TUTTA LA RAI, CAVALLO INCLUSO, SCENDE IN CAMPO (E MINACCIA SCIOPERI A MANETTA, IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE) CONTRO RENZI E IL SUO GOVERNO: GLI 80 EURO LI PAGHIAMO NOI

Laura Cesaretti - per Il Giornale


Tutta la Rai, cavallo incluso, scende in campo (e minaccia scioperi a manetta, in piena campagna elettorale) contro Matteo Renzi e il suo governo. Viale Mazzini e i 13mila dipendenti della tv pubblica non ne vogliono sapere di partecipare alla spending review e di tirare la cinghia come chiesto dal premier, e di rimetterci per mettere gli 80 euro in busta paga ai redditi bassi.

E organizza la rivolta. Ieri il Consiglio di amministrazione si è riunito e ha approvato all'unanimità (compresi i due membri nominati dal Pd in era bersaniana, Colombo e Tobagi) un grido di dolore, sotto forma di lettera all'azionista Tesoro, sulle terribili «ricadute» che il taglio di 150 milioni di euro imposto dal governo avrebbe sull'azienda. Per pudore, l'approvazione della missiva è stata spostata a ieri: in realtà era sul tavolo già al Cda della scorsa settimana, quando però si doveva dare via libera ad un pacchetto di nuove nomine: sei indispensabili vicedirettori a Rainews.

Secondo la lettera al Tesoro firmata dal dg Gubitosi e dalla presidente Tarantola, si dice che con il taglio di 150 milioni il passivo Rai per il 2014 arriverebbe a 162 milioni, e si paventano «ricadute occupazionali». È stato ventilato anche un ricorso contro la legittimità del provvedimento Irpef, anche se Gubitosi frena: «Nessuna decisione in merito».

A farlo però ci pensa l'Usigrai, il sindacato interno, che (spalleggiato da Bonanni e Angeletti) nel corso di un'infuocata assemblea minaccia sia il ricorso che lo «sciopero generale». Il leader Cisl coglie l'occasione per tuonare minaccioso contro Renzi: «Se il governo non vuol avere a che fare con noi, sfascia il Paese».

All'assemblea ci si accapiglia: il presentatore Giletti lamenta che i talk show sono pochi (e non «troppi» come detto da Bonanni, che peraltro non se ne perde uno) e pure i giornalisti Rai si potrebbero sfoltire: «A che servono in 100 ad Aosta?». Piccatissimo, l'Usigrai replica che sono solo 23 (più 19 tecnici) ad animare la sede di Aosta, dove dall'infanticidio di Cogne non accade più nulla.

Le faraoniche sedi regionali dei Tg sono infatti nel mirino del governo, che le ha indicate come area di spesa da razionalizzare. «Sono indispensabili alla Rai 24 sedi regionali? O mille dirigenti? In Italia chiudono aziende di ogni tipo, e la Rai fa un concorso per altri 50 giornalisti per le sedi regionali», denuncia il renziano della Vigilanza Michele Anzaldi.

Intanto anche sul fronte riforme (pur accantonato fino alle Europee) Renzi deve fronteggiare la guerriglia parlamentare: Calderoli ha chiesto alla Giunta per il regolamento di Palazzo Madama di dichiarare nullo il testo base del governo, «votato dopo il mio ordine del giorno che lo inficia». Mentre alla Camera Lega, Sel, Fi e grillini abbandonano la Commissione che esamina il dl Poletti per protesta contro il «comportamento antidemocratico» del governo, che si appresta a mettere la fiducia.

 

 

Luigi Gubitosi LUIGI GUBITOSI OSSERVATORIO GIOVANI EDITORI viale mazziniAnnaMaria Tarantola Benedetta Tobagi STRETTA DI MANO TRA CALDEROLI E KYENGE MICHELE ANZALDIRaffaele Bonanni

Ultimi Dagoreport

donald trump xi jinping coronavirus mondo globalizzazione

DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI DELL'ORDINE GEOPOLITICO MONDIALE. UNO TSUNAMI MAI VISTO. DA ORIENTE A OCCIDENTE, SI STANNO CAGANDO SOTTO. TUTTI, ECCETTO UNO: LA CINA - AL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, L'UNICO ANTIDOTO È L’IMPERO DEL DRAGONE, LA SOLA POTENZA CHE OGGI PUO' RIBATTERE AD ARMI PARI AL BORDELLO NEO-IMPERIALISTA DELLA TECNODESTRA USA - DAVANTI AL BULLISMO DI TRUMP, XI JINPING È RIMASTO TRANQUILLO COME UN PISELLO NEL SUO BACCELLO. ALL’ANNUNCIO DEI DAZI USA AI PRODOTTI CINESI, LA RITORSIONE DI PECHINO È STATA IMMEDIATA - POCHI MEDIA HANNO SOTTOLINEATO QUAL È STATA LA DURA RISPOSTA DI XI JINPING SUL NAZI-PROGETTO TRUMPIANO DI DEPORTARE DUE MILIONI DI PALESTINESI: “GAZA È DEI PALESTINESI, NON UNA MERCE DI SCAMBIO POLITICA, NÉ TANTO MENO OGGETTO DI QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE IN BASE ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA" - RISULTATO: LE SPARATE DEL TRUMPONE STANNO RENDENDO INAFFIDABILE WASHINGTON AGLI OCCHI DEL MONDO, COL RISULTATO DI FAR SEMBRARE IL REGIME COMUNISTA DI XI JINPING, UN INTERLOCUTORE SERIO, PACIFICO E AFFIDABILE PER FARE AFFARI, A PARTIRE DALL'EUROPA. LA SVOLTA PRO-CINA DI URSULA CON SBERLA AL PRIMO BULLO AMERICANO...

meloni salvini chat fratelli d'italia

CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL GARANTE DELLA PRIVACY DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO "FRATELLI DI CHAT. STORIA SEGRETA DEL PARTITO DI GIORGIA MELONI” – MA VE LI IMMAGINATE MELONI, LA RUSSA, CROSETTO, URSO CONSEGNARE VOLONTARIAMENTE IL LORO CELLULARE ALLE "TOGHE ROSSE" PER SCOVARE "L’INFAME"? - LA TALPA, INVECE, PASSANDO PER VITTIMA E DENUNCIANTE, ALLONTANA DA SE’ LA POSSIBILITÀ DI VERIFICA, COSTRINGENDO LA MAGISTRATURA A GUARDARE AL DI FUORI DEI PARLAMENTARI: QUINDI GLI STAFF, LE SEGRETERIE, I PORTAVOCE, GLI ANELLI PIÙ DEBOLI…

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?