FOLLYWOOD ANTI-HILLARY - SUSAN SARANDON, MICHAEL MOORE, EDWARD NORTON FIRMANO UN APPELLO A SOSTEGNO DELLA SENATRICE LIBERAL WARREN: LA SINISTRA HOLLYWOODIANA SI SPACCA SUL CANDIDATO DEMOCRAT ALLA CASA BIANCA

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

 

hillaryhillary

Hollywood divisa sulla scelta del candidato alla successione di Obama? Parlare di spaccatura forse è eccessivo, ma l’appello pro Warren firmato da 90 attori fa squillare un campanello d’allarme nel quartier generale di Hillary Clinton. Sulla sua marcia trionfale verso la «nomination» democratica per le presidenziali del 2016 grava da tempo l’ombra provocata da una nuvoletta: quella, appunto, della possibile candidatura di Elizabeth Warren, la senatrice «liberal» del Massachusetts che la sinistra del partito democratico voterebbe molto più volentieri di una ex «first lady» che considera troppo asservita agli interessi di Wall Street e della grandi «corporation», oltre che vecchiotta. 
 

BILL E HILLARY CLINTON AL FUNERALE DI MARIO CUOMOBILL E HILLARY CLINTON AL FUNERALE DI MARIO CUOMO

Solo una nuvoletta, per ora, perché la Warren stessa ha sempre respinto gli inviti a scendere in campo, mentre il vertice del partito è convinto che, per vincere le elezioni, serve un candidato che ruba voti ai repubblicani al centro, non uno di estrema sinistra. Ma un segnale allarmante per l’ex segretario di Stato arriva ora da Hollywood, da sempre un motore delle campagne elettorali progressiste grazie alla popolarità e alla generosità delle stelle democratiche del cinema. 
 

elizabeth warren elizabeth warren

Se spera di raccogliere a Beverly Hills buona parte dei fondi per la sua campagna elettorale, Hillary Clinton farebbe bene a riflettere sull’appello di «Artists for Warren». In tutte le località americane la sinistra «liberal» sotto la spinta di organizzazione come MoveOn.org sta promuovendo la campagna «Run Warren Run» per spingere la senatrice a candidarsi. In molte città si sono formati circoli piccoli ma combattivi, appoggiati anche da molti professionisti. 
 

elizabeth warrenelizabeth warren

A Hollywood il movimento ha preso più consistenza: tra i novanta firmatari di quello che suona soprattutto come un appello per bloccare la Clinton ci sono Susan Sarandon, Michael Moore, Edward Norton, Mark Ruffalo e Olivia Wilde: attori e registi celebri impegnati a sinistra, ma mancano i grossi calibri del cinema.

 

clooney e amal ai globesclooney e amal ai globes

Anche perché la Clinton, scottata dal precedente del 2008 quando lo «sconosciuto» Obama trovò una delle prime consacrazioni proprio tra gli studios cinematografici a scapito di Hillary, stavolta si è mossa in anticipo: ha già incassato il sostegno di altre icone della sinistra cinematografica e musicale come George Clooney, Barbra Streisand, Pharrell Williams, Elton John e anche personaggi come Katy Perry ed Eva Longoria, in passato testimonial per Barack Obama. 
 

susan sarandonsusan sarandon

Ma, appunto, incombe la memoria del precedente del 2008: probabilmente Hillary non entusiasmava allora e non entusiasma oggi. Ma allora c’era l’alternativa Obama, mentre oggi nessuno dei possibili concorrenti democratici della ex «first lady» scalda i cuori. Salvo, appunto, la Warren. 
 

il regista michael mooreil regista michael moore

Per adesso l’allarme è relativo, visto che lei continua a escludere una candidatura. E infatti Hillary ha rinviato a luglio l’inizio della sua campagna perché, correndo praticamente da sola, non ha bisogno di fare una volata troppo lunga che potrebbe produrre un effetto-noia su media ed elettori. Ma il moltiplicarsi dei gruppi pro-Warren fa temere ai democratici che quella della Clinton possa rivelarsi una campagna a «bassa temperatura«, senza una grande mobilitazione di attivisti e finanziatori. 
 

eva longoriaeva longoria

Senza contare che la senatrice, pur ripetendo sempre di non essere interessata alla Casa Bianca, sta moltiplicando le sue apparizioni negli eventi più significativi della sinistra. E a volte non risparmia critiche alla Clinton, dipingendola come un politico spregiudicato che ha tradito i suoi principi per raccogliere più soldi per la sua campagna elettorale. 

 

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