RCS, CI RISIAMO - IL PIANO INDUSTRIALE DI SCOTT JOVANE SEMBRA QUELLO DI PERRICONE DEL 2010 - TRA “POWER BRAND”, DIGITALE, EBOOK, CAMBIA SOLO LA CONCENTRAZIONE NEI MERCATI EMERGENTI IN NORD E SUD AMERICA - MA NON ERA QUESTO L’OBIETTIVO DELLA DISASTROSA ACQUISIZIONE DI RECOLETOS PER 1 MLD? - IL CDR DEL “CORRIERE”: “VOLETE TAGLIARE DI 400 MLN IL FATTURATO A SCAPITO DEI LAVORATORI? INVESTITE DI PIÙ, METTETE PIÙ SOLDI” (MUSICA PER LE ORECCHIE DI DELLA VALLE E ROTELLI)…

1- IL NUOVO PIANO RCS? RICORDA MOLTO QUELLO DELLA FINE DEL 2010
Andrea Montanari per MF/Milano Finanza

Dando atto a Pietro Scott Jovane, ad di Rcs Mediagroup solo dallo scorso luglio, di avere prodotto un lavoro assai più corposo dei suoi predecessori e di essersi buttato a capofitto sin dal primo giorno sul piano di ristrutturazione del gruppo editoriale, per giunta provenendo da tutt'altro settore e genere di attività (era a capo di Microsoft Italia, una filiale commerciale del colosso Usa, non al timone di un grande gruppo come adesso), bisogna rilevare che il piano più che un documento nuovo sembra una rielaborazione, solo più dettagliata, del business plan che il mercato aveva già visto il 17 dicembre 2010.

Per intenderci quello firmato dall'allora top manager Antonello Perricone (il presidente era Piergaetano Marchetti, oggi solo membro del cda). A partire dal concetto di «power brand», che poi sarebbero i quotidiani della scuderia, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, anche se non è mai stato specificato.

E se nel vecchio piano si faceva esplicito riferimento «allo sviluppo su più piattaforme dei ricavi dei power brand attraverso il potenziamento delle edizioni digitali a pagamento e la crescita dei video online», nelle intenzioni di Jovane (che si è fatto assistere dell'advisor McKinsey per un compenso, gira voce sul mercato, di 450-500 mila euro), Rcs deve puntare al «potenziamento dell'offerta editoriale online», con una più forte presenza su tablet e mobile e il «potenziamento dell'offerta video».

Le uniche vere peculiarità del nuovo piano sono la volontà di «creare contenuti digital first», il «lancio di social community» (stile Facebook o Twitter?) e la «differenziazione della user experience». Un altro esempio delle affinità tra i due piani strategici? Perricone, sullo sviluppo della divisione Libri (ai tempi c'era ancora la redditizia controllata francese Flammarion), parlava esplicitamente di «rafforzamento sui segmenti più attraenti» e del «potenziamento dell'offerte eBook». Per Jovane, invece, «il focus e gli investimenti» sono tutti sulla «crescita del business e-book».

Lo stesso identico concetto: cambia solo il modo di scrivere ebook. Altra similitudine. Per la Spagna, mercato alquanto in difficoltà (la pubblicità nei nove mesi è calata del 16% rispetto al meno 12% dell'Italia), il vecchio piano prevedeva «lo sviluppo multipiattaforma dei ricavi dei power brand (di nuovo!) dei Quotidiani attraverso il potenziamento dei contenuti digitali a pagamento. Mentre nel documento licenziato ieri si parla di «consolidamento dell'offerta digitale con lo sviluppo delle digital edition e la creazione di prodotti digitali a pagamento».

La vera novità, e ne va dato atto a Jovane, è l'opzione relativa all'espansione internazionale di questi «power brand» con particolare attenzione all'America Latina e alle comunità ispaniche del Nord America. Che poi, visto l'immenso bacino d'utenza e la forte penetrazione linguistica, era il vero e forse unico obiettivo dell'onerosa acquisizione (costata 1 miliardo) che Rcs fece nel 2007, che ha portato alle pesanti perdite del 2011 e di quest'anno e alla necessità di dover elaborare due business plan dove primo ingrediente sono sacrifici e tagli.

Né va trascurato il fatto che in entrambe le strategie era ed è prevista la dismissione degli asset non strategici. Attività che a dire il vero non sono ancora state identificate chiaramente.


2- COMUNICATO DEL CDR DEL "CORRIERE DELLA SERA"
pubblicato sul "Corriere" di oggi

Il Comitato di redazione del «Corriere della Sera » richiama l'attenzione dei lettori sul «Piano per lo sviluppo 2013-2015» approvato ieri dal Consiglio di amministrazione di Rcs Media- Group. Il documento fissa «gli obiettivi economici e di business» per il triennio e costituisce una prima risposta alla sfida posta dalla trasformazione tecnologica in un contesto di perdurante crisi economica. Il «Corriere», naturalmente, oggi dà conto dei risultati del Consiglio di amministrazione con la consueta completezza dell'informazione. Il documento, in realtà, fissa le linee guida di massima, che andranno valutate almomento della loro traduzione in misure concrete di cambiamento.

Fin d'ora, però, ci sono tre punti che vanno sottolineati:

1) L'azienda si pone come obiettivo la stabilizzazione del fatturato di 1.600 milioni di euro da qui al 2015. Ciò significa ridimensionare drasticamente il perimetro occupato fino allo scorso anno da Rcs MediaGroup (fatturato di 2.075 milioni del 2011, ultimo dato disponibile).

2) L'obiettivo di redditività, espresso dall'Ebitda (il margine operativo lordo) è fissato, sempre nel 2015, a 160 milioni di euro. Ma di questi ben 100 milioni dovranno venire da una non meglio specificata voce di «risparmi su prodotti e processi ».

3) Il piano prevede investimenti per il rilancio pari a 300 milioni di euro, da indirizzare, in prevalenza, nelle attività sul digitale (Internet, tablet, smartphone, video).

Nello stesso tempo, però, sottolinea la necessità «dell'apporto di significative nuove risorse a titolo di capitale». A fronte di questi punti il Cdr osserva:

1) Il mantenimento del perimetro di business (e non una crescita) sembra escludere una strategia puntata sulla valorizzazione di tutti i settori aziendali, dai quotidiani ai periodici.

2) Il taglio di 100 milioni dai costi è una soluzione troppo facile per aumentare la redditività, ma molto rischiosa per il funzionamento della grande macchina aziendale. Se poi questo importo dovesse scaricarsi sul costo del lavoro (pari a 449 milioni nel 2011), con uscite forzose di dipendenti, la manovra risulterebbe semplicemente inaccettabile.

3) Il Consiglio di amministrazione non è stato in grado di fornire un piano completo anche dal punto di vista finanziario perché gli azionisti principali di RcsMediaGroup, raccolti nel Patto di sindacato, non sono riusciti ad accordarsi sull'ammontare dell'aumento di capitale che risulta essere assolutamente necessario. Il Comitato di redazione aveva richiamato l'attenzione su questo punto fin dalla Assemblea degli azionisti, tenutasi a Milano il 16 ottobre scorso.

Per memoria dei lettori ricordiamo chi sono i componenti del Patto di sindacato: Mediobanca (13,6%); Fiat (10,2%); Italmobiliare, gruppo Pesenti (7,4%); Pirelli (5,2%); Fondiaria, gruppo Unipol (5,2%); Banca Intesa Sanpaolo (4,9%); Assicurazioni Generali (3,7%); Sinpar, gruppo Lucchini (2%); Merloni Invest, Francesco Merloni (2%); Mittel (1,2%); Eridano Finanziaria (1,2%), Edison (1%).

I giornalisti del «Corriere della Sera» hanno già dato prova di essere pronti a cogliere la sfida dell'innovazione, pur in un quadro di difficoltà economica. Il Comitato di redazione, che ne è espressione, ha appena concluso un accordo con direzione e azienda su innovazione, formazione e risparmi. Il Comitato di redazione ritiene che occorrano tre cose per il rilancio del «Corriere» (e del gruppo in generale): un consistente aumento di capitale; nuove idee editoriali; nuove soluzioni di marketing.

Il Comitato di redazione sollecita gli azionisti a fare la loro parte, dopo anni in cui gli stessi azionisti hanno staccato lauti dividendi procurati dal gruppo. Nello stesso tempo il Comitato di redazione conferma la disponibilità a discutere sui contenuti del rilancio con la direzione e con il management nell'interesse del «Corriere», dei suoi lettori e dei suoi giornalisti.

 

Il Comitato di redazione del Corriere della Sera

 

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