IL DECLINO DELL’IMPERO AMERICANO - LA SUPERCOMMISSIONE BIPARTISAN NON È RIUSCITA A RIDURRE IL DEFICIT, SCATTERANNO I TAGLI AUTOMATICI E SANGUINOSI: 1.200 MLD $ IN 10 ANNI, 600 SOLO PER IL PENTAGONO (MA TRA UN ANNO) - LA “MACELLERIA CONTABILE” ERA UNA MOSSA D’URTO PER COSTRINGERE LE PARTI AD ACCORDARSI. NON È BASTATA - ARIANNA HUFFINGTON SCARICA OBAMA: “HA CAPITO LA CRISI PIUTTOSTO TARDI. NON LO VOTERÒ PIÙ.” - EL NEGRITO DÀ LA COLPA AI REPUBBLICANI, MA ALLE AGENZIE DI RATING NON INTERESSA: SENZA TAGLI, DOWNGRADE (E WALL ST. TRACOLLA)…

1- LE AGENZIE CONFERMANO IL RATING USA...
Rai News - Standard & Poor's e Moody's Hanno confermato il rating sugli Stati Uniti, dopo il fallimento della supercommissione incaricata di trovare un accordo per ridurre il debito, ma solo se entreranno in vigore i tagli automatici. Fitch, l'unica agenzia a non aver tagliato il rating sugli Usa lo scorso agosto mantenendo sia la tripla AAA e sia l'outlook stabile, ha invece ribadito che il mancato accordo sul deficit potrebbe comportare un outlook negativo. S&P, che la scorsa estate ha tolto agli Usa la tripla AAA per la prima volta nella storia, non considera "decisivo" il fallimento della supercommissione perché la riduzione della spesa è comunque prevista dal "Budget Control Act" dal 2013.

Intanto la Casa Bianca porrà il veto su ogni tentativo di bloccare i tagli automatici alla spesa che scatteranno in seguito al mancato accordo sul taglio del debito. Lo ha assicurato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dopo che la supercommissione bipartisan incaricata di trovare un accordo per ridurre il deficit di almeno 1.200 miliardi di dollari ha ufficialmente gettato la spugna. "Ma rispetto alla scorsa estate la situazione e' diversa e non c'e' alcun rischio imminente di default per gli Stati Uniti", ha precisato Obama indicando che "in un modo o nell'altro sara' tagliato il deficit di 2.200 miliardi di dollari: si tratta solo di capire se con lo scalpello o l'accetta".

L'entrata in vigore dei tagli automatici dal 2013 riguarda per meta' il Pentagono, tanto che il segretario alla Difesa, Leon Panetta, li ha definiti "devastantanti" al punto tale da mettere a rischio la sicurezza del Paese. Il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha immediatamente riunito i suoi adviser economici stimando per il suo stato minori fondi federali pari a 5 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni.


2- ARIANNA HUFFINGTON SCARICA OBAMA "MI HA DELUSO, NON LO VOTERÒ PIÙ"...
"la Repubblica" - È un "endorsement", il primo, ma in negativo per Obama. Arianna Huffington, la fondatrice di uno dei blog più influenti d´America, l´Huffington Post, ha confessato in un´intervista al New York Magazine che potrebbe non votare per il presidente democratico.

«Per me - ha spiegato - il programma è più importante del partito. Mi rendo conto di quanto sia difficile cambiare il sistema, ma Obama ha dimostrato di aver capito l´urgenza della crisi in cui ci troviamo piuttosto tardi e nel frattempo la classe media è davvero in difficoltà». Arianna Huffington aveva già manifestato simpatie repubblicane per poi appoggiare i democratici.


3- NAUFRAGA IL «SUPERCOMITATO» SUL DEFICIT L'AMERICA ORA TEME UN'ALTRA BOCCIATURA...
Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

«Mostreremo agli americani che il Congresso è ancora capace, nei momenti cruciali, di trovare l'unità: di risolvere un problema drammatico superando le divisioni politiche», aveva detto la senatrice democratica Patty Murray quando, nell'agosto scorso, fu formata la Supercommissione di Camera e Senato incaricata di eliminare almeno 1.200 miliardi di dollari di debiti dal bilancio federale.

Ma il tempo sta scadendo e la Supercommissione - dichiarano all'unisono gli analisti parlamentari - ha prodotto solo un «superfallimento».
Un esito che ha già fatto precipitare a livelli mai visti prima i livelli d'impopolarità del Congresso (a dichiarare di fidarsi del Parlamento che hanno eletto sono rimasti appena 9 americani su 100) e che sta già producendo poderose onde d'urto in campo economico.

Ieri i mercati sono andati a picco nell'area Ue come negli Stati Uniti (Wall Street ha perso il 2,1%, comunque meno delle piazze europee) a causa non solo della crisi dell'Eurozona, ma anche per la sensazione d'ingovernabilità del debito pubblico Usa. Intanto si diffonde con la rapidità di un incendio il timore di un nuovo possibile «downgrading» degli Usa da parte delle agenzie di rating. A cominciare da Standard & Poor's che, quando tolse la «tripla A» a Washington nell'agosto scorso, avvertì che una seconda bocciatura avrebbe potuto arrivare anche a breve scadenza, se il sistema politico non fosse riuscito ad affrontare subito e in modo efficace il problema del debito federale.

Congresso in stallo e Casa Bianca con le mani legate: è questo il risultato del fallimento di ogni tentativo di compromesso certificato ieri sera dagli stessi parlamentari. Appena hanno gettato la spugna, Obama ha rotto un lungo silenzio per esprimere il suo rammarico e avvertire Camera e Senato che qualunque tentativo di disinnescare il meccanismo dei tagli automatici di spesa introdotto tre mesi fa dallo stesso Congresso si scontrerà col suo veto.

In teoria la Supercommissione paritetica (sei democratici e sei repubblicani) avrebbe avuto tempo per deliberare fino a mercoledì sera, vigilia della Festa del Ringraziamento. Per la legge americana, però, un atto destinato ad avere forza di legge (come sarebbe la deliberazione finale della Supercommissione) deve essere depositato almeno 48 ore prima del voto: quella di ieri sera era, dunque, la scadenza ultima.

Le ultime ore sono state caratterizzate da un tentativo «in extremis» del senatore democratico John Kerry di riformulare la sua proposta di aumento del prelievo fiscale in modo da renderla meno indigesta per il fronte conservatore. Ma i repubblicani hanno liquidato l'iniziativa come un giochetto di bassa lega.

A questo punto il contenimento dei deficit sarà affidato, almeno in teoria, a tagli automatici di spesa già previsti dalla stessa legge che ha creato la Supercommissione. Tagli indiscriminati per 1.200 miliardi destinati a colpire soprattutto il Pentagono che si vedrà portar via, negli anni, ben 600 miliardi. «Un'amputazione che mette in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti» aveva strillato nei giorni scorsi il ministro della Difesa, Leon Panetta.

Una norma di «macelleria contabile» appositamente concepita in questo modo dal Congresso per costringere i parlamentari della Commissione a trovare comunque un accordo senza arroccarsi dietro le rispettive barricate ideologiche. Invece i veti incrociati hanno prevalso anche stavolta. E all'improvviso si scopre che quella dei tagli automatici non era esattamente una minaccia ultimativa: quelle «sforbiciate», infatti, scatteranno solo con l'esercizio fiscale 2013, che inizierà nell'autunno del prossimo anno. Insomma, c'è ancora tempo per disinnescare la mina dei tagli (mentre, intanto, il debito continuerà pericolosamente a crescere), anche se, con le elezioni presidenziali alle porte e tre tentativi di accordo «bipartisan» già falliti in pochi mesi, una ripresa del dialogo a breve è quanto mai improbabile.

Dopo aver inviato a settembre alla Supercommissione una sua proposta di contenimento del debito, nelle ultime settimane il presidente americano ha ostentato distacco dal Congresso e dal negoziato in corso. Un silenzio rotto solo ieri sera, a fallimento ormai consumato, e un distacco reso ancora più visibile dal suo lungo viaggio nel Pacifico e in Asia per una serie di vertici internazionali. Ben dieci giorni: Obama è tornato a Washington solo ieri, a fallimento ormai maturato.

Per i repubblicani avrebbe sabotato, con la sua lontananza, il negoziato, ma per la Casa Bianca è facile dimostrare gli impegni internazionali (vertici con decine di capi di Stato, compresi quelli di Cina, Russia e Giappone) erano stati presi prima della nascita della Supercommissione. E comunque, dopo il fallimento del precedente negoziato estivo tra il presidente Usa e il capo della maggioranza repubblicana alla Camera, John Boehner, molti parlamentari - tanto repubblicani quanto democratici - avevano invitato la Casa Bianca a smetterla con le sue ingombranti mediazioni, lasciando fare il Congresso.

Obama li ha presi in parola, ma i 12 commissari si sono subito arenati sulle vecchie contrapposizioni in materia di tasse. I repubblicani, contrari a qualunque incremento del gettito, hanno chiesto addirittura un'ulteriore proroga degli sgravi fiscali dell'era Bush. I democratici, a quel punto, si sono a loro volta arroccati sul «no» ai tagli della spesa sociale, dagli assegni per i poveri alla sanità pubblica per anziani e indigenti.

Alcuni sostengono che, facendo ricadere tutte le responsabilità sul Congresso, Obama ha la possibilità di recuperare un pò di credibilità con gli elettori. Ma il «commander-in-chief» è pur sempre lui, e l'incapacità del Parlamento di affrontare problemi economici destinati, comunque, ad aggravarsi, rischia di travolgere anche la credibilità della Casa Bianca.

 

MICHELLE E BARACK OBAMA standard big MOODY'Scasa biancaLEON PANETTA Andrew CuomoARIANNA huffingtonJOHN KERRYJOHN BOEHNER

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...