daniel pennac

“HO RISCHIATO DI DIVENTARE UN ASSASSINO” – DANIEL PENNAC TORNA CON UN LIBRO E RACCONTA IL SUO LATO OSCURO: “QUANDO ERO RAGAZZO HO PASSATO OTTO ANNI RINCHIUSO IN COLLEGIO CON I BULLI E MENAVO CHI TENTAVA DI UMILIARMI. UN GIORNO MI SONO SVEGLIATO DOPO UNA NOTTE DI RISSE IN STRADA. E MI SONO IMMAGINATO NEI PANNI DI UN ASSASSINO” - "TRUMP RIELETTO ALLA CASA BIANCA? MI SORPRENDE FINO A UN CERTO PUNTO, NON HO MAI PENSATO AGLI STATI UNITI COME A UNA DEMOCRAZIA. È UNA DITTATURA DELL’INDIVIDUALISMO”

Anais Ginori per repubblica.it - Estratti

 

 

DANIEL PENNAC

«Ho rischiato di diventare un assassino» confida Daniel Pennac. Domandandosi perché ha immaginato un cattivissimo gangster in Capolinea Malaussène, lo scrittore rivela di aver avuto anche lui pulsioni omicide quando era ragazzo in collegio, tormentato da bulli che lo volevano umiliare. Pennac torna in libreria con un libro in parte autobiografico che Gallimard ha definito come il prequel della famosa saga dei Malaussène, il ciclo di otto romanzi che ha accompagnato i lettori per oltre quarant’anni, con più di cinque milioni di copie vendute.

 

 

Il mio assassino, tradotto in italiano come sempre da Yasmina Mélaouah per Feltrinelli, ripercorre l’infanzia di Nonnino, il temibile capo banda protagonista dell’ultimo volume della sua tribù di carta. Doveva essere un capolinea e invece è una ripartenza. Il mio assassino — uno dei libri più personali di Pennac — è soprattutto il pretesto per rendere omaggio a una galleria di persone-personaggi che compongono un universo intimo e letterario, in cui la scrittura è «la continuazione dell’amicizia con altri mezzi».

 

«Mi interessava parlare di loro» racconta lo scrittore francese nella sua casa di Belleville, indicando la biblioteca dove — tra un ritratto di Marcel Proust e uno di Fernando Pessoa — ci sono le foto in bianco e nero di amici e sodali. Isabelle, diventata la regina Zabo, Petit Louis che si ritrova in Tijo e Jérémy Malaussène, Robert alias Loussa de Casamance, e tanti altri.

daniel pennac cover

 

Partiamo da Nonnino, il supercattivo di Capolinea Malaussène. Da dove è spuntato?

«Ero in un periodo in cui Gallimard mi incalzava perché erano già passati cinque anni dall’uscita de Il caso Malaussène. Nel frattempo avevo avuto voglia di dedicarmi ad altro, a Fellini e ai sogni per esempio, e sinceramente non avevo idea di come sarebbe stato il seguito ormai annunciato dall’editore.

 

Un giorno mi sono messo e bing, è arrivata quella frase. «Allora, Kebir, hai ripulito per bene?». È diventato un golpe letterario. È bastata una frase a creare una necessità romanzesca e installare un personaggio — Nonnino — che ha preso il potere sulle successive quattrocento pagine».

 

E quindi ha avuto voglia di risalire alle origini di questo “golpe letterario”?

«È forse uno dei personaggi più lontani dal mio universo. Per andare alla genesi di Nonnino ho pensato di raccontare la sua infanzia e il suo primo colpo, quando ha organizzato un autosequestro per incassare un riscatto».

daniel pennac

 

Non riveliamo tutto.

«Giusto, diciamo solo che già da bambino era molto serio. Il punto comunque è capire come sia potuto scaturire da me un personaggio nerissimo come Nonnino. In parte immagino che sia il disincanto che mi suggerisce la nostra epoca, con dei veri supercattivi che trionfano. Oggi vediamo Trump che è appena stato rieletto alla Casa Bianca. Mi sorprende fino a un certo punto, non ho mai pensato agli Stati Uniti come a una democrazia. È una dittatura dell’individualismo. Lo diceva già Montesquieu: il dramma degli uomini è di essere governati da persone indegne. Questo è il contesto generale ma dentro Nonnino ci sono tante altre influenze, anche più personali».

 

 

A quali influenze si riferisce?

«C’è una cosa che non ho scritto nel libro, e forse aggiungerò nell’edizione tascabile. Da ragazzo ho passato otto anni rinchiuso in collegio. Otto anni di prigione, in cui c’erano dei compagni che provavano a fare i bulli con me. Esattamente come succede ancora oggi a tanti ragazzi. Solo che io non lo sopportavo e menavo chiunque tentasse di umiliarmi fisicamente. Non avevo paura di nulla.

 

Nel mio lungo e disastroso percorso verso la maturità, durato fino a vent’anni, un giorno mi sono svegliato dopo una notte di risse in strada. E mi sono immaginato nei panni di un assassino. Ho pensato: se non mi fermo ora, ucciderò qualcuno. Dall’età di 19 anni fino a quasi 80 anni, non ho mai più alzato le mani su nessuno. È chiaro però che avrei potuto diventare anche io come Nonnino».

 

daniel pennac

(…)

 

C’è tanto di autobiografico nei Malaussène?

«È uno scoop: i Malaussène sono una grande opera di autofiction. Scherzo, non ne sarei mai stato capace. Per me l’autofiction è un lavoro da sbirro. Per esempio, mi dovrei mettere a spiegare che oggi sono così perché ho avuto un papà cattivo e una mamma atroce? No, non m’interessa. Così come non mi domando quando e perché scrivere un libro. Qui, forse c’è stato il fatto che avevo terminato l’ultimo Malaussène e dovevo congedarmi da tutti questi personaggi. Dopo quarant’anni, subentra una forma di solitudine».

 

Il punto finale sui Malaussène non esiste?

DANIEL PENNAC 1

«Penso invece che sia finita, a meno che un giorno non arrivasse un nuovo impulso, ma dovrebbe essere molto, molto forte».

 

 

Il libro e gli incontri a Milano a Bookcity

Il mio assassino di Daniel Pennac (Feltrinelli, traduzione di Yasmina Mélaouah, pagg. 144, euro 16) è in libreria da domani. L’autore lo presenta a Milano, nell’ambito della rassegna Bookcity, domenica 17 novembre alle ore 20, teatro Franco Parenti. Con Stefano Bartezzaghi

daniel pennacDANIEL PENNACDANIEL PENNAC COVER LIBRO 1

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…