L’AMORE E’ ETERNO FINCHÉ DURA - REFERENDUM, FILM E LITI IN TV: 40 ANNI DI DIVORZIO ALL’ITALIANA - QUANDO NINO MANFREDI DICEVA: “SONO PER L’INDISSOLUBILITÀ DEL MATRIMONIO RIUSCITO E NON DEL MATRIMONIO FALLITO”
Mattia Feltri per “la Stampa”
Se Emma Bovary avesse divorziato avremmo un capolavoro in meno, ma non è merito dell’indissolubilità del matrimonio: Tony Buddenbrook divorzia due volte, e i suoi fallimenti del capolavoro ne sono parte. Il discorso è franato subito perché il capolavoro autentico è la ripetizione eterna dello schema, e infatti il divorzio breve per Maurizio Gasparri è il «divorzio spray che nebulizza il matrimonio», o lo riduce a «bene di consumo», come è stato detto in rima baciata con il turgore oratorio di Amintore Fanfani, quarant’anni fa.
Si avvicinava il referendum per l’abrogazione della legge del socialista Loris Fortuna e del liberale Antonio Baslini con cui nel 1970 si era legalizzato il divorzio. Con un tempismo tutto italiano, visto che il primo divorzio di cui si ha notizia compare nella Genesi: Abramo caccia la schiava Agar che gli aveva dato il figlio Ismaele quando scopre che Sara è fertile, e gli darà Isacco.
Motivazione un po’ fragile, e forse a essa si ispirò qualche millennio più tardi Fanfani dal palco di piazza del Popolo pronosticando la «rovina» e la «distruzione totale». Anche se di divorzio nel parlamento italiano si parlava dal 1902 per il disegno di legge del ministro della Giustizia, Francesco Cocco Ortu, e nello stesso anno Grazia Deledda aveva scandagliato le complesse e imprevedibili implicazioni dell’atto in Dopo il divorzio.
Le immagini del 1974 sono stupefacenti: ministri del culto cattolico si offrivano in tv per imputare agli abortisti «un attentato contro Dio e contro il Paese». Era dura intendersi, visto che Marco Pannella andava alla tribuna elettorale a parlare di «divorzio, aborto, sessualità nuova, eterosessualità, omosessualità, eiaculazione precoce...» e gli altri ospiti cascavano paonazzi dalle poltrone.
marcellomastroianni stefaniasandrelli divorzio allitaliana pietrogermi
Sul Corriere della Sera, Pier Paolo Pasolini scriveva di Pannella e dei radicali e della loro «azione di portata storica e decisiva» che coincideva con «il loro essere scandalo». Eppoi scandalo soltanto in un certo senso perché quello era un Paese che andava al cinema a vedere Divorzio all’Italiana (1961), e questo lo sanno tutti, ma c’era anche il siciliano Franco Franchi che nel 1970 era arrivato secondo al Festival della canzone napoletana con ’O Divorzio («Te voglio divorzia’ / te voglio divorzia’ / pecché aggia a campa’...»).
E questo lo si ricorda meno. Mina nel ’66 cantava «addio my darling / goodbye my love», Vittorio Gassman in Divorzio lasciava la moglie per riscoprirsi giovane e sciupafemmine e finiva malissimo, esattamente come ad Alberto Sordi che in Scusi, lei è favorevole o contrario? rifiutava il divorzio per fede e saltellava da un’amante all’altra.
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La dialettica è complicata perché la tesi è quella di Kramer contro Kramer, film del 1979 con Dustin Hoffman e Meryl Streep sulle disastrose conseguenze del divorzio, comunque meno disastrose delle conseguenze del matrimonio nella Guerra dei Roses, film di dieci anni più tardi con Michael Douglas e Kathleen Turner (e questa è l’antitesi). E tornando al 1974, all’esito del referendum ci fu uno scambio di cannonate sull’Europeo fra Oriana Fallaci
(«Sono orgogliosa di essere italiana... Erano trent’anni che non piangevo di gioia... Da quanti anni non correvo in motocicletta col vento che gela il naso e gli orecchi?») e padre David Maria Turoldo («Noi scendiamo in lotta, col rischio di travolgere quel poco o tanto di sano che è sopravvissuto al nazismo e al fascismo...»).
anna bufacchi la signora dei bagni del gilda con nino manfredi
Oggi che il divorzio è consuetudine i toni sono più sfumati o forse più sofisticati. Su internet si trovano documentari strazianti e un po’ ricattatori di figli di divorziati, hanno titoli come Figli del divorzio o I bambini scrivono, e si intendono lettere ai genitori gonfie di rabbia e dolore. Impossibile non commuoversi ma è un peccato non provare la commozione bipartisan in mancanza o carenza di documentari sui figli di genitori sposati che litigano o si menano ogni giorno.
Alla fine aveva ragione Nino Manfredi, non sarebbe stata la fine del mondo: girava uno spot a favore del divorzio (sempre 1974) mentre si fumava una sigaretta e diceva: «Sono per l’indissolubilità del matrimonio riuscito e non del matrimonio fallito». Non era altro che la saggezza dell’antica Roma, per cui il delitto non era il divorzio ma, in assenza o consunzione di affectio maritalis, la perseveranza nel matrimonio.
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