VIVA NINA ZILLI! - LA BOMBA EROTICA DELLA CANZONE DICE UNA MERAVIGLIOSA BATTUTA (E CHIARAMENTE SI BECCA UNA QUERELA): “ALLA IULM, UNIVERSITÀ MILANESE DI COMUNICAZIONE, HO STUDIATO ARIA FRITTA O, COME DICO, IO, STRONZOLOGIA” - E GIOVANNI PUGLISI, IL RETTORE BANCHIERE, LE FA CAUSA PER DIFFAMAZIONE - AL PROCESSO PERÒ TOCCHERÀ A LUI SPIEGARE COSA CI SI FA CON UNA LAUREA IN “SUBCULTURE GIOVANILI”…

Giordano Tedoldi per "Libero"

Non sarà l'erede dell'inarrivabile Mina e nemmeno la Amy Winehouse italiana, come i suoi discografici vorrebbero, conciandola con lo stesso look della sfortunata cantante inglese, però le canta chiare, Nina Zilli. In una recente intervista a Vanity Fair, poco prima di andare a Sanremo, ha fatto il contrario di tanti suoi colleghi che non appena possono si vantano di improbabili lauree.

A proposito dei suoi studi all'università Iulm di Milano, dove si è laureata in relazioni pubbliche, specializzazione in consumi e pubblicità con una tesi sulle subculture giovanili, ha dichiarato: «In pratica aria fritta o, come dico io, stronzologia».

Tanto di cappello innanzitutto per il bellissimo neologismo: la stronzologia era una materia che sapevamo essere coltivata in molti atenei italiani, eppure ci sfuggiva il termine esatto per in- chiodarla, ora grazie a Zilli ce l'abbiamo. Ora sappiamo come definire certi corsi in sociologia della pizzica salentina, tecniche di dialogo interculturale, o ermeneutica dei social network.

Naturalmente l'irriverente uscita della cantante piacentina è spiaciuta assai a Giovanni Puglisi, il rettore dello Iulm che ieri, nel corso di una conferenza stampa in cui si annunciava una collaborazione tra la sua università e la Triennale di Milano, ha annunciato querela contro Zilli.

Avrà le sue ragioni di difendere l'onore dell'istituto, però a parte una certa diffidenza verso chi ha la querela facile, confessiamo di non capire bene le ragioni del rettore. Che esistano corsi universitari che, pur fornendo una specifica preparazione su determinati argomenti, non servano quasi a niente nel trovare lavoro, è cosa pacifica.

Se ne parla da anni della separazione e, a volte, incompatibilità tra certi percorsi accademici e la domanda di lavoro. Si parla da anni di una spiccata autoreferenzialità dell'istruzione universitaria, che spesso crea cattedre più utili ai docenti e ai loro seguaci che non agli studenti. Infine, crediamo legittimo, perfettamente all'interno del diritto di critica, che un laureato guardi ai suoi anni accademici e, se lo ritiene, li definisca "aria fritta" o, con evidente sarcasmo, "stronzologia".

Sta citando un suo caso personale, che vuol dire più meno: quella laurea non mi è servita a niente. Il che non significa che sarà inutile per tutti gli studenti. Certo, ci piacerebbe molto sapere quale professore ha seguito Nina Zilli nell'elaborazione della sua tesi di laurea sulle subculture giovanili. Neanche le culture, le subculture. Ci piacerebbe molto sapere se il professore, incontrando la laureanda, ha mai avuto dubbi circa l'utilità e l'efficacia formativa di una simile tesi.

Ci piacerebbe molto sapere se il relatore di Nina, in sede di esame di laurea, non ha mai avuto la tentazione di dire, con franchezza: «Cara neodottoressa, ora che ha preso il pezzo di carta, che impiego crede di poter trovare con una laurea in subculture giovanili? Al massimo, potrà diventare il capo carismatico di una gang, oppure il personaggio di spicco nella discoteca di quartiere».

Quanto poi alle relazioni pubbliche, che è il corso di laurea di Nina, beccarsi una querela non ci pare sintomo di grande scienza nel settore.
Naturalmente sappiamo tutti, anche il rettore Puglisi, che un cantante di una laurea non se ne fa niente, e tutti i corsi accademici dal suo punto di vista sono "stronzologia". De Andrè raccontava con orrore del rischio che corse, venendo lui da famiglia borghese, di mollare le canzoni e finire l'università. «Sarei diventato un fallito», disse. Però lui rischiava di laurearsi in giurisprudenza, non in relazioni pubbliche, specializzazione in consumi e pubblicità con tesi sulle subculture giovanili.

La separazione tra una vita borghese, e un'altra da artista ribelle, era netta. O la laurea in legge, o la canzone sulle puttane. Ora abbiamo cantanti scialbi che si laureano sulle subculture. Qualcosa che non funziona c'è, soprattutto in certe università che, inseguendo la cosiddetta società liquida, hanno perso per strada la solidità di una laurea che serva anche a mangiare.

 

NINA ZILLI NINA ZILLI NINA ZILLI NINA ZILLI NINA ZILLI Il rettore dello Iul Giovanni Puglisi

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