BORRELLI, CACCIA I SOLDI! - COME MAI CASALEGGIO NON HA CHIESTO LA PENALE DA 200MILA EURO CHE DEVONO PAGARE I GRILLINI CHE CAMBIANO CASACCA? SE SEI UN FEDELISSIMO DEL PARA-GURU JUNIOR NON VALE? IL M5S AVEVA FATTO RIDERE TUTTI ADDUCENDO ‘RAGIONI DI SALUTE’, OVVERO L’UNICO CASO CHE NON FA SCATTARE LA PENALE - E' PRONTO UN ASSE CON PIZZAROTTI? PER ORA GRILLO TACE
1. IMBARAZZO SU BORRELLI CASALEGGIO TACE E NON CHIEDE LA PENALE
Ilario Lombardo per la Stampa
C' è un particolare di cui si parlava ieri a Treviso tra i 5 Stelle: perché la Casaleggio Associati non ha chiesto a David Borrelli di pagare la penale di 200 mila euro prevista, per lui come per tutti gli europarlamentari, in caso di cambio di casacca? Carta straccia, per molti giuristi. Ma è un fatto che il codice etico grillino non esige il pagamento della multa solo «per ragioni di salute». Esattamente la motivazione confezionata nel comunicato a firma Laura Agea con cui il gruppo annunciava l' addio di Borrelli. Un comunicato che però l' eurodeputato, 24 ore dopo, ha smentito.
Perché rifiutare quella che appare l' offerta di una via d' uscita? E perché Davide Casaleggio tace di fronte al fragoroso addio del suo prezioso braccio destro, pupillo del padre? L' unica mossa di Davide è stata di colmare il posto vacante di Borrelli nell' associazione Rousseau con la fedelissima Enrica Sabatini e il factotum Pietro Dettori (firma di molti post di Beppe Grillo e oggi ombra di Luigi Di Maio nella sua campagna elettorale). Per il resto, il silenzio sul caso avvolge anche lo staff del candidato premier: confermano solo che aveva chiesto a Casaleggio di ritagliargli un ruolo per rimanere a Bruxelles, dopo essere stato rimbalzato sul terzo mandato.
Anche Grillo vorrebbe capirci di più. Martedì, dopo il comunicato degli eurogrillini, ha telefonato a Massimo Colomban, l' imprenditore, ex assessore di Roma, molto legato a Borrelli, con cui potrebbe costruire il suo nuovo movimento: «Che succede a David?», ha chiesto il comico.
Per rispondere a questa domanda c' è chi consiglia di tornare all' ottobre 2014 e fa un nome: Mario Pozza, attuale presidente della Camera di commercio di Treviso. Nel 2014 Pozza era il leader della Confartigianato cittadina. Si avvicina al M5S e viene candidato dai grillini locali per le regionali del 2015. Tempo prima Pozza era stato presentato a Gianroberto Casaleggio e a Beppe Grillo, di passaggio a Treviso. Parlano di piccole e medie imprese e il profilo piace ai due fondatori.
Dunque, Pozza viaggia verso la candidatura per il M5S. Poi però, all' improvviso, non se ne fa più nulla. Borrelli, nel frattempo diventato europarlamentare, dice: «Ordini di Casaleggio». E a Treviso quello che dice Borrelli è legge. Ma sembra che in quel caso la decisione fosse stata condivisa anche con Colomban durante un incontro avvenuto a Castelbrando, residenza dell' imprenditore, alla presenza di un potente leghista.
Secondo voci interne al M5S la candidatura di Pozza sarebbe saltata dopo quell' incontro. «Ci sono tante leggende che non posso né confermare né smentire - spiega alla Stampa Pozza - Quel che posso dire è che Colomban era il tramite di Borrelli e che in quel periodo io ero in lite con il governatore Luca Zaia perché aveva tagliato i fondi ai Confidi veneti, i consorzi di garanzia collettiva per agevolare il credito alle imprese. Mi chiamavano il presidente movimentista».
Pozza era considerato una spina nel fianco di Zaia e se fosse finito in Regione con il M5S gli avrebbe creato qualche danno.
Che Borrelli abbia buoni rapporti con i leghisti lo conferma alla Stampa anche Gian Paolo Gobbo, sindaco di Treviso quando il grillino era consigliere comunale: «Si comportava bene con me. E ancora ci sentiamo spesso per gli auguri». La desistenza di Borrelli nella lotta alla Lega, il partito che in Veneto rappresenta il sistema di potere, spesso, spiegano i grillini, lo ha contrapposto al deputato bellunese Federico D' Incà, che, invece, a Zaia e al Carroccio non ha mai risparmiato nulla, a partire da una recente interrogazione sui conti della Fondazione Cassamarca di cui è vicepresidente Gobbo.
2. ASSE BORRELLI-PIZZAROTTI
Francesco Lo Dico e Stefania Piras per il Messaggero
BEPPE GRILLO E DAVIDE CASALEGGIO
Al momento sono solo due meteore che si sono affrancate dalla stella più grande. David Borrelli e Federico Pizzarotti sono due ex attivisti che si ritrovano alla stessa fermata, dopo traiettorie completamente diverse. L'incontro ancora non c'è stato. L'intesa nemmeno. Borrelli sta tessendo la tela del suo nuovo Movimento di risparmiatori e imprenditori, una specie di Lega biancoveneta che riesca a federare il mondo delle pmi del laborioso Nordest. Pizzarotti ha battezzato il suo partito dei sindaci che mette al primo posto il lavoro, e quindi offre una sponda istituzionale, urbana, a quel mondo produttivo a cui guarda appunto Borrelli.
LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
NORDEST
In Veneto, ci sono gli imprenditori come Massimo Colomban che negli anni scorsi si erano avvicinati ai Cinque Stelle sotto l'insegna della Confapri (l'associazione delle piccole imprese del Nordest fondata dallo stesso Colomban e da Arturo Artom e dove comparivano anche Gianroberto Casaleggio, Beppe Grillo e Vito Crimi) e parla la stessa lingua della Lega delle origini. «È come se le coop rosse avessero detto a Matteo Renzi arrivederci e grazie: un patrimonio che vale 800 mila consensi».
La metafora è dell'ex braccio destro di Grillo, Nicola Biondo. «Il terremoto in corso - osserva l'ex capo della comunicazione M5s alla Camera che insieme a Marco Canestrari è autore del libro Supernova - si spiega facilmente». E si ritorna alla Casaleggio associati nel 2008. Davanti a una cartina geografica. «Gianroberto racconta Biondo - ci fece mettere seduti. E poi fece scorrere l'indice lungo la fascia che corre da Novara alle porte del Friuli: «Qui non attecchiamo ragazzi. Dobbiamo diventare come la Lega delle origini».
Ma è dura con il M5S attuale: ieri a Trento il reddito di cittadinanza, per dire, è stato sonoramente bocciato in Consiglio provinciale. A coronare il desiderio di Casaleggio sr, federalista della prima ora, sarà qualche tempo dopo David Borrelli che diventa l'anello di congiunzione col mondo delle pmi venete.
«Quella di versare le eccedenze al Fondo di garanzia per le Pmi raccontò Arturo Artom all'Huffington Post nell'aprile del 2014 - è un'idea che venne a me e a Vito Crimi. Ogni anno quel fondo è finanziato per sei o settecento milioni. Con i circa 2,5 milioni versati dai parlamentari le imprese avranno ossigeno per altri cinquanta milioni». Da Treviso intanto David Borrelli se ne è andato. E i suoi fedelissimi ripetono: «non ha mai e poi mai chiesto la deroga del terzo mandato».
TELEFONATA
L'eurodeputato trevigiano ha il cellulare staccato ma è riuscito comunque ad avere una conversazione telefonica con Beppe Grillo. L'ex comico ora ha una posizione attendista: è pur sempre ufficialmente in campagna elettorale con il M5S. Lui, Borrelli, è rimasto fedele all'idea originaria: nella sua foto profilo su whatsapp c'è un cyborg con il distintivo delle origini: il logo M5S con beppegrillo.it. Nessuno lo attacca apertamente, e i colleghi del M5S galleggiano ancora storditi.
Non teme le Iene, Borrelli, e nemmeno le ricostruzioni sulle sue aziende che nel corso del suo mandato europeo hanno visto lievitare il proprio fatturato. Fiuto per gli affari e spirito di servizio corredano le pagine del suo sito web che pubblicizza i bandi europei per l'innovazione aziendale.
massimo colomban gianroberto casaleggio
«Cercano con la foga qualcosa che non va ma non riusciranno a distruggerlo», commentano fonti vicine a Borrelli. «Non ha dato la liberatoria per accedere ai tabulati del Mef perché non gliela hanno chiesta, e lui se ne era già andato», spiega chi l'ha sentito. In tutti i casi non risultano inchieste dell'Olaf, l'Antifrode europea, su rimborsi M5S a Bruxelles. Gli eurodeputati M5S interpellati sullo stato delle donazioni al fondo del microcredito dicono: «Dovrebbe essere tutto a posto».