ACQUE TORBIDE E BARE SCOMODE - PROFANATO IL CIMITERO ITALIANO A TRIPOLI, MENTRE IL GOVERNO (RICONOSCIUTO) DI TOBRUK ACCUSA LA NOSTRA MARINA DI MANDARE NAVI NELLE SUE ACQUE. SONO TENTATIVI DEL GENERALE HAFTAR DI SABOTARE IL PIANO DELL'ONU? - I REDUCI ITALIANI: 'CI DETESTANO'
danni al cimitero italiano di tripoli
1.LIBIA: PRESIDENTE REDUCI, ORMAI CI ODIANO, È CAOS TOTALE
(ANSA) - In Libia il sentimento anti italiano probabilmente ha toccato il culmine. "C'è un senso di odio, ma sfido chiunque a capire cosa stia accadendo. Nel 2011 il cimitero aveva già subito i primi atti di vandalismo. Ora è il caos, fra l'altro sono stati profanati anche cimiteri musulmani. Non essendoci stata la pacificazione quando forse c'era la possibilità di trovare un accordo tra le fazioni che si contendono il Paese, la Libia è piombata nel marasma totale".
E' quanto afferma Giovanna Ortu, presidente dell'Airl, l'Associazione degli italiani reduci dalla Libia, in un'intervista a Qn. La profanazione del cimitero, dice, è stata "un atto brutale, ma non inaspettato: in Libia oggi può accadere tutto e il contrario di tutto". Ortu non ha grande fiducia in un'intesa. "Sarà estremamente difficile - dice - Non si sa neppure in quali mani sia finito il Paese. Per un certo periodo sono stata anche ottimista. Ora non più. E mi preoccupo anche perché questi sono alle porte di casa nostra".
2.LIBIA: ANALISTA, COSÌ HAFTAR VUOLE SABOTARE PIANO ONU
(ANSA) - L'attacco dei militari di Tobruk contro l'Italia è un'offensiva politica del generale Haftar per far saltare l'accordo Onu. Ne è convito Mattia Toaldo, analista e ricercatore a Londra con l'Ecfr, che ne parla in un'intervista a Repubblica.
"Nelle prossime ore - dice - si aspetta un voto del Parlamento di Tobruk sul governo di unità nazionale, anche se non ci sono notizie sicure sulla data del voto. Questi militari attaccano una potenza straniera perché dicono al popolo libico 'noi vi difenderemo dalle ingerenze di altri paesi. Si sceglie l'Italia perché ha una posizione equilibrata, perché non ha sposato al 100% le posizioni di Tobruk, perché non ritiene che Haftar sia accettabile come capo militare per tutta la Libia".
"La testa di Haftar e dei suoi generali - aggiunge l'esperto - è sul piatto dell'accordo nazionale. E' impensabile che Haftar possa essere accettato come capo di Stato maggiore dell'esercito della Libia riunificata. Il nuovo capo dovrebbe deciderlo il nuovo governo. Ma a Tobruk Haftar è in grado di minacciare fisicamente, militarmente i deputati e lo stesso primo ministro Al Thinni, come ha già fatto. I negoziati sono in una fase di stallo, e Haftar ricorre al 'nemico straniero' per impedire che vadano avanti".
3.IL GOVERNO LIBICO DI TOBRUK ACCUSA L’ITALIA: “AVVISTATE NAVI DA GUERRA NEL NOSTRO MARE” DEVASTATO IL CIMITERO DEGLI ITALIANI DI TRIPOLI
danni al cimitero italiano di tripoli
Da Tobruk il governo libico attacca l’Italia, accusata di aver violato le acque territoriali con le sue «navi da guerra». Roma nega, ma la tensione sale alle stelle anche a Tripoli, dove si è verificata l’ennesima profanazione del cimitero cattolico italiano, condannata come «vile e barbara» dalla Farnesina.
LA DENUNCIA
È Tobruk ad accendere le polveri di una giornata ad alta tensione: sabato, denuncia in comunicato, «tre navi da guerra italiane sono arrivate nei pressi delle coste di Bengasi, a Daryana», circa 55 km a est della città, e poi si sono spostate verso Derna. Il governo libico, espressione dell’unico Parlamento del Paese riconosciuto dalla Comunità internazionale, avverte che «non esiterà a ricorrere a tutti i mezzi che gli consentano di proteggere le sue frontiere e la sua sovranità territoriale».
IL BRACCIO DI FERRO
La replica del ministero della Difesa è altrettanto netta: «La notizia è falsa». «Tutte le navi militari italiane presenti nel Mediterraneo operano in acque internazionali rispettando i limiti stabiliti dai trattati». In serata Tobruk insiste: fonti libiche spiegano che «la violazione è stata tracciata, e verificata anche dai nostri caccia», levatisi in volo nella serata di sabato per «monitorare i movimenti delle tre navi» fino a quando, «dopo aver ricevuto un avvertimento, non sono tornate nelle acque internazionali». I militari arrivano a ipotizzare che «sia stato un tentativo per testare le nostre capacità di difesa».
IL NODO DEL GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE
A Roma, fonti qualificate smentiscono con forza: «Le navi militari italiane erano a 60-70 miglia dalla costa», le accuse partite da Tobruk «forse sono un nuovo tentativo per far saltare l’intesa sul nuovo governo da parte di chi non la vuole». Il riferimento è duplice: il primo alla nuova convocazione del Parlamento libico, che dovrebbe approvare il governo di unità mediato dall’inviato speciale dell’Onu, Bernardino Leon, mentre secondo altre tesi si limiterà a «nominare un nuovo team negoziale», anche se lo stesso Leon e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nei giorni scorsi hanno ribadito chiaramente che l’intesa sul tavolo «non è più negoziabile».
Il secondo riferimento è quello alle accuse lanciate contro l’Italia il 26 settembre scorso, questa volta dal presidente del «Parlamento» di Tripoli (il Gnc), non riconosciuto internazionalmente ma al potere de facto nella capitale libica. In quell’occasione Nuri Abu Sahmain, accusò le «forze speciali italiane» di aver ucciso Salah Al-Maskhout, il presunto capo di una milizia di Zuwara considerato vicino allo stesso Sahmain e indicato dai media libici come il boss degli scafisti nella città portuale dalla quale partono i barconi carichi di disperati diretti in Italia. La stessa città che ha le spiagge intrise del sangue di centinaia di profughi, compresi tanti bambini, naufragati in questi mesi.
LA PROPAGANDA DEL «FALCO» HAFTAR
C’è poi l’elemento propagandistico da non sottovalutare: sia a Tripoli che a Tobruk, in particolare per bocca del suo “falco”, il generale Khalifa Haftar, chi osteggia il governo di unità paventa che esso porterà «ad un intervento militare straniero». In queste ore di alta tensione, l’Onu ha intanto ufficializzato chi sarà il successore di Bernardino Leon alla guida di Unsmil: il tedesco Martin Kobler, che ha guidato la Monusco, la missione di peacekeeping nella travagliata e insanguinata Repubblica democratica del Congo.
Il mandato di Leon potrebbe essere esteso oltre la scadenza del 6 novembre. Oppure potrebbe arrivare Kobler, un diplomatico che ha alle sue spalle anche il ruolo di rappresentante speciale in un Paese ancora alla ricerca della pace, l’Iraq, e numero due dell’Onu in Afghanistan. Chi soffia sul fuoco ha intanto aizzato il sentimento anti-italiano: il cimitero di «Hammangi» a Tripoli è stato di nuovo devastato. La denuncia è arrivata dall’Associazione Italiana Rimpatriati dalla Libia (Airl). Le foto inviate all’Ansa testimoniano lo scempio, «un atto di inciviltà che completa il quadro tragico della Libia», dice l’Associazione.