SEXY RICATTO ALLA MEDIORENTALE – A ROMA, UNA BELLA SIRIANA "AGGANCIA" UN GENERALE ANTI-GHEDDAFI E POI GLI CHIEDE DEI SOLDI - MA AL PROCESSO NON CI SONO NÈ IMPUTATI NÈ PARTI LESE

Giuseppe Scarpa per ‘La Repubblica- Roma'

La rivolta in Libia in pieno svolgimento. Quella in Siria appena agli inizi. E poi Roma, città dell'intrigo. Dove si incrociano in una notte di passione, 6 maggio 2011, El Mismari Nuri Masaud, potente generale anti-Gheddafi e un'affascinante donna siriana appena conosciuta, Nourheluda Ateek, pare vicina al dittatore siriano Bashar al-Assad.

Infine il ricatto avanzato poche ore dopo la liaison, il 6 maggio 2011: «O mi consegni 250 mila euro o ti denuncio alle forze dell'ordine e alla stampa per avermi violentata». Detto, fatto. Almeno la querela ai carabinieri, presentata già il 7 maggio, che però si rivelò un buco nell'acqua. Procedimento archiviato e indagine, diretta dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, contro Ateek e marito. E sì perché in questa storia compare all'improvviso anche il coniuge. Che alla fine con la consorte si guadagnerà un'imputazione per tentata estorsione e calunnia contro il generale anti-Gheddafi.

Un processo particolare se si considera che tutti i protagonisti della "spy story" sono scomparsi. La donna rientrata in Siria assieme al marito. Quest'ultimo morto. Ucciso, poco dopo il rientro in patria, nel conflitto siriano combattendo a favore del dittatore di
Damasco. E infine il generale Nuri Masaud oggi in Medio-Oriente ma che nei giorni successivi al ricatto si precipitò a Parigi. E pensare che comunque il generale fu pronto a cedere poiché, come è emerso dalle testimonianze a processo, un uomo fidato di Masaud era pronto a consegnare una valigetta alla signora e al consorte.

Il marito di Ateek che nella storia spunta in un secondo momento. Arrivò dalla Siria a dare man forte alla moglie. Con l'intento, accompagnato dalla consorte, di farsi consegnare i soldi dal generale. Una sorta di risarcimento per l'onore leso. Con il ricatto sempre presente sullo sfondo di uno scandalo mediatico.

Soldi che alla fine Masaud si decise a consegnare ma che materialmente non furono mai presi dai due coniugi. La polizia li arrestò prima che mettessero le mani sulla valigetta. Infine la scadenza dei termini della misura cautelare per la coppietta siriana che rientrò subito in patria. Se i due ricevettero il mandato da Damasco per screditare la resistenza anti-Gheddafi rimane un mistero. Difficile da comprendere visto che a processo fisicamente non ci sono né parti lese né imputati. Spetterà comunque al giudice Vincenzo Terranova emettere sentenza il prossimo 14 maggio.

 

monica maggioni intervista bashar al assad El Mismari Nuri Masaud e Gheddafi El Mismari Nuri Masaud El Mismari Nuri Masaud

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