morti e stramuorti

“MORTI E STRAMUORTI”, QUANDO IL BECCHINO DIVENTA SHOW - SUL CANALE “EXPLORA”, PARTE UN DOCU-REALITY IN OTTO PUNTATE SULLA FAMIGLIA DELL’ANNO CHE HA UNA DELLE PIÙ ANTICHE IMPRESE DI POMPE FUNEBRI DI NAPOLI

MORTI E STRAMUORTI MORTI E STRAMUORTI

Ferruccio Gattuso per “il Giornale”

 

A vederli, i becchini non c'entrano proprio niente. Forse, quel filo d'occhiaie in Massimo, che il mestiere lo fa da quando aveva quattordici anni e magari, vedi te, un po' è entrato nella parte. Ma la famiglia Dell'Anno con i cassamortari del luogo comune (o gli schiattamuorti, come li chiamano nella loro Napoli) ha poco o nulla a che fare: tutti piazzati, con quel portamento di chi è cresciuto a carboidrati e pensiero positivo.

 

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Nessun look «gotico» e, per dire, non sanno nemmeno chi siano Bela Lugosi, Boris Karloff o i celebri colleghi di Six Feet Under, il serial americano incentrato su un'agenzia tale e quale alla loro. «Non abbiamo tempo per guardare troppa tv - dicono all'unisono - Il nostro lavoro quando c'è, c'è. Devi mollare tutto e andare». Magari, come è successo, anche quando stai assistendo tua moglie nell'ecografia.

 

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I Dell'Anno sono una delle più antiche imprese famigliari di pompe funebri di Napoli e sono - sul canale Explora (Sky, 415) del Gruppo De Agostini, da domani in prima serata ogni venerdì per otto puntate - i protagonisti coloriti ma professionali di Morti e Stramuorti, un docu-reality che mostra al pubblico la vita quotidiana, tra alti e bassi, di chi organizza funerali. Al giorno d'oggi non esistono argomenti in società che siano tabù, ad eccezione della morte e del credo religioso.

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Morti e Stramuorti prova a dribblare il primo affidandosi alle caratteristiche fondamentali della napoletanità. Dando volto a un team composto da personaggi come il patron Umberto, i figli Francesco, Massimo e Mirko, la nipote Veronica («A' Segretaria») e i fidi collaboratori Gabriele detto «O' Sciupafemmine», viveur e super-tifoso del Napoli , Federico «O' Caposquadra», Lello detto «O' Bello» (tra un funerale e l'altro corre a regolarsi le basette dal barbiere di fiducia) e Aziz «O' Marocchino».

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Ogni puntata corre lungo il confine tra ironia e serietà, cercando di spiegare, senza mai essere irriverenti, cosa rappresenti la celebrazione del defunto nella cultura partenopea. E si scoprono parecchie cose. Ad esempio, come spiega Massimo Dell'Anno, «a Napoli ultimamente conta più l'automobile che la cassa: un Mercedes o una Maserati fanno la loro figura».

 

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I funeral planners Dell'Anno gestiscono ogni momento laico delle esequie. Nella prima puntata si raccontano i funerali in Piazza Mercato di un illustre commerciante in fuochi d'artificio, con tanto di rito dei fuochi all'esterno della chiesa. Nella quarta puntata i Dell'Anno seguono il funerale, al rione Sanità, dell'artista neomelodico Mario di Lorenzo, in ricordo del quale alcuni colleghi canteranno una canzone. Si narra anche di una trasferta a Venezia e di come si prepara un «trucco fatale». Insomma, o' bisiniss è o' bisiniss e va fatto bbuono. E per la scaramanzia, proprio non c'è tempo: «Siamo schiattamuorti da cinque generazioni, la scaramanzia la conserviamo per le partite del Napoli».

 

 

 

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