MODERN MOZART - IL FOLLE E GENIALE VIOLINISTA COREANO AMADEUS LEOPOLD, ALL’ANAGRAFE HAHN-BIN, ALIAS “IL VIAGRA DELLA MUSICA CLASSICA” - INVECE CHE CON I SOLITI PARRUCCONI, LUI SUONA IL VIOLINO CON TRUCCHI E ACCONCIATURE ESTREME E TACCHI A SPILLO - “SENTO IL BISOGNO DI RIPORTARE INDIETRO LA MUSICA CLASSICA AI TEMPI DI PAGANINI E LISZT, CHE ERANO ROCKSTAR DEI LORO TEMPI” - “SONO UN ARTISTA POP CHE CANTA ATTRAVERSO IL VIOLINO” - “VERDI E PUCCINI SONO I MIEI PADRINI”…
Stefano Landi per "Corriere della Sera"
Un musicista virtuoso dietro a una maschera da teatro giapponese. Rossetto nero e acconciature scolpite come cattedrali gotiche. L'esempio vivente che si può fare musica (classica) senza smoking e parrucconi sfidando il pubblico rimasto ancorato ai cliché di un passato rigoroso.
Si chiamava Hahn-Bin: 25 anni, violinista di Seul, uscito dalla prestigiosa Juilliard Dance Drama Music School di New York sulle orme del leggendario violinista Itzhak Perlman. Lì prendeva lezioni di danza, perché dietro al talento delle sue dita c'era un mondo da mettere e fuoco per andare oltre generi musicali già consolidati. Performance avant-garde che fondono violino, danza e teatro. Dopo un suo concerto, il New York Times sentenziò: «Questo ragazzo fa quello che più o meno faceva Mozart da adolescente». E lui non se l'è fatto ripetere due volte. Si chiamava Hahn-Bin, dato che da qualche settimana ha deciso di cambiare nome in Amadeus Leopold. Doppia citazione per quel desiderio di sentirsi sempre più vicino ai maestri Mozart, padre e figlio.
Non deve essere facile entrare nel mondo ingessato della musica classica in tacchi a spillo e vestitini attillati, sordo alle critiche di chi dice che la sua non è musica ma solo uno show di discutibile gusto. «Non sono Britney Spears» spiega lui che a ottobre sarà in tour in Italia. Fiero, orgoglioso al limite dell'arroganza, cita spesso e sempre volentieri Goethe («la musica comincia dove finiscono le parole») e si definisce senza aspettare la prova del nove «il Viagra della musica classica». «Durante ogni concerto sento il bisogno di riportare indietro la musica classica ai tempi di Paganini e Liszt, che erano rockstar dei loro tempi. Si può dire che il mio nuovo nome rappresenta un matrimonio con il destino, con quell'universo musicale dove non esistono confini tra pop e classica».
Amadeus Leopold impugna per la prima volta il violino a cinque anni dopo aver visto in televisione E.T. di Steven Spielberg. «Mi aveva folgorato la musica che si alza quando sale in bicicletta verso la luna. Da quel giorno vivo come una missione riuscire a riprodurre quella magia». Le colonne sonore dei film sono tra le sue più grandi fonti d'ispirazione. Manhattan di Woody Allen, i lavori di Alberto Iglesias per Pedro Almodovar o quelli di Angelo Badalamenti per David Lynch. Tutto cambia nella sua vita, compresa la playlist sull'iPod. «Ero onnivoro, da Maria Callas a Edith Piaf e Michael Jackson: oggi ascolto solo Judy Garland».
La sua musica è universale. Per questo il suo pubblico ha un'età compresa tra gli 8 e i 100 anni. A New York, la stessa gente che lo ascolta alla Carnegie Hall lo segue nei localini jazz di downtown. Ha suonato al Louvre di Parigi come alle feste più freak della moda newyorkese. «La serata più magica è stata quella al Moma di New York lo scorso maggio. Molti dei miei idoli d'infanzia erano lì per vedere me: Cindy Sherman, Patti Smith, Yoko Ono, Lou Reed e Madonna. Un'esperienza surreale, il loro applauso mi vibra ancora dentro». à da quando ha iniziato a esibirsi a 6 anni che Amadeus Leopold crea il suo universo artistico dipingendosi mentalmente la musica come farebbe Andy Warhol.
«Nonostante il repertorio, non mi sono mai sentito un musicista classico al 100 per cento. La verità è che sono un artista pop che canta attraverso il violino». E se la sua musica fosse una città sarebbe certamente l'Italia. «Sono stato un'opera vivente fin dalla mia nascita. Mi sento come se Verdi e Puccini fossero i miei padrini. La prima volta che sono stato a Milano è stato come se ricontrassi la mia madre perduta».
Le origini
Nato a Seul, in Corea, il 3 agosto 1987, Hahn-Bin ha cominciato a studiare violino a 5 anni, folgorato dalla musica di «E.T.» di Steven Spielberg, rivelando da subito un talento prodigioso
Lo stile
Hahn-Bin ha dato la scossa al mondo della classica con esibizioni in abitini attillati, tacchi a spillo, rossetto e acconciature-sculture. Le sue performance avant-garde mescolano violino, danza e teatro
Il cambio di nome
Poche settimane fa Hahn-Bin ha deciso di cambiare il suo nome in Amadeus Leopold: una doppia citazione in omaggio ai maestri Mozart, padre e figlio (sopra)
L'ispirazione
Le colonne sonore dei film sono la più grande fonte d'ispirazione del talentuoso violinista: da «Manhattan» di Allen ai film di David Lynch e Pedro Almodóvar



