BERLUSCONI SFOTTE: “ASPETTO UN AVVISO DI GARANZIA PER STRAGE, HO DISTRUTTO IL PD”

Caterina Perniconi per Il Fatto Quotidiano

Sto aspettando un altro avviso di garanzia" dice Silvio Berlusconi appena entra a Montecitorio. I volti dei parlamentari Pdl intorno a lui si fanno subito scuri. "É per strage. Ho distrutto il Pd". L'ennesima barzelletta, si torna a ridere fino a sbellicarsi. Da Occhetto a Veltroni la lista era già lunga, ma questa volta è andata anche meglio: gli avversari si sono auto-eliminati.

In più è stata scongiurata l'elezione di Rodotà al Colle, dopo quella di Prodi, e i guai giudiziari sembrano meno minacciosi. Ora Berlusconi può tornare ad essere considerato un politico in corsa anziché un Caimano a cui tirare le monetine mentre se ne va, sconfitto, dal governo. Ride, e festeggia.

É lui il vero vincitore della settimana e gli si legge in volto. "Ma non dite che Berlusconi è soddisfatto - sostiene uno dei suoi uomini più fidati, Denis Verdini - lo sarebbe stato se al Quirinale ci fosse andato lui. É quello il palazzo che gli spetta". Obiettivo che non perde affatto di vista. La speranza è di trovare la porta aperta al prossimo giro, magari tra un anno, se Napolitano dovesse dimettersi.

Il "comunista" è diventato ieri "un riferimento per tutti noi" ma non "una mia vittoria". Eppure l'accordo sulla rielezione lo riporta politicamente sulla breccia: è un patto complessivo su un governo di larghe intese da trattare con lui e su un pacchetto di riforme istituzionali, già studiate dai "10 saggi", a partire dalla legge elettorale.

La soluzione individuata in mattinata da Berlusconi e Napolitano era quella di un'elezione vincolata alla nascita di un esecutivo guidato da Giuliano Amato, con tutti i ministri politici. Perché l'ex premier non accetta l'idea di vedere trasformati i "saggi" in ministri, tra i quali non c'è neanche un berlusconiano doc, e il cui lavoro lo considera "inutile e da buttare".

Ma l'intesa sull'ex socialista è durata solo qualche ora. Appena l'ipotesi è stata prospettata a Roberto Maroni, il leader della Lega l'ha bloccata con una minaccia diretta: "Se il Pdl vuole rimanere in buoni rapporti con noi deve cancellare dall'alfabeto la lettera A. Come Amato".

La seconda scelta è quella di far nascere un "governo Letta" (Enrico, ndr) con Angelino Alfano vicepremier. A quel punto il Pdl potrebbe esprimere alcuni ministri. In pole position il "saggio" Quagliariello, il già vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e Mara Carfagna. Ma Berlusconi dovrebbe accettare Mario Monti all'Economia o agli Esteri, un boccone amaro.

"La partita del Colle e quella del governo sono completamente slegate - spiega Verdini - fare un accordo oggi è come firmare un assegno in bianco. Non avete visto con che tipo di Parlamento abbiamo a che fare? Come facciamo a sapere quanti franchi tiratori avrebbe un esecutivo di larghe intese?".

Insomma, la certezza della nascita di un governo non c'è, e nella telefonata di congratulazioni che Berlusconi ha fatto subito dopo l'elezione a Napolitano non si è risparmiato una battuta sulle urne: "Presidente noi siamo pronti a tutto".

Il Caimano lo sa che con il Pd in frantumi e la crisi alle porte il vantaggio andrebbe subito monetizzato. L'unica certezza è che ora tratterà da vincitore anziché da sconfitto. E i risultati, per i democratici, potrebbero essere molto simili a una "strage".

 

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