laura morante

''NON SO PERCHÉ NON SCRIVO DI SESSO'' - LAURA MORANTE ALLE PRESE CON IL SUO PRIMO LIBRO, ''BRIVIDI IMMORALI''. NATALIA ASPESI: CHI PRIMA DI SFOGLIARLO ALZA GLI OCCHI AL CIELO: ECCONE UN’ALTRA, UNA NUOVA SCRITTRICE FORSE DI PORCHERIE, CON QUEL TITOLO ACCATTIVANTE. ERRORE, TRA LE 232 PAGINE NEPPURE UN’IMMAGINE UN PO’ CARNALE, E SE C’È AMORE, È VISSUTO CON IRONIA SE NON COMICITÀ. MENO MALE...''

Estratto dall'articolo di Natalia Aspesi per ''La Repubblica''

laura morante

 

Avrebbe potuto essere una nota scrittrice da decenni, infatti. «Ho cominciato a scrivere racconti giovanissima, a scuola, era il mio modo di svolgere i temi e la mia professoressa l’aveva accettato. Finita la scuola media scrissi un unico racconto, e lo feci leggere a mio padre che era per me il giudice supremo e a lui non piacque: rileggendolo poi lo elogiò, forse in modo esagerato. Ma per me era troppo tardi. Non riuscii più a scrivere neppure a scuola, mi assegnavano un tema, io scoppiavo a piangere e consegnavo il foglio bianco».

 

Eugenia Costantini e Laura Morante

Però Laura Morante non si è perduta, abbandonata dalle letteratura si è costruita una intera vita nel cinema: e solo da poco le è ritornato il coraggio di scrivere, fustigata dall’amicizia di Elisabetta Sgarbi, presidente della Nave di Teseo, che non le ha lasciato scampo.

 

(...)

 

laura morante e catherine colonna

Alla casa editrice raccontano il tormento subito dal suo raro perfezionismo, che chiedeva continui cambiamenti di frasi, parole, punteggiature, decidendo all’ultimo di liberarsi da un linguaggio che le sembrava ricercato per trovarne uno tutto suo, che la specchiasse. Così nasce Brividi immorali e c’è chi prima di sfogliarlo alza gli occhi al cielo: eccone un’altra, una nuova scrittrice forse di porcherie, con quel titolo accattivante. Errore, tra le 232 pagine neppure un’immagine un po’ carnale, e se c’è amore, è vissuto con ironia se non comicità. Meno male.

laura morante

 

«Non so perché non scrivo di sesso. Non credo sia una questione di pruderie. Se scorgessi la possibilità di narrare attraverso una scena di sesso, senza essere né generica né banale né retorica né enfatica né disonesta, non credo che mi tirerei indietro. Al cinema, come spettatrice, nella maggior parte dei casi le scene di sesso mi annoiano, in genere aspetto che finiscano perché finalmente ricominci il film. Anche come regista sinora le ho evitate».

 

(...)

 

Storie senza tempo dice lei, e che pure paiono molto legate a un passato che in qualche modo sembra autobiografico; infanzie, adolescenze, famiglie, l’anoressia, gli psicologi, le insicurezze, le paure, le solitudini tra i tanti, la campagna, le case contadine, le ville signorili, i campi di grano. «Cerco di essere sincera, forse non lo sono stata abbastanza; certo ci sono frammenti di vita vissuta, però attribuiti a personaggi diversi».

 

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