ALLA SCOPERTA DI ANGKOR, LA ROMA DELL’ORIENTE, UNA MERAVIGLIOSA METROPOLI CHE CADDE PER L’ECCESSIVA URBANIZZAZIONE

Alessandra Baduel per "La Repubblica"

All'epoca dell'impero Khmer il tempio cambogiano di Angkor era al centro di un'enorme metropoli medievale, la più grande mai identificata nel mondo preindustriale, che subì gli effetti dell'eccessiva urbanizzazione combinati con un repentino cambiamento climatico e finì in rovina.

Merito della scoperta, e della lezione dal passato buona per il nostro presente, è stata l'idea degli archeologi al lavoro sulle vestigia Khmer di usare il Lidar, fusione delle due parole light e radar: uno strumento creato negli anni Sessanta, ma ancora poco usato in archeologia, che permette, sorvolando un'area, di individuare e registrare la conformazione del terreno e di quanto c'è sotto, penetrando anche la giungla più fitta.

«In venti ore di volo», ha spiegato l'archeologo australiano Damian Evans al
New York Times, «abbiamo ottenuto quello che, lavorando sul terreno, avremmo scoperto solo dopo decenni di esplorazioni».

Venti ore nelle quali il Lidar, montato su un elicottero, ha bombardato il suolo, coperto di giungla e campi di riso, con milioni di impulsi laser, misurando le singole distanze fra lo strumento e il terreno e dando così ai ricercatori tutti gli elementi per creare una mappa dei circa 370 chilometri quadrati che circondano gli antichi siti Khmer attualmente esistenti: Angkor, Phnom Kulen e Koh Ker.

Il risultato ha rivelato un'imprevedibile urbanizzazione che fra 800 e 1300 si è andata estendendo intorno ai templi, con strade che fuori dalle mura di Angkor Wat componevano una vasta griglia cittadina e una rete di sistemi idraulici e serbatoi che consentiva la prosperità di una fitta e ben organizzata "città espansa", inclusi dei lunghi argini "a bobina" probabilmente usati per l'agricoltura necessaria a nutrire le sue svariate centinaia di migliaia di abitanti.

Uno sviluppo che secondo il gruppo internazionale di archeologi, la cui ricerca è in via di pubblicazione nella rivista The Proceedings of the National Academy of Sciences of United States of America, può aver contribuito alla decadenza dell'impero Khmer perché, come suggeriscono i risultati del Lidar, la deforestazione legata all'urbanizzazione potrebbe aver aumentato gli elementi di fragilità dell'intero sistema urbano.

Verso il 1300, quando ormai l'impero Khmer si estendeva in buona parte dell'attuale Cambogia, nella Thailandia centrale e nel Vietnam meridionale, gli acquedotti cominciarono a riempirsi di depositi di sabbia. L'analisi degli anelli degli alberi, fatta negli scorsi anni dagli stessi ricercatori, segnala che in quel periodo ci fu un decennio di monsoni molto più violenti del solito abbinati a fasi di siccità.

Sono stati i resti di uno sfioratore, componente tipico di ogni canalizzazione, a spingere gli archeologi a tentare la via del Lidar, convinti che li avrebbe aiutati a scoprire le tracce dell'antica città di Mahendraparvata, citata nelle iscrizioni. E con quelle tracce, hanno trovato anche le ragioni della sua fine.

 

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