MA COME SI FA A DIRE UNA SCEMENZA DEL GENERE? DOPO TRE MESI DI POLEMICHE, MÜLLER È STATO FINALMENTE INCORONATO DIRETTORE DEL FESTIVAL DI ROMA E IL PRODUTTORE PIETRO VALSECCHI, QUELLO DEI “SOLITI IDIOTI”, SI INVENTA UN PARAGONE CON L’ATROCE PAGINA DI TIEN AN MEN. TESTUALE: “MÜLLER HA RESISTITO E VINTO COME L’OMINO DI PIAZZA TIEN AN MEN CONTRO I CARRI ARMATI” - BUON GUSTO A PARTE, MULLER HA AVUTO I BLINDATI DALLA SUA PARTE: ALEMANNO E POLVERINI, IL PRESIDENTE DELL’ANICA TOZZI E IL PRESIDENTE DELLA BNL LUIGI ABETE…

Michele Anselmi per "il Secolo XIX"

Ma come si fa a dire una scemenza del genere? Dopo tre mesi di tira e molla, tra interviste incaute, strappi istituzionali e verbali nascosti, il 59enne Marco Müller è stato finalmente incoronato direttore artistico del Festival di Roma grazie a una maggioranza costruita su misura; e il produttore Pietro Valsecchi, quello dei "Soliti idioti" e di Checco Zalone, si inventa un paragone con l'atroce pagina di Tien An Men. Testuale: «Müller ha resistito e vinto come l'omino di piazza Tien An Men contro i carri armati».

Buon gusto a parte, il direttore sinologo, semmai, ha avuto i blindati dalla sua parte, visto che sin dall'inizio il sindaco Alemanno e la governatrice Polverini, il presidente dell'Anica Riccardo Tozzi e il presidente della Bnl Luigi Abete, sponsor principale, si sono spesi all'unisono affinché l'ex timoniere della Mostra veneziana arrivasse in cavallo bianco.

Parole in libertà. Del resto se ne sono sentite tante. Che «l'elvetico romano» Müller sia un tenace costruttore di festival è fuori discussione; che abbia buoni rapporti col mondo internazionale del cinema pure. Ma il suo approdo all'Auditorium romano non è stata una bella pagina di cinema. Il centrodestra è intervenuto con la delicatezza di un maglio, e non rallegra che succedesse più o meno così anche con il centrosinistra.
Pensate.

Hanno dovuto far dimettere anzitempo il presidente Gian Luigi Rondi e piazzare al suo posto l'ex capo dell'Anica Paolo Ferrari, «un illuminato sabaudo romanizzato» per dirla con Müller, in modo di far passare la nomina. Peraltro di stretta misura. Nel rapido e indolore cda di ieri mattina, infatti, il neo-direttore ha ricevuto solo tre voti a favore: Regione, Comune e presidente. Provincia e Camera di commercio hanno votato contro, Fondazione musica per Roma s'è astenuta, altrimenti non se ne usciva.

Naturalmente, una volta intascata il sospirato sì, Müller ha invitato a tutti a rimboccarsi le maniche, ad archiviare le polemiche. Ma non sarà facile per lui, ormai così "targato" politicamente, ricostruire un rapporto decente col mondo degli autori. Müllereggiando un po', ha subito mischiato cinefilia e diplomazia. «Ricordate come doveva chiamarsi in origine "La dolce vita" di Fellini? "La bella confusione".

Ecco usciamo da tre mesi di "bella confusione", che può apparirci come la forma del nostro tempo. Se viviamo, dunque, in un'epoca di disarmonia prestabilita, questo può essere interpretato anche come un segnale. Perché testimonia il desiderio di rimescolare le carte per ricominciare la partita, il desiderio di rinnovamento delle storie e delle forme che non possiamo non avvertire».

Disarmonia prestabilita? Fino all'altro ieri Müller sosteneva che la kermesse capitolina era fatta con gli scarti veneziani; ora invece, ripudiato al Lido per nota incompatibilità col presidente della Biennale, si dice strafelice di tornare nella sua città dopo 22 anni. «Faremo un Festival Capitale per la Capitale, su misura per questa città, che vada anche oltre gli 11 giorni del macro-evento» anticipa. Di fatto Alemanno e Polverini hanno pensato per lui un ruolo da cine-imperatore: rilancerà la rassegna estiva di Massenzio, metterà bocca nella legge regionale cinema appena varata, avrà un bel po' di potere.

«Speriamo bene» si lascia sfuggire Giancarlo Cremonesi, presidente della Camera di commercio nonché grande elettore del sindaco. In effetti grande è la confusione sotto il cielo. Specie sul fronte dei soldi. La nomina è quadriennale, ma il contratto non è ancora stato firmato. Troppo ampia la forbice tra le richieste di Müller e le risorse del Festival, tanto più alla luce di un buco di bilancio di 2 milioni di euro, in buona misura provocato dai mancati versamenti della Regione.

Sarà per questo che Michele Lo Foco, consigliere in quota Alemanno, ieri mattina si affannava a precisare che il compenso di Müller sarà «lo stesso della signora Detassis», ovvero «150 mila euro di costo aziendale». Ma l'ex direttrice ha sempre detto di aver intascato 100 mila euro lorde all'anno, più rimborsi spese: nel 2011 circa 26 mila euro. Qualcosa non torna nei conti. C'è nervosismo sul tema. Di sicuro una cosa è certa nella ridda di cifre: Müller pretende più di quanto prendeva a Venezia, cioè circa 180 mila euro. Molto di più...

CRONOLOGIA
Settembre 2011. Marco Müller chiude il suo secondo mandato alla Mostra di Venezia dopo otto anni. Ma è sicuro di essere rinominato. Glielo ha promesso il ministro Giancarlo Galan, deciso a far fuori il presidente della Biennale Paolo Baratta.

Novembre 2011. Il governo si dimette. Galan se ne va, Malgara rinuncia alla presidenza della Biennale, Baratta torna in sella con il sostegno del neoministro Ornaghi. Müller sente puzza di bruciato.

Dicembre 2011. Prima di Natale esce l'indiscrezione: Müller stra trattando col sindaco Alemanno e la governatrice Polverini il suo arrivo al Festival di Roma. Subito dopo Natale Baratta nomina Alberto Barbera alla direzione della Mostra del cinema.

Gennaio 2012. Il presidente del Festival di Roma, Gian Luigi Rondi, punta i piedi. Lui vorrebbe riconfermare Piera Detassis, ma sulla giornalista non c'è accordo. Sindaco e governatrice vogliono ad ogni costo Müller. Comincia un'estenuante prova di forza.

Febbraio 2012. A fine mese, non potendo uscire dall'impasse, Rondi si dimette. Ormai strada in discesa per Müller, sostenuto dal centrodestra, dall'Anica (produttori), da Luigi Abete, principale sponsor tramite la Bnl. Ma pesa il deficit di quasi 2 milioni di euro. La Regione non paga da due anni.

Marzo 2012. Paolo Ferrari, ex presidente dell'Anica, viene nominato presidente. L'accordo è chiaro: designare in tempi brevi Müller alla direzione del Festival. Ieri la fine della telenovela con la nomina a stretta maggioranza del direttore.

 

 

marco mullerPIETRO VALSECCHI E VALENTINA CERVI LUIGI ABETE RENATA POLVERINI LUIGI ABETE STADERINI ALEMANNO CREMONESI PIETRO VALSECCHI GIANLUIGI RONDI PIERA DETASSIS TRA LE GHEISE FRANCO CHIMENTI E PAOLO FERRARI CRISTINA COMENCINI E RICCARDO TOZZI

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