BRUSH HOUR! LEGGI OGGI LE NOTIZIE DI DOMANI – IL PREMIER DI ROTTAMAZIONE HA UN PADRE INDAGATO E SULLA GIUSTIZIA TUTTO SARÀ AVVELENATO – MA QUANTO È SPACCATO IL PD SULLA RIFORMA DEL LAVORO
Francesco Bonazzi per Dagospia
Da questa sera il circolo Pd di Rignano sull’Arno non ha più il suo segretario. Tiziano Renzi, papà di Matteo, si è dimesso dopo l’avviso di garanzia ricevuto per bancarotta fraudolenta dalla Procura di Genova, che indaga su una sua vecchia società di distribuzione di giornali. Renzi senior ha mostrato grande fairpaly e ha anche detto: “Ringrazio la magistratura perché è un atto a mia tutela”.
L’avviso di garanzia è arrivato lunedì, ovvero il giorno prima del duro attacco alla magistratura sferrato da Renzi figlio in Parlamento, proprio sul tema degli avvisi di garanzia. Chissà se sapeva già del padre indagato. In ogni caso, la vicenda è destinata a pesare perché d’ora in poi ogni volta che il premier affronterà i magistrati ci saranno illazioni sui problemi giudiziari di suo padre. Da oggi, insomma, Renzie è un po’ meno libero.
LAURA E TIZIANO RENZI I GENITORI DI MATTEO RENZI
Giustizia a parte, oggi è stato il giorno del primo via libera alla legge delega sul lavoro da parte della commissione Lavoro del Senato. Tutti e otto i senatori del Pd hanno votato a favore, anche della norma che introduce il contratto a tutele crescenti e che di fatto apre la strada al superamento parziale dell’’articolo 18 sui licenziamenti per giusta causa. Da segnalare il fatto che Forza Italia si è astenuta, in attesa, probabilmente, di dare una mano al governo.
Il Pd in ogni caso resta diviso. L’ex segretario Pierluigi Bersani dice che sui giornali ha letto intenzioni attribuite al governo che gli paiono “surreali” e sfida Renzie a dire al più presto con chiarezza cosa intende mettere nel decreto delegato sul lavoro. Mentre il presidente del partito, Matteo Orfini, concede che i titoli del Jobs Act sono condivisibili, ma si aspetta ampie variazioni da discutere in direzione.
Un primo via libera, molto di massima, al Jobs Act arriva nel frattempo dal Fondo monetario internazionale, che parla di “obiettivi condivisibili”. L’organismo di Washington ha però rivisto al ribasso le stime sull’Italia e ha toccato un altro nervo scoperto, notando che “ottenere risparmi significativi sarebbe difficile senza intervenire sulla grande spesa pensionistica”. Un taglio delle pensioni non è però all’ordine del giorno e il ministro Padoan ha già smentito più volte un intervento sugli assegni più ricchi.
Sul fronte della Consulta, intanto, è andata a vuoto anche la tredicesima votazione delle Camere. I due candidati, Luciano Violante e Donato Bruno, non ce l’hanno fatta a raggiungere il quorum di 570 voti, nonostante il “soccorso rosso” di Sel. Non solo non è servito l’appello di ieri del presidente Napolitano, ma sono cadute nel vuoto anche le parole di oggi di Renzie, che in mattinata aveva dichiarato: “Credo che il Parlamento oggi o nei prossimi giorni troverà una soluzione di livello”.
E a proposito di livello, inteso come livello dello scontro, i deputati grillini oggi hanno polemizzato con il Quirinale, bollando l’intervento di ieri come una “ingerenza” e Beppe Grillo ha definito il ticket Violante-Bruno “una minestra rancida”. Si ricomincia martedì con il voto numero 14 e una situazione sempre più tesa, anche per la tenuta del Patto del Nazareno. O quantomeno per il suo prestigio.