GOFFREDO BETTINI IS BACK: “NON SENTO ELLY SCHLEIN DA UN ANNO, IL PD È DA RIFORMARE. C’È IL RISCHIO DI UNA GESTIONE SOLITARIA. LA SOLUZIONE? DA ORLANDO A GUERINI TUTTI I LEADER DEVONO SEDERE IN SEGRETERIA – L’IDEA DI SPACCHETTARE I DEM PER BATTERE LA MELONI: “DEV’ESSERCI, CON IL PD, UNA SERIA AREA CENTRISTA: NON PENSO A RENZI E CALENDA, CHE SONO RESPINGENTI ANCHE TRA DI LORO, MA A RUTELLI E A ALCUNI SINDACI DELLE GRANDI CITTÀ. E POI, OVVIO, I 5 STELLE DI CONTE…” – IL NUOVO E AUTOBIOGRAFICO LIBRO DI BETTINI VERRÀ PRESENTATO A ROMA IL 13 MAGGIO DA CONTE, GUALTIERI E RUTELLI
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera” - Estratti
In una casa di antico charme con il soffitto di mattoncini e piena di libri («Quattromila volumi, ma altrettanti li custodisco in Thailandia»), i finestroni sempre aperti, però senza la lama di gelo dell’ultima volta, e anche senza certe belle fette di profiterole by Regoli:
questa mattina c’è invece l’aria profumata dai gelsomini e Goffredo Bettini che sgranocchia lupini con l’impeto di chi è costretto a una dieta crudele, seduto in poltrona, il cellulare acceso in modalità «vivavoce» e un personaggio politico assai famoso che parla e descrive scenari e strategie, invocando consigli: «Goffredo, tu che faresti?»
(alla fine della telefonata, la richiesta di giuramento: «Non si azzardi a spifferare niente, eh? Ho la sua parola d’onore, spero», ma intanto è stata una discreta esibizione di potere, va).
PRESENTAZIONE DEL LIBRO ATTRAVERSAMENTI DI GOFFREDO BETTINI
Bettini ha scritto un altro dei suoi libri un po’ speciali, che piacciono molto alla gente di sinistra, che ha voglia di sinistra, e che poi però leggono anche gli avversari, perché Bettini è Bettini: il titolo è di notevole suggestione, Attraversamenti , perfetto per lasciare intuire il genere di viaggio letterario, un racconto fatto di incontri e amicizie, per spiegare tutto quello che un’amicizia può lasciare in eredità (con lampi così: «Ingrao? Aveva un’inesorabile curiosità per gli altri... Pasolini? Ricordo il suo invito alla lotta, ma anche a farla con grazia...». E Rutelli? «Oh, beh: Francesco dove lo metti, fa bene»).
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Quando ha sentito, l’ultima volta, Elly Schlein? «Una settimana dopo la sua elezione a segretaria». Oltre un anno fa... «Esatto». Qual è il suo giudizio sul Pd? «Su alcuni temi, penso al salario minimo, o all’ambiente e alla sanità, abbiamo assunto una posizione più limpida. Sulla riforma del partito s’è invece fatto molto poco. È urgente correggere. Il rischio è una impostazione, e gestione, “solitaria”.
Quindi inevitabilmente debole, e costretta a trovare sempre un compromesso con i dirigenti forti sul territorio, che dominano un sistema di tessere e consenso, declinato solo in termini di controllo del potere».
Sta pensando a Bari, alla questione morale?
«Non solo. Vede: trovare e perseguire le “mele marce”, io credo sia compito della magistratura, non del Pd. Noi dobbiamo però evitare che quelle mele, se davvero ci sono, trovino terreno fertile in un partito che si riduce ad essere prevalentemente “istituzionale”, interessato solo a incarichi di governo e, appunto, come spiegavo, alla gestione del conseguente potere».
Soluzione? «Intanto, serve un gruppo dirigente plurale, ma selezionato sulla qualità. Tutti i leader e le personalità di valore riconosciuto devono sedere in segreteria: da Orlando a Guerini, da Bonaccini a Cuperlo, dalla Tinagli a Gori...». Un modo per disinnescare anche le varie correnti. «Guardi: se le correnti le intendiamo come luoghi di potere per il potere, certo, vanno destrutturate. Ma se invece le intendiamo come luoghi di confronto, io penso che siano una ricchezza e...».
È ormai mezz’ora che parliamo. Torna in mente un giudizio che su Bettini dette Mario Tronti (uno degli amici citati, per altro, nel libro). «C’è un Bettini intellettuale, vorace lettore di libri, in genere quelli più eretici...
E poi c’è il Goffredo politico, il sapiente manovratore, il cardinal Richelieu di tanti reucci, sindaci, governatori, segretari, l’appassionato di cinema diventato regista di celebri operazioni politiche» — che fu segretario romano della leggendaria Fgci, e poi, dal Pci al Pds, dai Ds al Pd, anche deputato, senatore, europarlamentare, arrivato a 71 anni e ancora con ostinazione dentro il suo personaggio, coltissimo e snob (è figlio dell’avvocato Vittorio, nobile e un tempo gran proprietario terriero marchigiano, e di Wilde, che in prime nozze aveva sposato diciassettenne il principe musulmano Xhemal Rexha, albanese e nipote del pascià).
Vabbé: comunque il Pd è nervoso, pieno di pensieri negativi sulla segretaria. «È un partito in transizione. Detto questo, la vera prova per la Schlein non sono le Europee, ma le Politiche. Vediamo che capacità avrà di costruire una coalizione credibile». Ammesso che il Pd resti integro.
Soffiano venti di scissione. «Il partito tiene a una condizione: che sia chiara l’anima di sinistra insieme a un’area più moderata, non direi nemmeno cattolica. Fondamentale, poi, è non pretendere di avere sempre una sintesi su tutti i temi. Le varie anime devono vivere nella società e poi ritrovarsi contro gli avversari. In questo, per capirci, la candidatura di Tarquinio è ottima, e va lasciato libero di esprimersi».
goffredo bettini foto di bacco
Per battere il centrodestra, lei che coalizione immagina? «Dev’esserci, con il Pd, una seria area centrista: non penso a Renzi e Calenda, che sono respingenti anche tra di loro, ma a personalità come Rutelli e ad alcuni sindaci delle grandi città. E poi, ovvio, i 5 Stelle di Conte.
Quanto all’egemonia... Non si stabilisce a tavolino. Ma si conquista, con i fatti, sul campo» (e qui sta di nuovo parlando a Elly, è chiaro).
pierferdinando casini goffredo bettini foto di bacco (1)goffredo bettini roberto morassut foto di bacco (3)goffreo bettini foto di bacco (1)goffredo bettini foto di bacco (6)DAGO SALUTA GOFFREDO BETTINI - PRIMA DI ROMA SANTA E DANNATA