1- CHI ARRIVERÀ PRIMA A PALAZZO CHIGI: I MAGISTRATI O COMUNIONE & FATTURAZIONE? 2- IL LORO FUTURO PASSA DALLA RIMOZIONE DEL PASSATO: CANCELLARE L'ABBRACCIO CON SILVIO BANANONI ED EVITARE CHE I GUAI DI FORMIGONI SI TRASFORMINO IN UN PROBLEMA 3- DOPPIO BOTTO: COME PAPA PUNTANO SU ANGELO SCOLA E COME PREMIER SU PASSERA 4- IL LEGAME CON L'EX BANCHIERE DI INTESA È DIVENTATO POLITICO DOPO ESSERE STATO IMPRENDITORIALE, CON IL RUOLO DELLA BANCA IN DIVERSE OPERAZIONI DELLA COMPAGNIA DELLE OPERE, NONCHÉ FAMILIARE VISTO CHE LA SORELLA E LA PRIMA MOGLIE MOLLATA PER GIOVANNONA SALZA SONO OPEROSAMENTE INSERITE NEL NETWORK DI CL 3- LE GRANDI MANOVRE DI COMUNIONE & FATTURAZIONE SONO GIÀ IN FASE MOLTO AVANZATA PER DIVENTARE POTERE FORTE, DEMOCRAZIA CRISTIANA DEL PROSSIMO FUTURO
Gianluca Di Feo, Luca Piana e Michele Sasso per "l'Espresso" - www.espresso.repubblica.it
Il loro futuro passa dalla rimozione del passato: cancellare l'abbraccio con Silvio Berlusconi ed evitare che i guai di Roberto Formigoni si trasformino in un problema per l'intera organizzazione. Uscire da quell'intreccio di trame alla Dan Brown, con le gerarchie dei Memores, gli uomini di Cl, che affrontano la confraternita dei Sigilli, i fedelissimi di don Luigi Verzè patron del San Raffaele, tra indagini per corruzione, bancarotte miliardarie e fondi neri volatilizzati nel nulla che danno toni da feuilleton alle sempre più numerose inchieste giudiziarie milanesi. Ma la loro metamorfosi è già in fase molto avanzata. E punta a cambiare pelle per fare di Comunione e Liberazione il potere forte del prossimo futuro.
Non uno dei tanti "poteri forti" che spesso vengono evocati nell'eutanasia della Seconda Repubblica, ma l'unico network capace di unire aziende bianche, cooperative rosse e colossi delle infrastrutture fornendo sostegno nelle istituzioni nazionali, regionali ed europee. In più hanno un asse di ferro con Intesa Sanpaolo e tanti altri istituti di credito sul territorio, per garantire ossigeno alle ditte minacciate dalla crisi: la formula magica della Compagnia delle Opere (Cdo), il braccio economico di Cl che continua a prosperare in numeri e fatturato, facendo man bassa di appalti pubblici. E schierano il cardinale Angelo Scola che dal Duomo di Milano viene dato in pole position per prendere il posto di Benedetto XVI.
NEL NOME DI PASSERA
Oggi sulla scacchiera italiana gli eredi di don Luigi Giussani (che festeggiano i trent'anni del riconoscimento vaticano della loro Fraternità e vorrebbero la beatificazione del fondatore) contano sui pezzi più prestigiosi, in una manovra che assomiglia sempre più a uno scacco matto che potrebbe consegnare loro il potere spirituale e quello temporale.
Come premier, puntano apertamente su Corrado Passera: persino Formigoni, nel tentativo di garantirsi una ritirata onorevole, ha tributato omaggio alla leadership del superministro. E nel segno della trasversalità , il legame con l'ex banchiere di Intesa è diventato politico dopo essere stato imprenditoriale, con il ruolo della banca in diverse operazioni della Cdo, nonché familiare visto che la sorella e la prima moglie del ministro sono operosamente inserite nel network di Cl.
La storia l'hanno raccontata loro stesse a "Famiglia Cristiana". Tutto parte nel 2003, quando Bianca Passera e Cecilia Canepa si rivolgono a Mario Ciaccia, oggi vice di Passera al ministero delle Infrastrutture, per scrivere il testo della cosiddetta "legge del buon samaritano". All'epoca dare in carità i pasti non utilizzati nelle mense aziendali, nelle scuole o negli ospedali non era possibile per questioni igieniche.
In pochi mesi Berlusconi fa propria la legge compilata da Ciaccia e le due cognate battezzano Siticibo, una fondazione che ogni giorno spedisce i propri furgoni in giro per Milano e Como a raccogliere le eccedenze di cibo nelle mense di aziende e enti pubblici, refettori scolastici e alberghi, per poi donarlo ai poveri. Fin dall'inizio, il partner dell'intera operazione per far approvare la legge in Parlamento, fornire personale e mezzi è il Banco Alimentare, un'istituzione di Cl che molti conoscono per le collette di cibo nei supermercati.
Al di là di Passera, però, il movimento conta su altri candidati ben piazzati: a sinistra hanno un feeling antico e profondo con Pier Luigi Bersani, il segretario del Pd che al Meeting di Rimini trattano come "uno di loro", affidandogli il commento delle opere di don Giussani. In più sono riusciti a diventare uno dei pilastri della Firenze di Matteo Renzi, che hanno sostenuto fin dalle primarie con migliaia di voti.
Il vicesindaco Dario Nardella è ciellino; l'assessore alla mobilità Massimo Mattei era a capo di una società della Cdo, dove tra l'altro lavoravano l'ex segretario cittadino dei Ds, Michele Morrocchi, e il coordinatore locale del Pdl, l'onorevole Gabriele Toccafondi. Ma la figura determinante della liaison è il braccio destro del sindaco: Marco Carrai, costruttore cattolico suo coetaneo e cugino dell'imprenditore che ha creato la Cdo in Toscana.
Come spiegava al telefono un manager intercettato: "Quello che dice Carrai è quello che dice Renzi, e viceversa". A chiusura del cerchio, l'amico di Matteo il Magnifico è entrato nel consiglio dell'Ente Cassa di Risparmio, azionista di Intesa e grande finanziatore delle attività culturali, sociali e politiche fiorentine.
SUPERMARKET SICILIA
Che in uno scenario elettorale con il Pd al potere vinca il segretario o il rottamatore, per loro ci saranno dunque porte aperte. Ma anche a destra Angelino Alfano guarda a Cl per rendere sempre più democristiano il Pdl e scaricare le anime nere di An e i plurinquisiti della defunta Forza Italia: suo fratello è uno degli uomini chiave della Cdo in Sicilia, dove la compagnia raccoglie diversi produttori e consorzi agro-alimentari, dall'olio alle arance.
E intorno ad Alfano fa quadrato Maurizio Lupi, che nella stagione berlusconiana ha tentato di scalzare Formigoni dall'empireo ciellino e che oggi combatte nell'ombra una sfida insidiosa contro il governatore lombardo, che nel 2008 lo aveva stoppato nella corsa a un ministero importante.
Una battaglia di retroguardia, la loro, perché le interviste parallele e convergenti rilasciate qualche settimana fa al "Corriere della Sera" dal cardinale Scola e da don Julián Carrón, il successore di don Giussani che papa Ratzinger ha nominato di recente "Consultore del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione", sono state lette come un de profundis per le ambizioni di Formigoni e l'estrema unzione ai vecchi assetti politici.
Il passato però continua a vivere nei corridoi della procura di Milano. E può rovinare i piani per il futuro. La questione chiave oggi è il San Raffaele, che ridisegnerà gli assetti della sanità lombarda e potrebbe scoperchiare un verminaio di tangenti e finanziamenti opachi. Nel mirino c'è il rapporto con il Pirellone.
Da novembre è in cella Pierangelo Daccò, compagno di yacht e di vacanze sarde del governatorissimo: è accusato come architetto dei fondi neri di don Verzè per aver incassato 2 milioni di euro che, sostiene lui, erano il semplice risarcimento per spese che aveva anticipato e che il San Raffaele gli ha poi restituito in modi un po' spicci. I suoi avvocati Giampiero Biancolella e Jacopo Antonelli sono riusciti a ottenere un successo parziale in Cassazione ma la detenzione rischia di essere ancora lunga.
LA MANO DI MILADY
Tanti attori secondari si muovono però in questa storia, tutti potenzialmente capaci di rivelazioni importanti. Si parla ad esempio di Milady, il soprannome rocambolesco assegnato alla manager di una fiduciaria elvetica, arrestata in Svizzera un mese fa e che ora rischia l'estradizione: è accusata per i soldi sporchi delle bonifiche lombarde, ma nelle sue mani sono passati molti altri denari.
E nell'inchiesta sul San Raffaele sta crescendo l'attenzione per le mosse di Antonio Simone, che sarebbe socio di Daccò nell'arcipelago di società internazionali che l'imprenditore ha utilizzato per costruire, fra l'altro, un ospedale in Terra Santa.
Nel massimo silenzio Simone si è presentato già due volte dai pubblici ministeri per cercare di chiarire il suo ruolo: lo difende Giuseppe Lucibello, il legale uscito a testa alta dall'affaire dei prestiti di Antonio Di Pietro, che oggi assiste anche Maurizio Lupi.
Simone, tra i fondatori del braccio politico di Cl, è una vecchia conoscenza dei magistrati: fu arrestato durante Mani Pulite come smistatore di tangenti percepite assieme a un altro ciellino quando era assessore al Territorio in Lombardia. Condannato in primo grado, nel 1999 ha concordato con la Regione un risarcimento di 140 milioni di lire, mossa utile per puntare alla prescrizione in appello. Vent'anni dopo, qual è stato realmente il suo ruolo nel naufragio del San Raffaele?
Quella dell'ospedale creato da don Verzè è una ferita aperta per Cl. A differenza di quanto amasse mostrare in pubblico, il prete-manager scomparso il 31 dicembre non era per niente estraneo al movimento. à vero che aveva fondato fin dal 1964 una sua associazione di fedeli, i cosiddetti "Sigilli", che vivevano con lui in una grande cascina costruita accanto al San Raffaele e che facevano voto di dedicare la vita intera all'ospedale. Ed è altrettanto vero che nell'università che aveva creato dal nulla, don Verzè si era tolto lo sfizio - impensabile per le gerarchìe cielline - di chiamare a insegnare molti spiriti liberi, dal filosofo Massimo Cacciari al teologo Vito Mancuso.
HA CHIAMATO DON LUIGI
Al San Raffaele si racconta però che negli anni Novanta don Luigi, come lo chiamavano i suoi medici, avesse il timore di non riuscire a fare nuovi proseliti per i Sigilli. E che, per questo motivo, avesse aperto le porte della sua cascina a numerosi Memores, che aveva collocato in posizioni chiave all'interno dell'ospedale. Per anni la comunione è filata liscia. Poi, qualche tempo fa, l'intesa è andata in frantumi e c'è stata la cacciata dalla cascina. Il motivo? Mistero.
Una spiegazione che circola è legata ai timori di ridimensionamento che, viste le capacità e gli appoggi politici dei ciellini, nutrivano le due storiche assistenti di don Verzè, Raffaella Voltolini e Gianna Zoppei, tuttora molto presenti negli affari dell'ospedale e dell'università . Nonostante l'apparente rottura, però, don Verzè ha continuato a coltivare rapporti fortissimi con il mondo di Cl e l'entourage di Formigoni, come dimostrano la permanenza al vertice dell'ospedale di Alessandro Longo, responsabile del controllo di gestione, o di Renato Botti, tuttora a capo di una delle tante società nate nel gruppo, la Telbios. Per non parlare, ovviamente, degli affari di Daccò.
A che cosa arriveranno le indagini della magistratura è difficile prevedere. à però plausibile che l'acquisto del San Raffaele da parte di Giuseppe Rotelli cambierà gli equilibri che si erano ormai consolidati e che vedevano i ciellini in posizione di forza. Si dice che Formigoni avrebbe preferito pilotare l'ospedale verso il gruppo Humanitas della famiglia Rocca, guidato da Ivan Colombo, un altro manager transitato dal San Raffaele che viene indicato come uno dei protetti di Cl. Ora, invece, il movimento dovrà cercare di riposizionarsi, visto che Rotelli, pur in buonissime relazioni con gli ex Forza Italia, non è ritenuto organico ai circoli ciellini.
Se la sanità è uno dei business più redditizi della Cdo, che ha saputo infilarsi in maniera organizzata negli appalti pubblici e nei servizi affidati all'esterno dagli ospedali (vedi articolo a pagina 40), nel tempo il ventaglio di attività si è allargato parecchio.
IL BOSCO DEL MALAFFARE
Il concetto è quello della rete. Se un'iniziativa parte, si diffonde un nodo dopo l'altro fra le migliaia di imprese aderenti. Negli anni passati si è puntato tantissimo sull'energia verde e così fra gli associati spiccano progettisti, produttori e installatori di pannelli solari. Che a volte si uniscono in consorzio, come accaduto con le otto imprese lombarde riunite sotto il nuovo marchio B.next. La parola d'ordine è digitalizzazione?
Ecco allora accorrere le ditte informatiche che incamerano valanghe di commesse. Per non parlare delle iniziative che nascono ad hoc, come il portale GTours che, partito dal Gargano, vuole catalogare, collegare e offrire con speciali convenzioni agli associati Cdo alberghi, bed & breakfast, noleggi d'auto e tutte le strutture turistiche di proprietà dei soci.
Resta il fatto che, come spesso accade in Italia, i soldi veri si fanno nell'edilizia e nelle infrastrutture. E le grandi opere della rinascita urbanistica milanese che sta facendo spuntare grattacieli come funghi costituiscono l'officina dove viene messa a punto l'alleanza con le cooperative rosse che fa da sfondo "all'amicizia operativa" con Bersani, come la chiamerebbero i ciellini. Due nomi spiccano su tutti.
La Montagna Costruzioni di Pesaro, presieduta da Marco Montagna, consigliere Cdo, ha fatto incetta di appalti milionari a Milano, dal centro congressi della Fiera al nuovo grattacielo della Regione Lombardia. In quest'ultimo cantiere ha lavorato insieme alla Cooperativa Muratori e Braccianti (Cmb) di Carpi, che in città ha vinto anche la mega ristrutturazione dell'ospedale Niguarda.
Fra i cooperatori, c'è chi nega che ci sia un rapporto strutturale con la Cdo. "Se collaborare vuol dire mettere insieme valori e capacità , perché no?", dice Paolo Cattabiani, presidente di Legacoop in Emilia. Che aggiunge: "Però il nostro obiettivo resta un altro: la costituzione di un'unica centrale insieme ad Agci e a Confcooperative", ovvero le coop storiche, rispettivamente repubblicane e bianche. Sarà .
A Milano però, con l'arrivo dell'Expo 2015, il risultato più concreto è un mega quartiere che sorgerà proprio lì accanto, a Cascina Merlata, dove un tempo c'era il "bosco del malaffare", così chiamato per i briganti che rapinavano i viandanti. Gli alberi non ci sono più da tempo.
Ma sui terreni sorgeranno decine di palazzi, scuole e uffici costruiti da cooperative rosse, bianche, ditte senza etichette e, naturalmente, aderenti alla Cdo come la Montagna Costruzioni. Ci sarà anche il villaggio per gli ospiti dell'Expo, che sarà poi riconvertito in case popolari. Grande finanziatore: Intesa Sanpaolo. Il futuro è iniziato.
FORMIGONI SULLO YACHT DI DACCO'Don Luigi Verzé Luigi GiussaniMARIO CIACCIA Corrado Passera RENZIMAURIZIO LUPI ANGELINO ALFANO MASSIMO CACCIARI VITO MANCUSOSAN RAFFAELE GIUSEPPE ROTELLIBanca Intesa