enrico ruggeri

"SON CRESCIUTO CON GENESIS E BOWIE NON HO VOGLIA DI SENTIRE LA MUSICA DI OGGI" - ENRICO RUGGERI: “OGGI SUONI PER DIVENTARE FAMOSO, È RIVALSA SOCIALE - PRIMA DEL PUNK C'ERA IL PROG, MUSICA CHE POTEVI SUONARE SOLO SE AVEVI FATTO IL CONSERVATORIO. POI ARRIVA IL PUNK, VAI A LONDRA E TROVI RAGAZZI CHE SUONANO PEGGIO DI TE, PERÒ SONO I CLASH, I SEX PISTOLS - UN 65ENNE DI OGGI AVEVA 11 ANNI QUANDO KEITH RICHARDS SCRIVEVA IL RIFF DI SATISFACTION, HA IL DIRITTO DI ESSERE PIÙ ROCKER DI UN SEDICENNE

Piero Negri per “la Stampa”

 

enrico ruggeri alma

Dal 2017 a oggi, Enrico Ruggeri ha compiuto 60 anni, scritto un'autobiografia (Sono stato più cattivo, Mondadori), riaperto il «laboratorio dei Decibel» (parole sue), con cui non faceva dischi dal 1980, pubblicato un album tutto suo, Alma. Alma si apre con una canzone scritta con suo figlio Pierenrico (in arte Pico Rama), una sorta di bilancio di vita «Pico aveva la musica, quasi tutta, e una sola frase: "La paura che mi prende parte dal profondo di me". Il resto è mio. Sì, è curioso scrivere un pezzo con un figlio che ha 33 anni meno di te e parlare della fase avanzata della vita».

 

Ha cominciato a pensarci?

«Forma 21, sull' album, parla di quello, della morte. Quando morì suo marito Lou Reed, Laurie Anderson scrisse su Twitter: "È morto mentre faceva la forma 21 del tai chi, le sue mani andavano verso il cielo e ho letto in lui un' espressione di stupore". Anche a me è capitato di assistere una persona negli ultimi attimi e vedere stupore».

enrico ruggeri

 

Nel libro per parlare di morte usa l' espressione «andare altrove». Quindi un altrove c' è?

«Sì, nulla avrebbe senso se non ci fosse il pensiero di un altrove. Perché tutti cercano di lasciare qualcosa di sé? In un mondo così ingiusto, peraltro, in cui uno muore a tre anni, l' altro a 90, uno nasce miliardario e l' altro senza nulla da mangiare Qualcosa dopo succede».

 

Lou Reed è stato importante per lei?

«Sì, lui e David Bowie. Bowie premiato dal mercato, però capace di cambiare sempre. Lou Reed refrattario al mercato. Due lezioni di vita, al di là delle canzoni meravigliose».

 

A proposito di mercato, ha detto di essere stato in passato troppo accomodante. Davvero?

enrico ruggeri claudio bisio pau

«Nei rapporti di lavoro mi sono fidato eccessivamente. Ma è la storia del 90% dei cantanti: se hai la sensibilità per scrivere canzoni è difficile che tu sia un uomo d' affari. C' erano anni in cui sarebbe stato meglio fare venti palasport e poi sparire. Quando ho vinto Sanremo con Mistero ho fatto 180 concerti. Il fatto è che sul palco mi diverto, ho un entusiasmo perfino eccessivo. Ci sono salito su 3500 volte. Tante, anche in 40 e più anni di carriera».

 

Le annota ancora sul diario?

enrico ruggeri

«L'ho fatto finora, perché smettere? Niente di speciale: torno a casa e mi segno i pezzi fatti».

 

Lo fa anche Gianni Morandi.

«Sì, lui tiene il diario e anche la contabilità, io quella no».

 

Rocker o cantautore, lei si muove sempre in gruppo.

«Un tempo era la norma, oggi nessuno sa chi è il chitarrista di Mengoni o il bassista di Tiziano Ferro. Un tempo se ti piaceva suonare cercavi altri con cui farlo. Oggi suoni per diventare famoso. Non c'è urgenza di esprimersi. È rivalsa sociale».

 

enrico ruggeri 5

Per lei la musica cos'era?

«Trovare una dimensione mia. Sono Ruggeri della III H, quello che suona. Suono, quindi non c' entro niente con voi. Così pensavo a 15 anni».

 

È ciò che intende per «punk»?

«Prima del punk c'era il prog, musica meravigliosa che potevi suonare solo se avevi fatto il Conservatorio. Poi arriva il punk, vai a Londra e trovi ragazzi che suonano peggio di te, però sono i Clash, i Sex Pistols, i Damned. Hanno rabbia, forza, identità di suono. Capisci che anche senza Conservatorio puoi dire la tua».

 

Più che musicale, approccio

«Ideologico. La prima volta che in Italia si usa la parola punk fu per i Decibel. È inoppugnabile».

 

enrico ruggeri campagna contro la guerra in siria 22

Racconta la storia della sua famiglia. È stato liberatorio?

«Discendo da famiglie che erano state ricche e di elevata classe sociale: mia nonna paterna aveva una cappella in casa per non abbassarsi ad andare in chiesa. Ho ereditato il disprezzo, la nonchalance per il denaro dei ricchi, ma ho anche la rabbia dei poveri, perché quando sono arrivato io era crollato tutto. Non ho ereditato niente. Una situazione ideale».

 

Dal punto di vista culturale e musicale cosa ha ereditato?

«Mia madre era una pianista classica, mio padre ascoltava molta musica, solo classica. I miei avevano quarant' anni più di me, erano veramente un' altra generazione. La classica era la musica delle élite. È ciò che oggi è il rock».

ENRICO RUGGERI

 

Il rock è d'élite o per anziani?

«Un 65enne di oggi aveva 11 anni quando Keith Richards scriveva il riff di Satisfaction, ha il diritto di essere più rocker di un sedicenne. Poi ai concerti vedo tanti ragazzini. Ma è un' élite, a ogni età».

 

Della musica di oggi non c' è niente che le piace?

«Non è che non c' è niente, è che io non la ascolto. Il primo concerto della mia vita a 15 anni è stato Emerson Lake & Palmer, a vent' anni andavo al Marquee per i Damned, ho visto dal vivo Paul McCartney, Bowie, Lou Reed, Yes, Genesis, King Crimson Non ho voglia di sentire i dischi di questi qua. Non è snobismo, semplicemente se vado a casa e metto su Selling England by the Pound sono più contento».

 

Altri tempi L' era social ci condanna alla superficialità?

«Gli ottimisti dicono che ci condanna alla sintesi, ma la sintesi spesso è superficialità».

Ultimi Dagoreport

elon musk trump zelensky jd vance

DAGOREPORT – LE SPARATE DI ELON MUSK SONO SOLO UN MODO PER ATTIRARE L’ATTENZIONE E RISPONDERE AL PRESENZIALISMO DI JD VANCE, CHE MR. TESLA CONSIDERA UN “BURINO” – IL MILIARDARIO KETAMINICO HA PRESO MALISSIMO LA VISIBILITÀ OTTENUTA DAL VICEPRESIDENTE USA GRAZIE ALL’IMBOSCATA TESA A ZELENSKY. TRUMP CONOSCE BENE L’EGO-MANIA DEL SUO “DOGE”: PER QUESTO HA CHIESTO AL CONGRESSO UNA STANDING OVATION PUBBLICA PER MUSK (E QUELLO, TUTTO TRONFIO, SI È ALZATO COMPIACIUTO MOSTRANDO IL POLLICE)…

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?