COSA ACCADRA’ SE PUTIN CHIUDERÀ I RUB(L)INETTI? IL PIANO DI RISPARMIO ENERGETICO NON BASTERÀ PER L’INVERNO: “L’UNICA È IL RAZIONAMENTO” - SECONDO IL GOVERNO I RISPARMI AMMONTERANNO A 5,3 MILIARDI DI METRI CUBI. MA GLI ESPERTI DICONO CHE SARANNO AL MASSIMO 3. IL PACCHETTO CHE PREVEDE IL TAGLIO DI DUE SETTIMANE, DI UN’ORA E DI UN GRADO, NEL RISCALDAMENTO DEI TERMOSIFONI INSIEME AI “CONSIGLI” SULLE DOCCE E SULL’EBOLLIZIONE DELL’ACQUA PER LA CUCINA RISCHIA DI SCHIANTARSI CONTRO LA PROSSIMA ONDATA DI GELO. E SUL FATTO CHE… - L’INDIPENDENZA DA MOSCA ALLA FINE DEL 2024
Da open.online
Il piano del governo non è draconiano. In caso di catastrofe potremo abbassare i termosifoni di due gradi. E accorciare i riscaldamenti di un mese. E l’Italia non prende ordini da nessuno. Il ministro Roberto Cingolani in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera oggi illustra il piano di risparmio energetico del Mite e risponde anche a cosa succederà se Putin chiude i rubinetti in inverno. Promettendo l’indipendenza da Mosca per la fine del 2024.
Cingolani parte dalle frasi di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, che ieri ha detto che il piano è voluto da Usa e Ue e che gli italiani soffriranno. «Loro stanno dando grande sofferenza ai cittadini russi, mentre noi non daremo grande sofferenza ai nostri. In pochi mesi, con una operazione ampia di differenziazione delle sorgenti, abbiamo dimezzato la dipendenza dal gas russo. E grazie al nostro programma la dimezzeremo ulteriormente».
PUTIN E IL GAS - BY EMILIANO CARLI
Per il ministro l’Italia sarà in grado di affrontare «minimi sacrifici» per «una giusta causa». Mentre Putin i rubinetti «non li chiuderà all’improvviso. Da tempo il Nord Stream va a singhiozzo, causando per noi una piccola riduzione di flussi, intorno ai 10, forse 15 milioni di metri cubi al giorno su un flusso totale che va da 150 a 170 milioni di metri cubi al giorno. In caso di catastrofe si potrà pensare di abbassare la temperatura dei termosifoni di due gradi e accorciare i riscaldamenti di un mese, invece di due settimane. Per ora abbiamo tenuto fuori dai sacrifici la parte industriale, ma se dovesse servire coinvolgeremo le aziende».
Per Cingolani solo con le misure civili e residenziali si possono risparmiare otto o nove miliardi di metri cubi di gas. Stime sulle quali gli esperti non concordano. Mentre l’indipendenza dal gas russo arriverà «alla fine del 2024. Grazie a Eni per la differenziazione e a Snam per gli stoccaggi ci siamo procurati circa 25 miliardi di metri cubi di gas, con una rampa di crescita che vedrà all’inizio 12 miliardi di metri cubi fluire nei gasdotti e poi altri 13 miliardi che sono di gas liquido Gnl. Di questi, una parte sarà trasformata mandando al 100% dell’operatività i nostri rigassificatori e gli altri 10 miliardi saranno trasformati dai due rigassificatori galleggianti. Piombino sarà pronto all’inizio del 2023 e Ravenna all’inizio del 2024».
GAS, PERCHÉ SE PUTIN CHIUDE I RUBINETTI IL PIANO DI RISPARMIO ENERGETICO NON BASTERÀ PER L’INVERNO
PUTIN E IL GAS - BY EMILIANO CARLI
Da open.online
Il Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale non basterà. E la prossima tappa sono i razionamenti. Il regolamento per i risparmi energetici pubblicato ieri dal ministro Roberto Cingolani promette un risparmio potenziale di 5,3 miliardi di metri cubi di gas. Ma secondo gli esperti alla fine ne arriveranno al massimo 3. Che in ogni caso non basteranno per sopperire ai 29 miliardi che ha fornito in media la Russia. Anche se arriverà quello dall’Algeria (7 o 8 miliardi), funzioneranno a pieno regime i tre rigassificatori e il Tap e le centrali a carbone. Queste misure, insieme, porteranno al massimo 20 miliardi di metri cubi. E si parla di una stima annua. Per questo, se alla fine Putin deciderà di chiudere del tutto i rubinetti di Nord Stream 1 l’unica soluzione è il razionamento.
Il taglio dei consumi e la recessione
Ovvero il taglio dei consumi imposto e non quello volontario. Che secondo Davide Tabarelli di Nomisma Energia è «effimero». Ma soprattutto: il pacchetto che prevede il taglio di due settimane, di un’ora e di un grado nel riscaldamento dei termosifoni insieme ai “consigli” sulle docce e sull’ebollizione dell’acqua per la cucina rischia di schiantarsi. Contro la prossima ondata di gelo. E sul fatto che sarà tecnicamente impossibile consigliare e quindi multare chi non lo rispetterà. Almeno per quanto riguarda i privati. Mentre per quanto riguarda l’elettricità, l’illuminazione nelle case pesa il 10% rispetto al totale dei consumi, quella pubblica conta per il 5%. Anche estendendo a tutto l’anno l’ora legale, è il ragionamento dell’esperto in un editoriale pubblicato su La Stampa, il possibile calo sui consumi di gas di riflesso non andrebbe oltre gli 0,2 metri cubi annui.
Ma il centro del ragionamento è un altro. L’incidenza delle bollette del gas e dell’elettricità sul reddito medio annuo di una famiglia era del 5% e ora è arrivato al 10%. Ma per quelle a basso reddito sfiora il 30%. E i conti sui miliardi di metri cubi, semplicemente, non tornano. «Noi ne prendevamo 29 dalla Russia. 7-8 in più ce li darà l’Algeria. Altri 6 arriveranno dai tre rigassificatori esistenti e dal Tap. Mentre il maggior impiego di combustibili alternativi, soprattutto l’odiato carbone, ci darà altri 3 miliardi, più dei 2,1 stimati dal governo. Arriviamo a mala pena a 20 miliardi e ce ne mancano ancora 9». La stima di Tabarelli è che invece di 5,3 saranno al massimo 3 i miliardi risparmiati con il piano. Per rientrare dovremo tagliare. Con tutte le problematiche annesse: ovvero prepararci a una recessione.
Il Pitesai e i suoi problemi
In un’intervista rilasciata a Libero Tabarelli boccia anche il Pitesai. Ovvero il “Piano per la transizione energetica nelle aree idonee” congelato per tre anni nella scorsa legislatura. Il governo Draghi aveva promesso la riattivazione e un secondo decreto per velocizzare le pratiche relative è arrivato a maggio. Ma secondo l’ultimo rapporto del Mise la produzione nazionale da gennaio a giugno è invece scesa. Nel medio termine quelle misure dovrebbero portare, secondo le promesse dell’esecutivo, al raddoppio della capacità. «Ma questo obiettivo è semplicemente impossibile», obietta l’esperto.
PUTIN E IL GAS - BY EDOARDOBARALDI
«Arriverà il razionamento, che dovremo fare comunque se Putin chiude i rubinetti, sarà caotico e disastroso. Occorre fare subito un piano sperando che non serva». Anche perché altrimenti «in base alle ultime regole ce lo imporrà Bruxelles». A dire esplicitamente che il piano non basterà è stata ieri anche la ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti a Sky Tg 24: «Il governo affronta le emergenze dell’oggi ma allo stesso tempo va avanti nell’ambito della transizione ecologica. Per sbloccare l’energia rinnovabile, però, bisogna sbloccare i vincoli paesaggistici, sburocratizzare e semplificare le procedure di approvazione». Ammesso che sia vero, queste misure valgono per il medio periodo. L’inverno arriverà tra un mese e mezzo.
«Il governo dica la verità»
Anche i consumatori di Assoutenti sono convinti che il piano non garantirà di superare in sicurezza il periodo invernale. «Le soluzioni proposte dal governo presentano luci ed ombre, ma al di là delle singole misure di contenimento dei consumi il vero problema è la disponibilità di gas nel nostro paese – spiega il presidente Furio Truzzi -. Gli stoccaggi, che attualmente risultano fermi all’83%, e gli approvvigionamenti alternativi alla Russia non riescono a coprire i consumi totali stimati in Italia tra i 73 e i 76 miliardi di metri cubi all’anno».
Per Truzzi «mancano all’appello circa 15 miliardi di metri cubi di gas. E il piano presentato oggi consente di recuperare, peraltro in larga parte attraverso i risparmi sui consumi, solo la metà di quanto effettivamente serve a garantire una totale copertura. Il governo deve dire chiaramente quale è la reale situazione del nostro paese. Ovvero quanta disponibilità di gas hanno oggi le imprese dell’energia e, alla luce dei prezzi astronomici attuali, quante aziende fornitrici rischiano il default. E quali misure si intendano adottare sul fronte del disallineamento dei prezzi dell’energia».
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