bagarini concerti rock

VIENI AVANTI, BAGARINO - DA SPRINGSTEEN AI COLDPLAY: RAZZIA DI BIGLIETTI PER I CONCERTI ROCK. MA I TICKET ESAURITI SUI SITI UFFICIALI RICOMPAIONO, FINO A DIECI VOLTE PIÙ CARI, SU QUELLI DEGLI SPECULATORI - GLI ORGANIZZATORI: “AL MOMENTO NON C’E’ SOLUZIONE” - SABATO IN VENDITA I DEPECHE MODE

Filippo Santelli per la Repubblica

 

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La buona notizia per gli amanti del rock è che a giugno i Depeche Mode suoneranno in Italia, a Roma, Milano e Bologna. La cattiva è che per accaparrarsi un biglietto, quando sabato saranno in vendita, non basterà vincere la solita gara di corsa tra fan sfegatati.

 

Una bella fetta dei tagliandi infatti si dileguerà all’istante dalla biglietteria ufficiale di TicketOne per ricomparire sulle piattaforme di rivendita come Viagogo, TicketBis o StubHub, a prezzi due, tre, dieci volte maggiori. Ormai è la regola quando una grande band arriva da noi.

 

COLDPLAYCOLDPLAY

È successo per l’ultimo concerto di Bruce Springsteen, pochi giorni fa per le due, attesissime, date dei Coldplay. TicketOne intasato, utenti infuriati, biglietti volatilizzati in pochi secondi, ma subito offerti a decine da privati su Viagogo e simili, con annessa cresta: 166 euro per uno da 46, anche 1.700 per i posti numerati da 166, ha denunciato il Codacons alla procura di Milano.

 

«Al momento non c’è soluzione », ammette Vincenzo Spera, presidente dell’associazione degli organizzatori di concerti Assomusica. Ciò che i bagarini hanno sempre fatto davanti agli stadi, ora la tecnologia lo permette su scala industriale. I ticket bot, software scaricabili in rete per qualche centinaia di euro, aggirano i limiti di acquisto imposti dalle biglietterie online e pure i capcha, i codici che dovrebbero smascherare acquirenti non umani.

 

Così è possibile rastrellare decine di biglietti da piazzare poi sulle piattaforme di rivendita. Nate con fini lodevoli, permettere a chi non può più partecipare all’evento di non perdere i soldi, ma diventate un souk popolato da veri broker di biglietti, e dove secondo alcune stime della Bbc circola fino al 30% dei ticket dei grandi eventi.

 

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Tutto legale, libero mercato. Anche perché quello dei live, per gli artisti azzoppati dalla rivoluzione digitale, è diventato uno dei canali più lucrativi. Ma mercato non proprio trasparente, visto che tra i vari attori della filiera esistono incroci pericolosi. Il gruppo Live Nation per esempio è al contempo agente di star, il più grande organizzatore di concerti al mondo, Coldplay compresi, il primo botteghino digitale con TicketMaster e pure mercato secondario con piattaforme come TM+ e TicketsNow. E anche i tedeschi di Eventim, di cui fa parte TicketOne, fino al 2017 rivenditore unico per l’Italia, hanno il loro secondario: Fansale.

 

Nel mondo anglosassone qualcuno sta provando a riportare un po’ di regole nel sistema, a beneficio dei consumatori. Eric Schneiderman, procuratore di New York dove i bot sono vietati, ha compiuto un’indagine approfondita sul settore. I Mumford and Sons hanno chiesto al governo inglese di rendere più rigide le norme sulla rivendita.

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In Italia però gli artisti tacciono, nonostante i soldi che finiscono nelle tasche di bagarini e piattaforme sarebbero in realtà i loro (oltre che della Siae e dell’Erario, Iva non versata). Viagogo rivendica di aver sottratto al nero un mercato enorme, TicketOne non commenta. «I biglietti non sono permutabili o cedibili a titolo oneroso», sarebbe scritto sul retro. In realtà ai cancelli nessuno controlla.

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C’è chi, come la startup DynamiTick, propone di applicare anche ai concerti un prezzo variabile, come quello delle compagnie aeree, che va su quando la domanda è tanta. E chi, come Assomusica, invoca una nuova legge. Ma secondo Claudio Trotta, il promoter fondatore di Barley Arts, è anche «un’etica che va ritrovata ».

 

Dopo aver visto «un 5, 10% dei biglietti» dei concerti di Springsteen sparire e riapparire sui siti di rivendita, lui che era l’organizzatore ha presentato un esposto alla procura di Milano. «L’economia dei concerti è stata snaturata a favore di terzi che nulla hanno a che vedere con chi fa musica – dice – quelle piattaforme vanno chiuse». La soluzione di mezzo, rendere nominativi o comunque tracciabili i ticket, piace poco a promoter e biglietterie: sarebbe un carico di lavoro aggiuntivo. Nel frattempo, beato chi trova un biglietto.

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