QUATTRO SALDI A VENEZIA - DALL’ACCADEMIA GRIFFATA SAMSUNG AL MARCHIO DI RENZO ROSSO SUL PONTE DI RIALTO: PER NON MORIRE VENEZIA SI CONSEGNA AI PRIVATI - E LO SPONSOR FA COME SE FOSSE A CASA SUA

Nanni Delbecchi per il “Fatto Quotidiano”

 

samsung gallerie accademiasamsung gallerie accademia

Venezia. Se un pomeriggio d’estate un Visitatore entrasse alle Gallerie dell’Accademia per visitare le nuove sale appena inaugurate, potrebbe fare delle belle scoperte, la più strabiliante che il Tiepolo si è fatto lo smartphone, e ha scelto un Samsung. Ma non anticipiamo troppo.

 

Il Visitatore ha grandi aspettative, e un po’ gli rode, visto che ha appena pagato 15 euro per il biglietto di entrata, più un euro di caparra per poter usufruire di uno dei cinquanta armadietti da palestra di periferia che sono il solo guardaroba disponibile di una delle più prestigiose raccolte d’arte al mondo.

 

Anche l’ingresso è uno dei più cari al mondo; ma di certo ne varrà la pena, pensa il Visitatore, per farsi un’idea di questo primo assaggio del rilancio in grande stile di cui si favoleggia da anni. Ebbene, la prima sala della nuova Accademia è davvero sbalorditiva, per un museo d’arte.

 

samsung gallerie accademia 1samsung gallerie accademia 1

Nemmeno un dipinto, solo enormi megaschermi marchiati Samsung. Che poi, spiegano i depliant, chiamarli schermi è riduttivo: si tratta piuttosto (citiamo) “di totem multimediali grazie ai quali è possibile agevolare la costruzione di un percorso di visita”. Agevoliamoci, pensa il Visitatore sentendosi un po’ capo pellerossa, e al primo sfioramento il totem lo ripaga con la visione di James Ivory, il regista di Quel che resta del giorno, che si mette a raccontare di come girò il suo primo cortometraggio proprio a Venezia, tra le sale dell’Accademia.

 

Ci fa piacere per lui, pensa il Visitatore, ma che c’entra? Poi però Ivory viene al dunque: “L’arte deve essere accessibile a tutti”, osserva; e per questo ringrazia di cuore la Samsung per avere partecipato alla ristrutturazione dell’Accademia con un suo generoso contributo.

 

Dopo la prima sala, che è di fatto uno showroom del leader mondiale dei media digitali, il visitatore passa alle altre quattro; si comincia a vedere qualche dipinto, e qui arriva la sorpresona: ogni quadro ha il suo tablet personale, in modo che, mentre si è davanti ai veri Hayez, Veronese o Tiepolo, si possa smanettare in santa pace sul relativo Samsung piazzato a fianco dell’opera.

rosso rialtorosso rialto

 

A questo punto il Visitatore ha le idee un po’ confuse ma con un punto fermo; l’arte deve essere accessibile a tutti, ma soprattutto deve essere accessibile agli sponsor. Scopre che queste cinque sale costate dieci anni di riunioni, autorizzazioni, progetti e lavori (una media di due anni a sala), non si sarebbero mai potute aprire senza i 600 mila euro offerti dalla Samsung. Bel gesto, ma in cambio di cosa? Il Visitatore scopre anche che nell’allestimento degli spazi, per misteriosi “nuclei tematici”, non si è partiti dalla selezione dei dipinti ma dalle scelte dagli architetti, dai vincoli della burocrazia e forse – ma questo è solo un sospetto –, dagli interessi dello sponsor.

 

Di certo, sia questi ambienti totemici, sia l’area espositiva dell’ex Chiesa della Carità dove è allestita una brutta mostra di Mario Merz fanno letteralmente a pugni con le gloriose sale del piano nobile, dove da sempre tutto procede non per “nuclei tematici”ma semplicemente per ordine cronologico; e dove ora Cima da Conegliano, Giovanni Bellini e Giorgione creperanno di invidia.

 

renzo rosso veneziarenzo rosso venezia

Perché Tiepolo ha il tablet, e noi no? Finita la visita e salutati i totem, il Visitatore si sposta al ponte di Rialto; e lo trova incoronato da un enorme cartellone che pubblicizza la mostra celebrativa dei 20 anni della linea di moda Marni (socio di maggioranza, Renzo Rosso); una maniera non delle più sobrie per informarlo che il restauro appena iniziato si deve alla generosità dello stesso Rosso a seguito di un accordo firmato dall’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni.

 

Certo che questa città rigurgita di mecenati, pensa il Visitatore; il magnate del lusso Francois Pinault che ha rimesso a nuovo Palazzo Grassi e Punta della Dogana e poi ci ha piazzato le sue collezioni d’arte private; Prada che si è presa Ca’Corner della Regina collocando la Fondazione al primo piano e gli appartamenti privati al secondo, e ora anche lo storico patron della Diesel…

 

Poi, attraverso l’associazione Veneziacambia 2015 (un gruppo di cittadini in campo per la difesa dei beni comuni), il Visitatore scopre che, in cambio dei cinque milioni di euro del suo contributo, il mecenate Rosso ha ottenuto dal Comune diverse cosucce; non solo l’affissione sull’assito del cantiere dei manifesti con vista sul Canal Grande, ma anche “la personalizzazione e la brandizzazione” dell'intera struttura del ponte, dei vaporetti che vi transitano, e perfino di due imbarcaderi.

 

A quel punto il Visitatore si chiede come mai i gondolieri non abbiano ricevuto delle apposite salopette in denim griffate Diesel, perché con le tradizionali maglie a righe orizzontali stonano con tutto il resto.

 

ponte di rialto roberto rosso dieselponte di rialto roberto rosso diesel

Ma forse c’è tempo per rimediare. Forse bisogna aspettare che il Fontego dei Tedeschi, sventrato delle strutture cinquecentesche, venga trasformato dalla Benetton in un centro commerciale perfino più sontuoso di quello aperto di recente nei pressi del Ponte di Calatrava; solo allora potremo godere dell’effetto sistema dell’intera zona di Rialto.

 

 

Imbarcandosi sul vaporetto nero pece brandizzato DIESELREBOOT, il Visitatore ripensa alle Gallerie dell’Accademia, e conclude che quelle nuove sale sono un’eccellente metafora di quanto sta accadendo in tutta Venezia.

 

Per non morire, la Serenissima si sta consegnando ai privati ed è sempre più simile a uno showroom.

 

L’arte deve essere accessibile agli sponsor, e lo sponsor è talmente accessibile all’arte che fa come se fosse a casa sua. Il privato fa il suo mestiere: se gli dai il dito lui non si ferma più, mette i telefonini nella pinacoteca e i manifesti sul Canal Grande; sta al pubblico tenere la barra dritta, vedere la differenza tra un mecenate e uno sponsor, e stabilire i limiti.

 

Per riuscirci però ci vogliono regole certe, istituzioni sane, e soprattutto uno Stato degno di questo nome; la Samsung, la Diesel o qualcun altro si offre per ristrutturarlo?

 

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO