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LA ROMA DEI GIUSTI - A KEVIN SMITH DOBBIAMO MOLTO, MA “TUSK”, UNA STRAVAGANZA HORROR DEMENZIALE CON VARIAZIONI TARANTINIANE, NON GLI È RIUSCITO
Marco Giusti per Dagospia
Festival di Roma. Beh, siamo tutti debitori a Kevin Smith per i suoi “Clerks”, primo e secondo, e ora ne gira pure un terzo (con la grande Rosario Dawson), e per la saga di “Jay and Silent Bob”. Da anni coltiva pure una passione per le stravaganze horror demenziali come “Red State”, dedicato alle sette americane.
Questo “Tusk” che è passato un po’ inosservato al Festival di Roma, e che non è da considerarsi tra i suoi film più riusciti, fa parte proprio di questo lato più oscuro del regista e ripropone il protagonista di “Red State”, cioè Michael Parks, lanciato come Adamo ai tempi di “La Bibbia” di John Huston, poi scomparso nelle serie tv e infine recuperato da Quentin Tarantino che lo ha voluto in parecchi dei suoi film anche in ruoli diversi, come in “Kill Bill”.
Kevin Smith in “Tusk” tenta una sorta di horror con variazioni tarantiniane, c’è un personaggio che si chiama addirittura Kill Bill Bob, poi un detective, Guy La Pointe, che avrebbe dovuto interpretare proprio Quentin, ma che alla fine è interpretato da Johnny Depp in maniera anche un po’ eccessivamente grottesca, e Michael Parks in doppio ruolo, come il serial killer Howard Hove, colto e gran narratore e il dottore Bartholomew Fusier, più stupido e imbranato. Siamo in Canada, a Manitoba, a due ore da Winnipeg. Lì vive un curioso personaggio, Howard Hove appunto, vecchio marinaio e raccontare di storie, ossessionato dalla sua esperienza con i trichechi e dall’amicizia con uno di loro, detto Tusk.
Completamente pazzo, adesca dei giovani promettendo ospitalità a casa sua, la solita villa isolato in un bosco, e li trasforma in trichechi con una serie di operazioni criminali pensando di poter ricostruire così il suo vecchio amico Tusk. C’è un detective del Quebec, Guy LaPointe, sulle sue tracce da anni. E ci sono due americani, Ally e Teddy, cioè Genesis Rodriguez e Haley Joel Osment (il bambino de “Il sesto senso”), che sono alla ricerca del loro amico baffuto Wallace Bryton, cioè Justin Long, scomparso proprio da quelle parti per intervistare Howard Hove.
Se la prima parte è piuttosto ironica, con Wallace che parte per il Canada per lavoro dopo aver lasciato la sua ragazza Ally, nella seconda inizia il terrore. Siamo dalle parti degli horror stravaganti, ricordate “Sssnake” di Bernard Kowalski, anche se non si era mai tentato un horror coi trichechi.
Non perfettamente funzionante nella costruzione generale, il film offre comunque a Michael Parks il modo di dimostrare le sue grandi doti recitative e le sue gamme di accenti americani infiniti, per questo Tarantino lo adora, e vanta grandi effetti mostruosi a opera di Robert Kurtzman, il genio dietro le mostruosità di “Dal tramonto all’alba”, “Re Animator”, “L’armata delle tenebre”.
kevin smith con la figlia
tusk1
johnny depp in tusk
michael parks in tusk