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UN VERO RINGO-GLIONITO - ESCE IL NUOVO ALBUM DEL 73ENNE RINGO STARR: “LA MIA VITA È ANDATA A ROTOLI DOPO I BEATLES PERCHÉ DROGHE E ALCOOL ERANO DIVENTATI PIÙ IMPORTANTI DI OGNI ALTRA COSA” – “LA TERRA MUORE, NEL 2075 COLONIZZEREMO ALTRI PIANETI”

Andrea Laffranchi per il “Corriere della Sera”

 

RINGO STARR RINGO STARR

«Sono stato fortunato». Ringo Starr riconosce la sua buona stella. L’ex Beatles torna con la memoria all’estate del 1962. Allora era il batterista di Rory Storm and The Hurricanes , una band con un buon seguito a Liverpool. Un giorno arriva la chiamata di Brian Epstein, manager dei Beatles, pure loro ancora un gruppetto locale, che lo vorrebbe per sostituire Pete Best. Il 18 agosto di quell’anno c’è il primo concerto dei quattro. E il resto è storia. 
Nel nuovo album di Ringo, «Postcards from Paradise», c’è una canzone, il titolo è proprio «Rory and The Hurricanes», che ci riporta a quegli anni.

 

RINGO STARRRINGO STARR

«Nei miei album più recenti c’è sempre una Liverpool song . Questa parla della prima volta che con Rory andammo a Londra per vedere la grande città, il posto da dove veniva, per noi inglesi, il rock and roll. Non avevamo soldi, mangiavamo solo pane e marmellata, le ragazze non ballavano con noi per il nostro accento...». La star, 74 anni, continua a pescare nell’album dei ricordi.

 

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«Avevo conosciuto Paul, John e George durante un tour in Germania mentre io ero con un altro gruppo. Mi piaceva la loro formazione e avevo pensato la mossa successiva della mia carriera avrebbe dovuto essere quella di unirmi a loro. Non sapevo quale sarebbe diventata la band più famosa, sentivo solo che assieme saremmo stati dei grandi musicisti e che loro erano dei grandissimi autori. Alla fine il mondo si è innamorato di noi». 


La sua vita è cambiata grazie a quella sliding door . «Sono stato fortunato. Perché nessuno sapeva come sarebbe finita. Però non dimentichiamo che dall’altro lato della medaglia mi davano del pazzo perché lasciavo Rory», racconta il batterista. 
Ringo ha registrato le canzoni di «Postcards from Paradise» nella sua casa di Los Angeles. «Il concept del disco parte come sempre da quando mi metto al sintetizzatore per provare qualche accordo e delle basi ritmiche.

 

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Poi ci suono sopra la batteria. Non sono ancora canzoni, ma lì c’è già quello che sarà il mood dei lavori. Poi chiamo degli amici o degli autori e nascono i brani». Fra i colleghi passati in studio questa volta ci sono tra gli altri Dave Stewart (Eurythmics), Joe Walsh (Eagles), Steve Lukather (Toto). Nel testo di «Bring the Party Down» prende in giro quelli che a una certa età continuano a fare i ragazzini.

 

«L’ho scritta con Lukather chiacchierano su quelli che a 50 anni girano ancora col codino... C’è un proverbio cinese che dice “puoi fare tutto quello che vuoi fino ai 40 e poi ti devi dedicare agli affari”. Io forse sono andato un po’ oltre, però...».

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Affiorano i ricordi degli anni selvaggi. «La mia vita è andata a rotoli dopo i Beatles. E non perché i Beatles si fossero sciolti, ma perché droghe e alcool erano diventati più importanti di ogni altra cosa nella mia vita». Ora è pulito: «Ventisei anni fa ho smesso: non bevo e non mi drogo più da allora. Sento che la mia vita è migliorata, ho più energie, faccio dischi, vado in tour.... e vivo di giorno». Si preoccupa ancora per il futuro della Terra. «Stiamo distruggendo questo mondo... Nel 2075 ci saranno per forza colonie su altri pianeti», si infervora. E sui saluti il vecchio cuore hippie continua a battere: «peace and love», pace e amore. 
 

Ringo StarrRingo Starrringo starr nel 1965ringo starr nel 1965ringo starr peace and loveringo starr peace and love

 

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