BOCCIA-TA LA WEB-TAX - RITIRATO L’EMENDAMENTO CHE OBBLIGAVA AD ACQUISTARE SERVIZI ONLINE SOLTANTO DA CHI HA PARTITA IVA ITALIANA – BOCCIA RIPRESENTERA’ LA PROPOSTA IN COMMISSIONE BILANCIO, DOPO AVERE FATTO A PEZZI I DETRATTORI A UN CONVEGNO DI MERCOLEDI’…

Carlotta Scozzari per Dagospia

Addio web-tax. Anzi, più probabilmente, arrivederci. Sparisce nella notte, nella seduta della commissione Bilancio del Senato che si è tenuta dalle 22.30 di ieri a mezzanotte e dieci, l'emendamento alla legge di Stabilità 2014 che, tra le altre cose, avrebbe dovuto obbligare gli acquirenti di servizi online a comprarli soltanto da "soggetti titolari di una partita Iva italiana".

Ciò nell'ottica di fare in modo che chi vende servizi in Italia paghi anche le tasse nel nostro paese, visto che le due cose non sempre vanno di pari passo (basti pensare al recente caso Apple). A presentare l'emendamento erano stati i senatori del Pd Francesco Russo, Valeria Fedeli e Rita Ghedini, anche se il grande promotore è il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia.

Il quale, a questo punto, non è escluso che possa ripresentare la web tax, o Google tax come qualcun altro la chiama, sempre in forma di emendamento e dopo avere apportato qualche piccolo o grande cambiamento, la settimana prossima, quando la legge di Stabilità sarà discussa proprio a casa sua, in commissione Bilancio alla Camera.

C'è da correggere il tiro, anche perché i detrattori dell'emendamento presentato al Senato sono numerosi. A guidare le fila dei contrari è l'American Chamber of Commerce in Italy, ossia la Confindustria americana, che ha fatti notare che questa versione della web tax avrebbe ostacolato lo sviluppo dell'economia digitale in Italia, cozzando con gli obiettivi del recente piano del Governo "Destinazione Italia".

Secondo chi critica l'emendamento, la web tax, sempre in questa formulazione, avrebbe potuto esporre l'Italia a una procedura d'infrazione da parte della Commissione Europea, per possibili violazioni dei trattati e delle direttive Ue sui principi del mercato unico e della libera circolazione dei servizi.

Anche Gianni Pittella, fresco fresco di uscita dalla corsa per le primarie del Pd, ha dichiarato che "l'emendamento alla legge di Stabilità che riguarda la vendita di servizi on line rischia di influenzare negativamente lo sviluppo dell'economia web, uno dei pochissimi comparti che ancora resiste alla crisi" e per questo motivo, "va cancellato". Tra i promotori, invece, c'è l'ex veejay Andrea Pezzi, che non ha mancato di fare il tifo, soprattutto via Twitter, della web tax firmata Boccia.

Del resto, se il presidente della commissione Bilancio della Camera non avesse intenzione di ripresentare un nuovo emendamento avrebbe forse poco senso l'appuntamento del 27 novembre organizzato dall'Anica, in cui Boccia presenterà e discuterà la sua proposta di legge fiscale in materia di servizi web con il direttore generale Cinema del Mibact Nicola Borrelli, col Presidente Anica Riccardo Tozzi e proprio con Andrea Pezzi, amministratore delegato di Ovo Italia.


2- LA BATTAGLIA DELL'EX VJ ANDREA PEZZI
Marianna Venturini per Lettera43

La Google Tax ha trovato il suo paladino in Andrea Pezzi. La norma che stabilisce che servizi e prodotti online possano essere acquistati in Italia solo da soggetti con una partita Iva italiana è stata «adottata» dall'ex conduttore di Mtv, che ne sta facendo una battaglia quasi personale.

Dopo essere stato veejay e produttore, nella sua seconda vita Pezzi ha lanciato Ovo, una videoenciclopedia che ha attraversato fortune alterne e che, dopo una partenza in grande stile, è stata messa in liquidazione con 5 milioni di euro di debiti e nel 2010 ha cambiato assetto.

Dall'esperienza con il web, Pezzi ha preso spunto per difendere le ragioni della Google Tax o Web Tax. È soprattutto dal suo profilo Twitter che l'imprenditore 40enne porta avanti la sua crociata. «Diffondere la verità sulla Web Tax. L'Italia può cambiare!», ha scritto fino a sfinire i suoi follower. E ogni occasione è buona per ricordare la sua sfida contro le multinazionali digitali.

«Da liberale odio le tasse e sono convinto che la pressione fiscale in Italia sia troppo alta», dice Pezzi a Lettera43.it. Tuttavia questa web tax che crea «un sistema vantaggioso per tutti i player» sembra averlo convinto.

INSIEME AI TEMPI DI VEDRÃ’.
A dire il vero, Pezzi conosce Boccia da anni, già dai tempi degli appuntamenti estivi di VeDrò, il think tank lettiano. «Boccia si sta facendo garante di un problema serio», continua l'ex vj che ormai non perde occasione per sostenere la battaglia del piddino.

A rafforzare il legame tra i due ci ha pensato poi Anica, l'influente associazione cinematografica confindustriale che i due hanno cominciato a frequentare per conquistare nuovi sostenitori della Web tax e, nel caso di Pezzi, per trovare qualche potenziale finanziatore di Ovo.

L'OMBRA DEL CONFLITTO DI INTERESSI
Quale sia per Pezzi il motivo di tanta convinzione è presto detto. «Sostengo questo emendamento perché conosco bene il mercato i cui si muovono i partner digitali», afferma sicuro. Per l'imprenditore, però, il grosso limite di internet è rappresentato dalla mancanza di frontiere per la pubblicità: «Ci sono piattaforme che guadagnano dall'Italia senza lasciare traccia. Se non verranno adottate delle leggi, sarà il far west».

LA CAPITALIZZAZIONE DEL CAMBIAMENTO. Eppure il dubbio è che lo stesso Pezzi possa trarre giovamento da questa modifica: potrebbe infatti lanciare un nuovo servizio sulla scia di Ovo e capitalizzare i cambiamenti provocati dalla nuova legislazione.

«Se passa la legge io perderò dei soldi perché mi penalizza», mette le mani avanti. «La mia azienda lavora in Italia, Gran Bretagna e Germania ma pago le tasse qui. Se dovessi pensare solo ai miei interessi personali direi che sarebbe meglio evitare questo balzello».

LAVORO A RISCHIO. Dunque la sua è una battaglia del tutto disinteressata? «Se le multinazionali digitali continuano a comportarsi così, in molti resteranno senza lavoro perché i colossi hi-tech porteranno altrove i ricavi realizzati nel nostro Paese». E guai a chi prova a criticare il testo presentato da Boccia: «O è ignorante oppure è in malafede». Più che di giustizia fiscale, Pezzi preferisce parlare di una «soluzione per limitare l'emorragia digitale» che riguarda l'acquisto di pubblicità.

I numeri del mercato parlano chiaro: solo fino a due anni fa i ricavi si aggiravano intorno agli 8 miliardi di euro, mentre adesso sono calati a 6,4 miliardi. «Se non facciamo niente», mette in guardia, «altri capitali fuggiranno».

L'ULTIMA PAROLA A BRUXELLES. Con una certa lungimiranza Pezzi guarda già oltre i provvedimenti del parlamento italiano. «Comunque vada a finire, l'Unione europea ha previsto che nel 2015 entri in vigore una legge per cui le aziende dovranno pagare le tasse dove producono».
Insomma dove non riusciranno a spuntarla il duo Boccia-Pezzi ci penserà Bruxelles.

 

STEFANO FASSINA E FRANCESCO BOCCIAFrancesco Boccia 5tod26 andrea pezzi xandrea pezzi03 laplogo appleGianni Pittella RICCARDO TOZZI

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT: ELLY IN BILICO DOPO LA VERGOGNOSA SPACCATURA DEL PD ALL’EUROPARLAMENTO (UNICA VOCE DISSONANTE NEL PSE) SUL PIANO "REARM" DELLA VON DER LEYEN – SENZA LE TELEFONATE STRAPPACUORE DI ELLY AI 21 EUROPARLAMENTARI, E LA SUCCESSIVA MEDIAZIONE DI ZINGARETTI, CI SAREBBERO STATI 16 SÌ, 2 NO E TRE ASTENUTI. E LA SEGRETARIA CON 3 PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SI SAREBBE DOVUTA DIMETTERE – NEL PD, CON FRANCESCHINI CHE CAMBIA CASACCA COME GIRA IL VENTO E COL PRESIDENTE BONACCINI CHE VOTA CONTRO LA SEGRETARIA, E’ INIZIATA LA RESA DEI CONTI: PER SALVARE LA POLTRONA DEL NAZARENO, SCHLEIN SPINGE PER UN CONGRESSO “TEMATICO” SULLA QUESTIONE ARMI - ZANDA E PRODI CONTRARI: LA VOGLIONO MANDARE A CASA CON UN VERO CONGRESSO DOVE VOTANO GLI ISCRITTI (NON QUELLI DEI GAZEBO) – A PROPOSITO DI "REARM": IL PD DI ELLY NON PUÒ NON SAPERE CHE, VENENDO A MANCARE L'OMBRELLO PROTETTIVO DEGLI STATI UNITI TRUMPIANI, CON QUEL CRIMINALE DI PUTIN ALLE PORTE, IL RIARMO DEI PAESI MEMBRI E' UN "MALE NECESSARIO", PRIMO PASSO PER DAR VITA A UNA FUTURA DIFESA COMUNE EUROPEA (PER METTERE D'ACCORDO I 27 PAESI DELLA UE LA BACCHETTA MAGICA NON FUNZIONA, CI VUOLE TEMPO E TANTO DENARO...)

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!