gina haspel (1)

AMERICA FATTA A MAGLIE - SI PUÒ MISURARE LA POPOLARITÀ DI TRUMP DALLA CORSA DI ALCUNI DEMOCRATICI A VOTARGLI LA CONTROVERSA CANDIDATA AL VERTICE DELLA CIA? FORSE SÌ, VISTO CHE ALCUNI DEI SENATORI DI OPPOSIZIONE CHE HANNO DATO L’OK A GINA HASPEL, SONO IN BALLO PER LE ELEZIONI DI MIDTERM - DUE GIUDICI HANNO PRESO A SCHIAFFI L’INCHIESTA DI MUELLER, CHE NON SI FERMERÀ FINO ALLE ELEZIONI. DOPO 1 ANNO E ZERO RISULTATI, SPERA DI CONSEGNARE I SUOI RISULTATI A UN CONGRESSO A MAGGIORANZA DEM, MA…

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

GINA HASPEL

Si può misurare la popolarità del presidente dalla corsa di alcuni democratici a votargli la candidata controversa contro il parere del partito? Forse sì, soprattutto se quei democratici sono stati fondamentali per l'approvazione della nomina, soprattutto se sono soggetti a rielezione alle prossime elezioni di novembre di metà mandato. È andata proprio così.

 

 Gina Haspel è la prima donna capo della Cia, i famosi e famigerati servizi segreti americani. Quando Trump l’ha scelta per prendere il posto di Mike Pompeo, nominato segretario di Stato, avete letto molti articoli che la bollavano come una torturatrice impenitente di sospetti terroristi dopo l'11 settembre in basi segrete della Cia, dove la signora ha fatto tutta la sua carriera.

 

Gli stessi articoli condannavano l'ardire di Trump nel nominare tale orrendi falchi in posti i delicati come quello di segretario di Stato e di direttore della CIA; escludevano la possibilità che la Haspel venisse confermata dal Senato, poiché anche tra i repubblicani c'erano voci dissidenti e alcuni importanti esponenti, capitanati da John McCain, pronti a impallinarla ufficialmente. Non una parola infine sulla novità rappresentata dal fatto che una donna per la prima volta venisse proposta ha un ruolo così tipicamente in marcatamente maschile di comando dei servizi segreti. C’e’ Metoo e Metoo evidentemente.

 

john mccain donald trump

Invece il Senato ha votato 54 a 45 la sua conferma e sei democratici l'hanno sostenuta, mentre due repubblicani, più McCain assente perché ormai malatissimo, non l'hanno votata. Insomma, senza quei sei democratici non sarebbe passata. Il giorno prima la Haspel aveva ottenuto il voto favorevole di presentazione della Commissione Intelligence.

 

Naturalmente la sua storia di Capo missione in una prigione segreta della Thailandia nel 2002, dove contro i sospetti di terrorismo venivano applicate tecniche estreme di interrogatorio come il waterboarding, la simulazione dell'annegamento, è stata al centro dei colloqui di conferma. Centrale anche la questione della distruzione di 92 nastri registrati di interrogatori.

 

Le risposte della signora hanno soddisfatto i senatori ma l'intero processo è anche stato uno straordinario episodio di ipocrisia istituzionale.

DONALD TRUMP JOHN MCCAIN

Nel difendersi infatti Gina Haspel ha citato “tempi tumultuosi” che presumibilmente non si ripeteranno, e ha assicurato che sotto la sua guida alcune tecniche di tortura non saranno più utilizzate. Ci credete voi? Neanche i senatori. Anche perché il capo della CIA ha orgogliosamente rivendicato il proprio ruolo spiegando che dopo l'undici settembre ha scelto di non stare da parte ma di essere protagonista della guerra contro Al Qaeda come lo era stata all'epoca della Guerra Fredda.

 

Quali democratici hanno votato per lei contravvenendo al partito? Alcuni di quelli che il prossimo novembre affrontano rielezioni difficili, come Joe Donnelly, Indiana e Joe Manchin, W.Virginia. il Partito Democratico li ha in realtà autorizzati, basta leggere la dichiarazione del vicepresidente della commissione Intelligence, Warner, che dice tra l'altro che la Haspel “is someone who can and will stand up to the president if ordered to do something illegal or immoral -- like a return to torture.”, è una che sarebbe capace di reagire a presidente se le ordinasse di fare qualcosa di illegale o immorale come un ritorno alla tortura. Amen.

 

DONALD TRUMP RUDOLPH GIULIANI

Perché il precedente del Direttore nuovo della CIA è importante? Perché chiarisce una volta di più come tutta la politica americana, compresa l'indagine del procuratore speciale, siano legati alla prospettiva del risultato di meta’ mandato. Ed anche come quel risultato, dato per positivo per i democratici negli ultimi mesi ed anche nel senso comune, soprattutto per i problemi interni dovuti alle indagini e al martellamento mediatico contro Donald Trump, sia invece a questo momento nettamente a favore del partito repubblicano e del partito del presidente.

 

Si capisce leggendo tra le righe una ulteriore intervista rilasciata da Rudy Giuliani,l'ex sindaco di New York ora  a capo degli avvocati del presidente.

Giuliani è un canaccio, uno di quelli che non mollano mai l’osso, e sta trattando duramente con Robert Mueller, il quale nelle ultime settimane ha preso da due giudici federali diversi due pugni clamorosi in faccia mai raccontati sui nostri giornali, perché questi giudici hanno contestato la serietà dei procedimenti aperti contro Paul Manafort, ex collaboratore di Trump, e contro un gruppo di aziende e persone di nazionalità russa.

 

trump mueller

In pratica i due giudici hanno decretato che i due procedimenti erano tirati per i capelli e fatti solo per danneggiare il presidente anche se non avevano niente a che fare direttamente con lui o con i suoi collaboratori.

Tuttavia l'indagine va avanti, ha compiuto un anno di vita e si capisce che il vero termine di scadenza è proprio il primo martedì di novembre.

 

Il procuratore speciale ha comunicato però che non incriminerà il presidente nell’esercizio delle sue funzioni, come da mesi vanno ripetendo a norma di Costituzione, capitanati da Alan Dershowitz, esperti illustri. Affiderà invece i risultati della sua inchiesta è il compito di prendere una decisione eventuale di messa sotto impeachment al Congresso. Anche nel caso di una inchiesta di incriminazione i numeri del Congresso di oggi sono a favore di Trump.

 

mueller trump

Ci sarà però questo risultato incriminatorio? Rudy Giuliani e non solo giura di no, non solo insiste che tutto è stato spiegato, anche i colloqui e il licenziamento dell'ex direttore del FBI, Comey, ma dice anche che il presidente è pronto ad essere interrogato da procuratore speciale, una volta che le garanzie di correttezza di questo interrogatorio, che si vanno precisando, siano definitivamente assicurate. Il giallo continua.

ALAN DERSHOWITZ

 

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