IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - PER ME RAFFAELE PISU ERA UNA DELLE MAGGIORI STAR DI CAROSELLO. LO RICORDO IN “PIÙ CHE L’AMOR CHE VUOI?” CON MARISA DEL FRATE PER LE CARAMELLE DUFOUR (“VOGLIO LA CARAMELLA CHE MI PIACE TANTO E CHE FA DU… DU… DU…”), DIRETTO DA LUCIANO EMMER, COME PADRONE DI PROVOLINO, COME VOCE DELL’OMINO COI BAFFI DELLA BIALETTI…
Marco Giusti per Dagospia
“Se ti resta ancora un dubbio tanto semplice sarà…” Ecco, per molti Raffaele Pisu, scomparso oggi a 94 anni, era soprattutto il primo conduttore assieme a Ezio Greggio di Striscia la notizia nel 1989-90, per altri il conduttore di un programma mitico della Rai dei primi anni ’60, L’amico del giaguaro, assieme a Gino Bramieri e a Marisa Del Frate o della Canzonissima del 1956. Ma credo che per me Raffaele Pisu fosse piuttosto una delle maggiori star di Carosello. Lo ricordo in “Più che l’amor che vuoi?” con Marisa Del Frate per le caramelle Dufour (“Voglio la caramella che mi piace tanto e che fa Du… Du… Du…”), diretto da Luciano Emmer, come padrone di Provolino, come voce dell’Omino coi baffi della Bialetti col suo inconfondibile Si… sì… sì… sembra facile fare un buon caffè”.
raffaele pisu Amico del giaguaro
E in coppia con Lauretta Masiero come esplosivi protagonisti dei caroselli del Doppio Brodo Star. Al punto che nel programma su Carosello che feci ormai più di vent’anni fa per Raidue, li feci uscire da una scatola gigante di Doppio Brodo Star come facevano al termine dei loro Caroselli ballando e cantando al ritmo di “Se ti resta ancora un dubbio, tanto semplice sarà… la minestra vale il doppio con il Doppio Brodo Star!!!”.
Chissà, magari valeva davvero il doppio… Non era un personaggio facile Raffaele Pisu. Anzi. Inoltre in quel periodo veniva da una specie di scandalo a Santo Domingo, dove si erano rifugiato, e dove incontrò una marea di socialisti inquisiti in fuga… Meglio ricordarlo come star assoluta della tv degli anni ’60. Quella eroica, diciamo.
Nato a Bologna nel 1925 col nome di Guerrino, figlio di un maresciallo dei carabinieri sardo, Pisu deve da subito confrontarsi con il successo del fratello maggiore Mario, celebrità a teatro, in tv e perfino al cinema, grazie a Federico Fellini, che lo volle addirittura protagonista come marito di Giulietta Masina in Giulietta degli spiriti. Ma Raffaele non era tenero con Fellini, che diceva aver del tutto vampirizzato il fratello. Forte del successo teatrale di Mario, anche Raffaele alla fine della guerra si butta sul teatro, ma quello leggero.
Nel 1945 è uno dei fondatori del collettivo teatrale bolognese La Soffitta, poi passa alla rivista come boy dividendo le scene con Isa Bellini, le sorelle Nava e la divina Wanda Osirisis. Dai primi anni ’50 lo scopre anche il cinema, lanciandolo assieme a Ugo Tognazzi e a Walter Chiari.
Lo troviamo così in Fiorenzo, il terzo uomo di Stefano Canzio, che dovrebbe essere il suo primo film, Il padrone del vapore di Mario Mattoli, nel film barzelletta Ridere, ridere, ridere di Edoardo Anton, dove esordiscono un po’ tutti i comici del varietà, perfino Monica Vitti (chi ha una copia buona?), I pappagalli di Bruno Paolinelli, Susanna tutta panna con Marisa Allasio, Uomini e nobiluomini di Giorgio Bianchi, Fantasmi e ladri di Giorgio Simonelli, Le bellissime gambe di Sabrina di Camillo Mastrocinque, Quanto sei bella Roma di Marino Girolami, La cento chilometri di Giulio Petroni, Caccia al marito.
Il ruolo di Raffaele Pisu in questi film è sempre lo stesso, quello del ragazzotto allegro, divertente, dall’umorismo moderno, un po’ surreale. Lo vediamo anche in una delle prime serie di sketch per Carosello nel “Gruppo funambolico Binaca” assieme a Pelitti, Colnaghi e Mantovani, con gag davvero assurde. Alla fine degli anni ’50 viene così scoperto dalla Rai, che lo vuole per sceneggiati importanti, come Valentina, assieme a Carla Macelloni, Lui, lei e gli altri, poi in una mitica Canzonissima che ci fece impazzire. Ma è forse con L’amico del giaguaro che ritrova quella vena più folle che gli era più congeniale.
Lì darà vita a una serie di parodie del cinema e della tv di gran divertimento. La sua grande occasione fu nel 1963 il ruolo da protagonista, serio, del film di Giuseppe De Santis Italiani, brava gente, sulla disfatta dell’esercito italiano in Russia. Non venne accettato né lui né il film, dal nostro pubblico, che lo voleva allegro e spensierato nel piccolo schermo.
Franca Rame, Raffaele Pisu, Antonella Steni
Così lui, che avrebbe potuto essere un Jack Lemmon, fece pochissimo per il cinema, a parte qualche musicarello, e molto in tv, come La trottola, Vengo anch’io, Senza rete, Che domenica!, dove riprese il suo tipo di comicità. Negli anni ’70 venne abbondantemente emarginato, lavorò moltissimo per le private, con Barbara D’Urso in Famiglia e dintorni, Telenova, per poi essere ricuperato da Antonio Ricci a fine anni ’80 come presentatore assieme a Ezio Greggio di Striscia la notizia.
Incredibilmente, Pisu era rimasto intatto, quello che ricordavamo negli anni ’60, e Ricci se ne serviva sia per la sua antica popolarità che per il suo aspetto da vecchio mattarello. Lo riscoprì, qualche anno dopo, il cinema, che ne fece un attore serio e del tutto nuovo grazie a qualche serie tv e a un bel ruolo ne Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino.
Lo ritroviamo così in questa nuova veste in SMS – Sotto mentite spoglie di Vincenzo Salemme, Tutta colpa della musica di Ricky Tognazzi, Il mio domani con Claudia Gerini, fino a Nobili bugie, dove è diretto dal figlio Antonio, un film che rielabora una dimenticata commedia neorealista con Walter Chiari e Paolo Stoppa, Abbiamo vinto, 1951, dove un gruppo di ricchi ebrei diventano ostaggi di una famiglia di nobili squattrinati che, a guerra finita, fa loro credere che ci sono ancora i tedeschi. Poco tempo fa, in vena di restauri, venne presentato al Quirinale il suo Italiani, brava gente, e lì venne omaggiato dal Presidente Mattarella. Il mio ultimo ricordo, e devo aver ancora un suo dattiloscritto da qualche parte, è di fare un Jocker televisivo che svela le malefatte del mondo. Il Jocker…