SE PER VOI FACEBOOK È CONFORMISMO E SELFIE E TWITTER È LA FOGNA DELL’EGO-LATRIA DISTILLATA, ALLORA IL SOCIAL CHE FA PER VOI È “WHISPER”, DOVE SI CONFESSANO TRADIMENTI, PAURE E VERITÀ SCOMODE (IN ANONIMATO)

Massimo Vincenzi per ‘La Repubblica'

«Tutti i neonati del mondo sono orrendi» e ancora: «Sono un chirurgo plastico e quando vedo queste belle donne venire da me per farsi rovinare definitivamente le loro facce divento pazzo».

In un mondo impiccato al politicamente corretto solo l'anonimato prevede l'onestà ai confini della maleducazione. Lo hanno capito i fondatori del social network più caldo del momento, Whisper: un sussurro digitale che consente di postare messaggi e foto senza farsi riconoscere.

Nata 21 mesi fa è una delle applicazioni più scaricate, i magazine americani la consacrano con inchieste e interviste ai fondatori: aveva un miliardo e mezzo di pagine viste a maggio, adesso sono più del doppio. E i numeri sono in continua crescita, anche se il dato sugli utenti non è ancora disponibile: nel mirino, secondo gli esperti, c'è l'altra star, ovvero Snapchat, e a breve potrebbe esserci il sorpasso.

Tanto che, come sempre in questi casi, iniziano a piovere i primi finanziamenti a colpi di milioni di dollari: «Ma non abbiamo fretta, non ho mai visto un'impresa internet perdere dei soldi: se hai utenti e noi ne abbiamo sempre di più gli affari prima o poi esplodono», spiega al New York Magazine il giovane amministratore delegato e cofondatore Michael Heyward dalla sede di Santa Monica. E adesso per la definitiva consacrazione viene assunto il migliore dei blogger, Neetzan Zimmerman, definito dal Wall Street Journal "il mago dei messaggi virali" e l'obbiettivo è esattamente quello: far girare il più possibile i contenuti, gli accordi con l'Huffington Poste con BuzzFeed servono a questo.

L'idea iniziale è talmente semplice da diventare geniale: «Le tendenze sul web hanno l'andamento di un pendolo. All'inizio l'anonimato dettava legge, era la caratteristica principale della Rete, poi è venuto Facebook e niente è stato più come prima. Adesso, dopo anni di iperesposizione, gli utenti iniziano a riscoprire il gusto di rimanere nell'ombra».

Whisper piace soprattutto ai giovani, l'età media è tra i 17 e i 18 anni, nove su dieci hanno tra i 18 e i 24 e questo ne fa l'applicazione regina nei licei e nelle università. A scorrere i messaggi l'anonimato si trasforma in un tuffo nell'acqua gelata della realtà, il contrario di Facebook dove va in scena una recita pubblica e dunque tutto viene truccato, abbellito. Ci si mette in posa e si sorride: ci sono le foto di vacanze dove brilla sempre il sole, le coppie sono innamoratissime e le amicizie durano in eterno.

Qui ci si imbatte in qualcosa di più vero, che oscilla - come nella vita di tutti i giorni - tra il banale e il drammatico. Ci sono ragazzi disperati dopo le prime cotte: «Quella stronza mi ha spezzato il cuore». Depressi che trovano insperata compagnia e solidarietà: «Sono l'unico nel mio liceo che ascolta musica classica, mi sento un emarginato». «No, ci sono anch'io: vedrai che crescendo i nostri amici capiranno e allora avremmo compagnia».
Il bullismo, che è il vero rischio dei post senza firma, resta ai margini: solo pochi episodi grazie anche a un team di quasi cento persone che moderano gli interventi.

Il dato anagrafico trasforma Whisper in una sorta di confessionale virtuale dove i ragazzi americani scrivono speranze e paure senza il timore di venire giudicati e messi alla berlina. Ci sono verità disarmanti: «Sono tanto triste, sento che non riuscirò mai a scappare via dalla città dove sono cresciuto e i miei sogni rimarranno intrappolati qui dentro».

Come nelle pagine dei vecchi diari, i genitori possono trovare qui la cartina di tornasole dell'umore dei loro figli e qualche volta la scoperta può non essere piacevole: «Adoro bere birra e fumare con la mia ragazza poi correre ad attraversare le rotaie del treno».

L'altra presenza massiccia è quella femminile, il 70% sono donne e in questo caso il quadro sconforta non papà e mamma ma i poveri maschietti che ne escono quasi sempre a pezzi: «Il mio ragazzo sta tutto il giorno davanti allo schermo con i suoi dannati videogame: lui non sa che io vorrei fare altro e prima o poi mi stufo». Oppure: «Io lo aspetto a letto, ma lui preferisce il computer: io lo vorrei qui senza tablet, smartphone e tutte quelle cose che lo divertono tanto». Come diceva un personaggio di un libro di Osvaldo Soriano: «Vuoi tutta la verità? Beh, proprio tutta no».

 

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