che non ho vizi costosi, gioco, alcol, donne».

 

Da qui non si può non avere una visione scanzonata della vita?

renzo arbore roberto d agostino ai caraibi

«La più grande soddisfazione me la diede Vittorio Gassman quando un giorno venne a trovarmi: "Se dovesse tornarmi la depressione", disse, "devi promettermi che mi ospiterai perché in questa casa non si può essere depressi". Sono nato con la positività di mio padre che, da dentista, curava il sorriso dei pazienti raccontando le barzellette: quando si aprivano alla risata gli staccava il dente. I medici che stanno in mezzo ai dolori della gente amano l' allegria».

 

Perché, con tutti quelli che ci sono stati, ha pensato di dedicare un programma alla canzone napoletana?

«I compositori napoletani da metà Ottocento fino a Pino Daniele hanno scritto pagine sublimi, imparagonabili per melodiosità e per poeticità dei testi a qualsiasi altra produzione musicale, non solo italiana».

 

Addirittura?

mara venier renzo arbore

«Certamente. Bisogna adoperarsi perché l'Unesco la elegga patrimonio dell' umanità. Se ne conoscono una trentina sono centinaia. S'incazzeranno certi sedicenti storici, ma sono canzoni scritte da poeti, avvocati, professori. Tutte persone di estrazione borghese, salvo qualche rara eccezione, come Salvatore Gambardella che era calzolaio. Poi fu interpretata da intellettuali finissimi: Nino Taranto, Roberto Murolo, Renato Carosone. Oggi è apprezzata dai musicofili di tutto il mondo. Riccardo Muti si toglie il cappello davanti a Marechiare. Molti dei nostri intellettuali invece l'hanno snobbata per motivi ideologici».

 

Perché la consideravano troppo popolare?

renzo arbore

«Il fatto è che molti critici di cultura veterocomunista disprezzavano queste canzoni che erano farina della borghesia. Autori come Ernesto Murolo, il padre di Roberto, Libero Bovio, Edoardo Nicolardi, E. A. Mario, pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta, che ha scritto anche La canzone del Piave oltre a Tammurriata nera e tante altre. Per questo motivo, quei critici ritenevano che queste canzoni che gli americani chiamerebbero evergreen, fossero da punire. Calò un silenzio tombale».

 

Lei ne è diventato ambasciatore anche all'estero.

«Da 27 anni mantengo questa casa con i proventi dei 1.500 concerti tenuti con L'Orchestra italiana in tutto il mondo. Per sdoganare 'O sole mio ci è voluta una pazienza straordinaria. Ora è più popolare di Summertime di George Gershwin e di Let it be dei Beatles. Con Ray Charles ne abbiamo fatto una versione meravigliosa».

 

simona marchini marisa laurito silvia annichiarico e renzo arbore

Ha definito Guarda stupisci un programma antico perché dall' antico si può trarre qualcosa di buono mentre dal vecchio no?

«È così. Io vengo dal jazz e bisogna sapere che persino il rap di oggi deriva dal blues. Se non conosci l'antico e non mastichi il blues, non puoi fare bene il rock e nemmeno il rap.

È una regola».

 

Con lei, Nino Frassica e Andrea Delogu ci sono i giovani: un programma intergenerazionale?

«Io e Ugo Porcelli ci siamo chiesti: possibile che i ragazzi di oggi che sono sempre connessi con il cellulare non sappiano chi è Alberto Sordi? Non dico Aldo Fabrizi... Non hanno visto i capolavori del nostro cinema, la tv artistica - io la definisco così - degli anni Sessanta e Settanta. Quella di Antonello Falqui e di Enzo Trapani, poi Massimo Troisi e il trio Lopez, Solenghi e Marchesini. Era una tv piena di sketch indimenticabili, scritti da autori che emulavano la fantasia dei grandi sceneggiatori del cinema, Age e Scarpelli, Rodolfo Sonego, Sergio Donati».

valentina amurri e renzo arbore

 

Avrete fatto una selezione mirata dei ragazzi, perché in gran parte oggi si accalcano nelle discoteche di Sfera Ebbasta

«Come primo e vecchio dj ho sempre distinto due pubblici: quello di Lucio Battisti e quello di Pupo, lo dico con grande simpatia... Alla mia età mi spiace constatare che in maggioranza i giovani sono interessati al gossip, alla volgarità, alla battuta corriva».

 

Apposta parla di educational show: c' è spazio per educare al bello?

«Naturalmente educational show è una provocazione. Questo programma è nato all'università Federico II, quando ho mostrato agli studenti brani dell' Altra domenica e fatto ascoltare Bandiera gialla e vedevo che questi ragazzi scoprivano mondi ignoti».

 

Cosa può dare la canzone napoletana al tempo degli haters?

renzo arbore nino frassica

«Agli haters dobbiamo opporre la cultura del sorriso, l'umorismo della nostra musica, la goliardia sapiente. La canzone napoletana dev'essere insegnata nei conservatori perché ha la stessa nobiltà del melodramma. Ma qui serve anche l'impegno della politica. Esportiamo nel mondo la moda, la Ferrari, la gastronomia, il design, l'unica cosa che non esportiamo è la canzone di qualità che può diffondere anche la nostra splendida lingua. Il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, dovrebbe farci un pensiero».

 

Lei è foggiano, ma canta Napoli, Modugno è barese, ma lo si considera siciliano. È un destino dei pugliesi?

andrea delogu renzo arbore nino frassica

«La tradizione napoletana è più forte. La mia famiglia benestante svernava a Napoli dopo il raccolto del Tavoliere perché il clima è più dolce. Mio padre si è laureato e ha iniziato a fare il dentista a Napoli. Mia madre è una Cafiero di origini napoletane. Così, io mi sono iscritto all'università di Napoli. Studiavo giurisprudenza e suonavo con gli americani, Murolo e Sergio Bruni fino a notte fonda».

 

Fabio Fazio l'ha chiamato padre della televisione italiana.

«Più che padre, considerata l'età, sono il nonno. La nonnità deriva da quello che ho fatto: tre format radiofonici come Bandiera gialla, Per voi giovani e Alto gradimento e 16 televisivi, da L'altra domenica a Speciale per voi, da Meno siamo meglio stiamo a Cari amici vicini e lontani che ha celebrato la radio in tv».

andrea delogu renzo arbore nino frassica copia

 

Quindi il monumento le è piaciuto?

«Il monumento ci può stare perché sulla Verità tale Celli Pier Luigi, il peggior direttore generale che la Rai abbia avuto, ha sparlato di me. L'unico fallimento della mia carriera è stata la direzione artistica di Rai International, un'idea straordinaria guidata dall'ottimo Roberto Morrione, che quel signore è riuscito inopinatamente a far chiudere non rinnovandoci il contratto e dandomi del venale. Un'accusa che ritengo la più lontana e infamante della mia personalità. Per questo abbiamo creato l'associazione Roberto Morrione e oggi tutti rimpiangono quella stagione come la migliore di Rai International».

 

renzo arbore ricorda toto

Un mio ex compagno di scuola mi ha ricordato che alla fine delle lezioni andavamo a casa mia ad ascoltare Alto gradimento

«Nella storia della radio, Alto gradimento è stata la seconda trasmissione più seguita dopo I quattro moschettieri. La terza è stata Viva Radio 2 di Fiorello».

 

Che lei considera un suo erede, più di Fazio, Piero Chiambretti e Giorgio Faletti?

«Lo considero un po' un figlioccio. Lui stesso lo dice, ricordando quando parodiava le mie canzoni nei villaggi turistici. Anche Chiambretti ha preso qualcosa. Faletti no, ha una storia autonoma, era un talento eclettico, faceva Vito Catozzo, ha scritto la meravigliosa Minchia, signor tenente, grandi thriller».

 

renzo arbore prima del concerto (2)

Breve lista dei talenti scoperti con Gianni Boncompagni: Roberto Benigni, Andy Luotto, Luciano De Crescenzo, Riccardo Pazzaglia, Simona Marchini, Massimo Catalano, Marisa Laurito, Francesco Paolantoni, Maria Grazia Cucinotta, Mario Marenco, Giorgio Bracardi, Maurizio Ferrini, Ilaria D' Amico, Roberto D' Agostino...

«Ilaria D'Amico la avvicinai per strada proponendole un provino proprio per Rai International. Pensai subito che potesse sfondare. Facemmo La giostra del goal, trasmettendo le partite in diretta fuori dall' Italia. Lei conduceva e divenne esperta di calcio».

 

De Crescenzo?

«Rappresenta la Napoli aristocratica di Raffaele La Capria. Un ingegnere elettronico, il primo a usare il computer in Italia. Lo conobbi perché avevamo la stessa fidanzata a nostra insaputa. Lei mi diceva: "Sono amica di De Crescenzo", e a lui: "Sono amica di Arbore". Quando c' incontrammo tutti e tre capimmo che non era amicizia».

renzo arbore in concerto con l orchestra italiana (6)

 

Troisi?

«Paladino di una Napoli di grande tradizione. Un erede di Eduardo e un grande amico».

 

Benigni?

«Un folletto intelligentissimo che dimostra come ci si può fare da sé. Anche Mariangela Melato e Gabriella Ferri si sono fatte da sé. Persone di estrazione proletaria che si sono acculturate lasciando il segno nella cultura italiana».

 

Dimentico qualcuno?

«Il Mago Forest era il maghetto di Indietro tutta. Poi le sorelle Bandiera, il primo trio di comici en travesti ma di grande eleganza. Il più forte di tutti però era Mario Marenco: una vena umoristica così surreale e moderna io e Gianni non l'abbiamo mai più trovata».

 

Che fine ha fatto Gegé Telesforo?

renzo arbore in concerto con l orchestra italiana (3)

«È uno dei migliori cantanti jazz europei. Fa un piccolo programma su Rai 5, la grande televisione non segue il jazz».

 

D'Agostino come lo trovò?

«Era uno dei ragazzi di Bandiera gialla. Informatissimo, andava nei night a pescare mode e tendenze. Aveva curiosità per le cose che bisognava sapere, come dimostra il successo di Dagospia. Dago in the Sky è il programma più d' avanguardia della televisione italiana».

 

Il suo partner ufficiale è lo straordinario Nino Frassica: rischia forse d' inflazionarsi?

«Qualche volta glielo dico anch' io».

renzo arbore in concerto (1)

 

Pazzaglia?

«Un intellettuale borbonico, autore delle più belle canzoni di Domenico Modugno.

Un mio compagno d' armi con il quale abbiamo fatto Cari amici vicini e lontani sui 60 anni della radio. Pensando a lui mi riprometto di campare fino al 2024 per festeggiare il secolo della radio».

 

Che l'ha svezzato.

«Eravamo la generazione beat, quella apprezzata da Edmondo Berselli, protagonista della vera rivoluzione prima del Sessantotto. Con Bandiera gialla e Per voi giovani si scoprirono i giovani. Fino al 1964 si parlava solo di ragazzi, le riviste erano L'Intrepido, Il Monello, Il Corriere dei ragazzi. Poi nacquero Big, Giovani e Ciao 2001. C'erano Barbara Palombelli, Dario Salvatori, Renato Zero, Loredana Bertè, Clemente Mimun. Avevamo rubato l'etichetta beat a Jack Kerouac e Lawrence Ferlinghetti. Creammo i cappelloni, i chitarroni, un modo di ballare, c'era Patty Pravo. Pochi giorni fa ho rivisto Shel Shapiro e Maurizio Vandelli...».

renzo arbore e l orchestra italiana in concerto al parco della musica (7)

 

Poi arrivò la contestazione e in quell'atmosfera cupa sceglieste come sigla Rock around the clock che aveva l'argento vivo...

«Fu voluto, ovviamente. Il nostro successo venne dal fatto che facevamo divertire in un momento in cui il sorriso era criminalizzato. I contestatori dicevano: "Una risata vi seppellirà". Sono rimasti sotto loro. Da filoamericano non potevo simpatizzare per i maoisti cinesi o i comunisti filosovietici perché i miei amici jazzisti erano già stati in Russia e mi raccontavano la tristezza di là».

 

Mai litigato con Boncompagni?

«Mai. Eravamo diversi, ma ben assortiti».

LUCIANO DE CRESCENZO E RENZO ARBORE

 

Lui era cinico?

«Ma molto intelligente e intraprendente, mentre io ero timidissimo. Mi ha tirato fuori da quel guscio di timidezza».

 

Era nichilista?

«Era comunista. Lo erano tutti tranne il sottoscritto e il mio amico Gerardo Gargiulo, gli unici liberali. Indossavamo i jeans che si compravano ai mercati americani. Poi suonavo all'Uso (United States organizations) un club che assisteva i militari americani. Per Tu vuo' fa' l'americano Carosone s' ispirò a noi».

 

Le registrazioni di Alto gradimento sono state ritrovate?

gigi proietti renzo arbore

«Una parte le ha Radio Rai, qualcuna qualche appassionato. Faccio un appello ai collezionisti che ne possedessero delle registrazioni di scrivere al suo giornale, così potremmo recuperare una pagina importante della storia della radio».

 

Perché il jazz e la canzone napoletana?

«Quand' ero bambino a Foggia di sera gli americani suonavano Glenn Miller al Circolo ufficiali di fronte casa. Invece di giorno, mentre ricostruivano le case bombardate, i muratori cantavano le canzoni napoletane».

 

Cosa guarda in televisione?

«I talk show. Lo faccio per esaudire il pasqualismo di Totò. Un energumeno lo riempiva di ceffoni "Pasquale beccati questo; e quest' altro", per vedere fino a che punto resisteva. Lui non reagiva: "Mica sono Pasquale". Guardo i talk show per vedere fin dove vogliono arrivare i politici. I talk show sono televisione per eccellenza. E poi in me c' è una passione politica nascosta».

renzo arbore e dago

 

Possiamo circostanziare?

«Anche in questo sono filo americano. In camera da letto ho il busto di Abramo Lincoln e ho apprezzato John Fitzgerald Kennedy. Ho cercato il più americano dei partiti italiani senza riuscire mai a trovarlo».

 

Quindi non vota?

«Votavo per quelli che mi sembravano più vicini, poi ho abbandonato. Cerco il partito dell'affidabilità, quello che ti vende l' auto usata giusta. In America l'affidabilità è tutto, i politici che non tradiscono le promesse fatte agli elettori. Altro che Bill Clinton. Da giovane leggevo tutti i giornali di partito da La Discussione a La Voce repubblicana fino a Rinascita».

 

È rassegnato?

«Ho poca fiducia. Esportiamo il made in Italy, ma la politica e la questione sociale no perché sono il vero tallone d'Achille».

RENZO ARBORE E ANDY LUOTTO

 

Il cambiamento delle ultime elezioni?

«Sto a guardare, ma fatico a vedere personalità che possano avvicinarsi al mio punto di vista da artista. Poi sono lincolniano... Mi piacerebbe trovare qualcuno che dice qualcosa che va contro i suoi interessi».

 

In un'isola deserta con soli tre dischi.

«West and blues di Louis Armstrong, Era de maggio di Roberto Murolo, Titanic di Francesco De Gregori».

 

Chi sono i maestri del venerato maestro Renzo Arbore?

«Armstrong, Totò, Murolo, Ray Charles, Riccardo Pazzaglia, Charlie Parker, Federico Fellini».

dischi di renzo arbore

 

Il più grande di tutti?

«Louis Armstrong, che ha inventato la musica del nostro tempo».

 

Tra gli italiani?

«Enzo Jannacci per la fantasia straordinaria. Ha scritto Vincenzina e la fabbrica, Vengo anch' io! No, tu no, Faceva il palo».

 

Cosa farà a Natale?

«Me lo godo con la famiglia. Anche se non c'è più Mariangela... Con lei sono diventato credente».

 

Cosa intende dire?

copertine su renzo arbore

«Che spero e credo che lei ci sia ancora. Quando si pensa alle persone care è importante credere in un' altra vita. Questo grandissimo dolore mi ha avvicinato a un sentimento religioso. La lotta che ha condotto contro quella malattia ingiusta tutte le malattie lo sono. Ma io voglio sperare. Ecco: sono uno sperante».

MAURIZIO FERRINI E RENZO ARBORENINO FRASSICA E RENZO ARBORErenzo arbore1985, quelli della notte roberto d'agostino e renzo arbore 1985

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…