“SEI UNA RAZZISTA HIPSTER” - LENA DUNHAM NEL MIRINO DEL TRIBUNALE DEL POLITICAMENTE CORRETTO PER AVER DIFESO UN AUTORE DI “GIRLS” ACCUSATO DI STUPRO DA AURORA PERRINAU - LA STAR DI "GIRLS" NEL 2015 AVEVA TRACCIATO UN IMBARAZZANTE PARALLELO TRA I CRIMINI SESSUALI DI BILL COSBY E L'OLOCAUSTO
Fabrizio La Rocca per la Verità
Due cose, oggi, non si negano a nessuno: un'accusa per molestie sessuali e un appello contro il razzismo montante.
Lena Dunham, creatrice, regista e attrice della serie tv Hbo Girls, è riuscita a finire al centro di entrambe le questioni in una volta sola, dopo aver difeso uno degli autori di Girls, Murray Miller, dall'accusa di stupro mossagli da Aurora Perrineau.
L' attrice ha rivelato che una sera, a una festa, si era recata nella stanza di Murray con molte altre persone e, «a un certo punto mi sono svegliata nel suo letto con lui nudo. Era sopra di me, stava avendo un rapporto sessuale con me. In nessun momento ho acconsentito a nessun contatto sessuale con Murray». Il tutto successo quando lei aveva 17 anni (oggi ne ha 24). Insomma, il solito copione simil Harvey Weinstein.
Lena Dunham, che conosce bene Murray, è insorta in difesa dell' amico: il 3% delle denunce per stupro, ha ricordato, si rivelano inventate. E, dato che lei ritiene di sapere che persona sia Murray, la denuncia della Perrineau deve sicuramente rientrare in questo 3%. Una difesa invero un po' goffa, ma comunque motivata da sincera amicizia. Ma che c' entra il razzismo? Semplice: Aurora Perrineau è per metà nera, ha il padre afroamericano e la madre bianca.
Basta non credere a una donna nera per essere tacciati di razzismo? A quanto pare sì, l' aria che tira è questa. Con il corollario che, a questo punto, ogni accusa di stupro che provenga da una donna afroamericana dovrà essere immediatamente creduta, senza indagine alcuna.
In fatto di comunicazione, a dirla tutta, la Dunham toppa spesso. Nel 2015 si era fatta notare per aver tracciato un imbarazzante parallelo tra i crimini sessuali di Bill Cosby e l' Olocausto. Lo scorso anno accusò il giocatore di football americano di colore, Odell Beckam Jr., seduto accanto a lei al Met Gala, di non averla degnata di uno sguardo durante tutta la serata. «Forse non rientro nei suoi canoni estetici», aveva detto. Il che testimonia un certo egocentrismo, al massimo, non certo il razzismo che anche allora le fu imputato da chi le spiegò che non tutti i neri saltano addosso a qualsiasi donna bianca capiti loro vicino. Un processo alle intenzioni piuttosto folle. Ma l' opinione pubblica ormai è convinta: Lena Dunham è razzista.
Una «razzista hipster», per la precisione. È la definizione della sua ex amica Zinzi Clemmons, che aveva frequentato la Dunham e la conosce da tempo in quanto entrambe iscritte alla prestigiosa Brown University. «Avevamo e ancora abbiamo conoscenti in comune. Molti di loro sono come lei: bianchi, ricchi, con genitori influenti nel mondo dell' arte. Al college li evitavo per il loro ben noto razzismo che tipicamente usa il sarcasmo come copertura. Nel gruppo di Lena c' era una ragazza che usava spesso la parola che inizia con la N per fare l' audace e quando glielo si faceva notare rispondeva: "È solo uno scherzo!"» (la «parola che inizia con la N», per chi si stesse chiedendo di che diavolo stiamo parlando, è «negro»). Per il tribunale del politicamente corretto, basta e avanza.