
''BREXIT'', SI COMINCIA - CAMERON VUOLE CANCELLARE LO "HUMAN RIGHTS ACT", E SOTTRARRE IL REGNO UNITO ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO. COSÌ POTRÀ CACCIARE TUTTI GLI IMMIGRATI CHE GLI PARE
1. LONDRA, CAMERON VUOLE ABOLIRE LO HUMAN RIGHTS ACT PER ALLENTARE I LEGAMI CON L’UE
Daniele Guido Gessa per www.ilfattoquotidiano.it
Abolire la principale legge britannica sui diritti umani, che per il partito conservatore nuovamente al governo è troppo legata ai vincoli dell’Unione europea, per sostituirla con nuove norme che diano a Londra più libertà di attuare misure restrittive nei confronti dell’immigrazione e di chi delinque. Questo è l’obiettivo del rinnovato esecutivo guidato da David Cameron, questa volta Tory al 100%, senza alcuna fastidiosa coalizione con il partito moderato dei liberaldemocratici.
Un piano che è stato subito affidato al nuovo ministro della Giustizia, Michael Gove, che nel precedente mandato di Cameron per alcuni anni fu ministro dell’Istruzione, poi “dimissionato” per avere mandato in tilt il mondo della scuola, fra proteste, scioperi nazionali e malcontento diffuso. Ora Cameron ci riprova e dà a Gove – che non ha fatto studi di giurisprudenza nel suo passato – il ministero della Giustizia. Proprio a quel Gove che, ricordava il Daily Telegraph pochi giorni fa, a metà anni Novanta da editorialista del Times invocava il ripristino della pena di morte per impiccagione.
Ora, appunto, l’Europa torna al centro delle discussioni. Con la promessa di Cameron di un referendum “fuori o dentro l’Ue” che potrebbe tenersi nel 2016 o nel 2017, un fronte sul quale si accentua lo scontro con Bruxelles è proprio quello della giustizia. Il cancelliere dello Scacchiere (ministro dell’Economia quindi) George Osborne a margine dell’Ecofin ha dichiarato: “Nessuno sottovaluti la nostra determinazione ad avere successo”, riferendosi al negoziato con l’Ue che ha visto un’accelerata già dalla mattina di venerdì 8 maggio, quando si era capito che il partito conservatore sarebbe rimasto al governo, e questa volta nel pieno delle sue forze, per altri 5 anni.
“Diamo il via al negoziato puntando a essere costruttivi e impegnati ma anche risoluti e convinti”, ha aggiunto Osborne a Bruxelles. E ora, appunto, si inizia ad alzare la voce con l’Ue affrontando proprio il tema dello Human Rights Act del 1998.
La legge, voluta dal partito laburista quasi venti anni fa con il supporto di tutto lo spettro politico britannico, protegge 15 diritti fondamentali, dal diritto alla vita a quello alla libera opinione ed espressione, fino al diritto alla privacy e a un giusto processo. Tutte cose garantite dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani ed è per questo che lo Human Rights Act, nel 1998, legò definitivamente le sorti del Regno Unito a quelle dell’Ue. Da allora in poi la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sede a Strasburgo, avrebbe avuto l’ultima voce, se interpellata, in tanti processi e procedimenti. Ora appunto il governo Tory punta ad abolire questo legame formale, rendendo la Corte suprema britannica un tribunale “effettivamente supremo”, come molti conservatori stanno auspicando in queste ultime ore.
CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL UOMO
Così, sostituendo lo Human Rights Act con un “British Bill of Rights”, nessun extracomunitario condannato per terrorismo, per esempio, potrebbe fare appello a Strasburgo per non essere espulso dal Regno Unito. Ancora, il governo potrebbe continuare a rendere più duro l’approccio all’immigrazione, come già avviene da diversi anni al di qua della Manica. Così come nessun tribunale europeo potrebbe dire la sua su una qualsiasi sentenza sui diritti umani emessa in Gran Bretagna. Un qualcosa che allontanerebbe ancora di più Londra da Bruxelles.
Su Facebook e sugli altri social media, intanto, è già partita la mobilitazione dei britannici. Il Labour si scaglia contro il progetto dei Tory, si moltiplicano le petizioni per spingere Cameron a ripensarci così come si fa notare che, con Nigel Farage tornato alla guida dell’Ukip dopo che le sue dimissioni sono state respinte dall’assemblea del partito euroscettico, si allontana la possibilità di un governo leggermente meno eurofobico e almeno un po’ prono alle volontà di Bruxelles. Lo United Kingdom Independence Party ha preso tanti, tantissimi voti alle ultime elezioni. E, pur non avendo avuto successo in termini di seggi assegnati al parlamento a causa del sistema uninominale, farà sentire la sua voce sempre più.
Corte dei diritti umani di Strasburgo
Ma dall’Irlanda del Nord arriva anche un altro timore che aleggia sulla possibilità della fine definitiva dello Human Rights Act, che è strettamente legato a quell’accordo “del venerdì santo” che, sempre nel 1998, portò una pace relativa nell’Ulster. Il Good Friday Agreement verrebbe rovinato per sempre, visto che ai repubblicani nordirlandesi che ritengano di essere perseguitati dalle forze dell’ordine e dalla giustizia centralizzata di Londra è ora per esempio concesso l’appello a Strasburgo per sentenze ritenute ingiuste, una possibilità che potrebbe venire meno con una legge sui diritti umani tutta britannica.
E si tratterebbe anche di un venire meno a un accordo internazionale, fanno notare in molti, in quanto quel 10 aprile del 1998 scesero a patti due Paesi diversi, il Regno Unito di sua maestà la regina Elisabetta II e la Repubblica d’Irlanda, ex colonia dalla libertà ormai consolidata. Sia in Irlanda del Nord (parte appunto del Regno Unito) che a Dublino e dintorni si tennero poi dei referendum popolari per la conferma di quel patto, che infatti fu approvato con grande favore. E ora Londra potrebbe mettere in discussione il principio fondante di una pace che, fra alti e bassi, dura da anni. Il tutto per prendere ancora di più le distanze dall’Europa.
REGINA ELISABETTA CON DAVID CAMERON
2. ADDIO PARRUCCONI EUROPEI. CAMERON CONTRO LO HUMAN RIGHTS ACT
Giulio Meotti per “il Foglio”
Quando Londra accettò di entrare nell’Unione europea, agli occhi dell’opinione pubblica britannica il Parlamento di Westminster, per la prima volta in ottocento anni, cessò di essere un organo sovrano, visto che il settanta per cento della legislazione veniva stabilito da una non eletta Commissione di burocrati stranieri. L’introduzione dell’Human Rights Act nel 1998 sembrò annullare tutte le libertà britanniche e negare il common sense della giuria e il precedente legale della Common Law.
Fu la modifica più importante alla legislazione inglese dall’introduzione della Magna Charta nel 1215. Adesso il governo conservatore di David Cameron annuncia la volontà di abolire lo Human Rights Act. “Questo è il paese che ha scritto la Magna Charta, liberato l’Europa dal fascismo e che oggi si batte contro la violenza sessuale in guerra”, ha detto il premier. “Non abbiamo bisogno di lezioni dai giudici di Strasburgo”. Il precedente ministro della Giustizia, Christopher Grayling, l’aveva definita “una distorsione dei diritti umani che nuoce al Regno Unito”.
Ma Cameron nel precedente governo doveva subire il veto dei Lib-Dem. Adesso, con un falco come Michael Gove alla Giustizia, i Tory hanno le mani libere e se davvero abolissero lo Human Rights Act sarebbe una rivoluzione. Contrari i Tory eurofili, per i quali non è possibile uscire dalla Convenzione dei diritti umani senza lasciare anche l’Unione europea. A favore dell’uscita Theresa May, potente ministro dell’Interno, mentre l’ex Attorney General, Dominic Grieve, dice che abbandonare la convenzione “sarà interpretato come il segno che la Gran Bretagna non è interessata a costruire un mondo migliore”.
Lo Human Rights Act del 1998 è stato progettato per assorbire nel sistema inglese i diritti enunciati dalla Convenzione europea per i diritti dell’uomo, e presidiati dal vaglio giurisdizionale della Corte europea dei diritti dell’uomo. Il caso più controverso in Inghilterra riguarda il “diritto a una vita privata e familiare”, regolarmente usato dalle associazioni che difendono gli immigrati clandestini e i terroristi da estradare per evitarne la deportazione, anche se il testo originale era inteso come monito contro la coercizione statale.
Come scrive il Daily Mail, “un documento scritto per prevenire gli orrori dei campi di concentramento nazisti è diventato una carta dei valori per criminali e gruppi politicamente corretti”. Cameron vorrebbe un “British Bill of Rights” e un ritorno al giudizio finale nelle mani della Supreme Court britannica, e non a quella di Strasburgo. Per dirla con Guglielmo Verdirame, giurista del King’s College, “liberare la Common law” dalla deferenza verso Strasburgo significherebbe “un ritorno al migliore costituzionalismo e alla tradizione inglese di libertà”.
Anche il multiculturalismo si nutre di questa legislazione. La comunità musulmana ha utilizzato lo Human Rights Act per cercare di ottenere il riconoscimento alla poligamia all’interno del welfare britannico. Per non parlare dei temi etici, tanto che il vescovo anglicano Michael Nazir-Ali è convinto che la legge sui diritti umani del 1998 sia stato un “cavallo di Troia” nel campo dell’etica applicata alla medicina, dello status della famiglia e dello spazio pubblico della religione.
Non è mai stata digerita dal governo di Cameron la sentenza con cui i giudici europei hanno annullato la decisione di rimpatriare Abu Qatada, il terrorista ai vertici di al Qaida che secondo i servizi inglesi “raccoglieva denaro, incoraggiava la gente a uccidere, rivendicava assassinii”.
Per anni, Qatada fu libero di sputare bile sul Regno Unito e i suoi valori dalla moschea di Finsbury Park. Anche la Regina Elisabetta si disse “scioccata” per il fatto che quel fondamentalista islamico non potesse essere cacciato dal suolo inglese. Ad Amman il jihadista avrebbe rischiato la tortura, così i giudici europei ordinarono a Londra di tenersi il celebre detenuto. “Ignorate la sentenza e mettetelo su un aereo”, replicò l’Express. Alla fine i Tory su quell’aereo ce l’hanno messo il terrorista islamico, ma adesso i conservatori pretendono lo scalpo dei parrucconi europei e dei loro alleati umanitaristi che, a loro dire, hanno indebolito il Regno Unito.