MILAN IN BARÇA NEL “CAMPO DI PATATE” E IL BANANA SMADONNA CONTRO UNA SQUADRA CHE TREMA DI PAURA DAVANTI A MESSI E XAVI CHE TI NASCONDONO LA PALLA COME ALL’ORATORIO - IBRA A CORRENTE ALTERNATA, ROBINHO NON SEGNA PIÙ MANCO AL SUBBUTEO, NESTA CHE PER FERMARE MESSI GLI DEVE SPARARE - IL BARÇA NON VINCE E NON CONVINCE MA GIÀ ANNUNCIA L’INFERNO AL CAMP NOU PER I DIAVOLETTI…

1 - IBRA E MESSI, SHOW MANCATO ZLATAN: «IO SONO OTTIMISTA»
Alessandro Pasini per il "Corriere della Sera"

Aggrappati a tutto, anche al bianco che fa scaramanzia, storia, evocazione di finali e trionfi. Lo ha voluto Adriano Galliani perché è con quella maglia che il Milan ha vissuto le grandi notti europee. Il bianco però fa anche un po' Real Madrid e infatti - davanti a 76 mila persone, parti di un grido solo e di 4 milioni e 600 mila euro di spesa - la «Realificazione» del Milan non si ferma qui.

«Abbiamo giocato alla Mourinho», dicono molti tifosi lasciando San Siro. Per loro è il massimo dell'onta. Per Silvio Berlusconi persino di più.
Visto nell'intervallo con la stessa espressione disgustata che avrebbe se incontrasse Stalin redivivo, dopo il match scende negli spogliatoi a fare i complimenti a Guardiola e poi spiega in prima plurale: «Apprezziamo il loro gioco e siamo orgogliosi che il Barça non abbia prevalso».

Sì, ma il Milan le è piaciuto? «Ho qualche osservazione da fare». Quale? «Non si dice». Intende in pubblico. Perché ad Allegri parlerà eccome. Ma poi hai voglia a proclamare, come aveva fatto il tecnico, «non giocheremo come l'Inter nel 2010». Dopo ti trovi in otto nella tua area con i blaugrana che ti nascondono la palla e te che invochi un Travelgum per fermare la testa che gira, e comprendi che nel calcio come nella vita un conto sono i sogni e un altro è la realtà.

La realtà ha normalizzato anche le attese stelle della notte. Ibra è andato a sprazzi, contronatura rispetto a ciò che accade nel campionato italiano: un assist per Robinho che spreca così dilettantescamente che andrebbe sostituito sul posto, un grande Victor Valdes che gli nega il gol, un altro buon assist per Emanuelson che però parla un altro idioma pallonaro. Zlatan insomma entra e esce dalla partita e per una volta è il mood della squadra a condizionare lui e non l'inverso. La cosa però stranamente non lo infastidisce: «Abbiamo creato buone occasioni, lo 0-0 è un buon risultato. Sono molto ottimista per il ritorno. E spero di segnare».

Messi è stato naturalmente più coinvolto nel gioco perché la palla ce l'aveva quasi sempre il Barça, il risultato però non è stato molto migliore: un gol annullato giustamente, alcuni tocchi magnifici, un ottimo Abbiati che gli nega un gol nel finale. Però anche una goffa scivolata su punizione e un movimento tra le linee imploso: un po' perché Ambrosini è stato mostruoso, un po' perché Leo, incredibile ma vero, non ha trovato la formula magica per uscire dall'imbuto.

È successo ieri, difficile che succeda anche al Camp Nou, almeno a sentire la Pulce: «Il Milan ha dimostrato di essere una squadra molto forte. Noi sappiamo solo attaccare e lo faremo anche in casa. Di buono per noi c'è che dovrà farlo anche il Milan, che ha bisogno di un gol. Non ho segnato? Non mi spiace questo, mi spiace che non ho vinto».

Finisce così che i 29 gol stagionali di Ibra e i 55 di Messi producono uno zero, a conferma che il calcio è chimica non aritmetica e che in una notte così anche uno come Luca Antonini, onesto e sottostimato terzino sinistro, può essere proclamato uomo della partita. Inevitabile, dopo quei recuperi su Sanchez e Tello che il difensore ha festeggiato come fossero gol: «Io stasera ho fatto una doppietta!», dice felice. Contro giocatori «con i quali di solito gioco alla Playstation» Luca non ha tremato, ha azzerato le differenze e dimostrato che la lotta di classe nel pallone non passerà mai di moda.

E pazienza se «Operaio Antonini the best» è una storia che non piace a Berlusconi («Sono senza parole», ripete abbandonando lo stadio nella notte) ma che sarebbe piaciuta a Mourinho. Giocare come José sarà anche una vergogna per il Rossonero Maximo, ma se qualcosa produce perché no?

2 - IL MILAN TIENE TESTA A MESSI E SI GIOCA TUTTO A BARCELLONA
Mario Sconcerti per "il Corriere della Sera"

Finisce 0-0 l'andata della super sfida di Champions tra il Milan e il Barcellona. Pari anche fra i due assi della partita, Ibrahimovic e Messi. Ritorno al Camp Nou martedì 3 aprile. La grande partita annulla se stessa, si mangia da sola, partorisce un paio di tiri in porta e molto possesso palla, poco di più. Alla fine ognuno resta del proprio parere e nessuno rivendica molto. Messi ha confermato molti progetti di idee, un'architettura mai vista di giocatore, ma anche la condanna a essere l'unico grande terminale del Barcellona.

Ibrahimovic è stato un po' più sperso, ha tenuto però il Milan sveglio nei trenta metri finali. Ibrahimovic ha bisogno di una squadra che gli porti avanti il pallone. È ingiusto dargli la colpa di non decidere in Champions se nessuno lo mette in condizioni di farlo. Messi parte da più lontano, ha un suo fraseggio leggero, non dipende dalla squadra. Nove volte su dieci gli danno la palla a centrocampo e lui conquista trenta metri per l'uno-due finale.

Che c'entra in tutto questo Ibrahimovic? È solo un altro giocatore, non c'è confronto possibile. Messi ha il passo corto, è una chiave di accesso universale. Ibrahimovic è lotta complessa, alla fine non appariscente, ma il Milan è rimasto fino in fondo in partita perché lui è rimasto.

Il risultato lascia alla gara di ritorno la forza di una finale, con il Milan in vantaggio nel conteggio dei gol. È un vantaggio che si è meritato. Non ha giocato meglio, ha giocato di più. Il pallone è stato sempre dalla parte del Barcellona, ma il Milan è stato spesso più pericoloso, anche soltanto arrivando prima sui palloni vaganti in area. Il Barcellona ha avuto almeno un rigore non fischiato, ma non ha tirato una sola volta in porta. Allegri ha reso sempre abbastanza banali le fonti di gioco spagnole sapendo benissimo di non poterne avere di migliori. Ha aspettato il Barcellona però aggredendo. Una partita intelligente.

Messi è stato uno spettacolo sempre appena accennato. Sappiamo che avrebbe potuto chiudere qualunque azione con un gol, ma non lo ha mai fatto. E Sanchez non vale ancora il complesso in cui gioca. C'è qualcosa sotto le righe nel Barcellona attuale, una grande squadra più resistibile con un solo giocatore sempre decisivo. Il Milan non è lontano.

Si è conquistato stasera un ulteriore venti per cento di possibilità, ora siamo al cinquanta e cinquanta finali. Deciderà un rimpallo, deciderà qualunque cosa a conferma che tra Milan e Barcellona non è stato ancora decisivo niente. Né il passato né il futuro, né la leggenda della cantera o l'individuo. Questo non basta ancora per andare avanti, ma perché aver solo paura?

 

 

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