CACCIARI A CIRCO MASSIMO: "MACRON? BATTUTA DEMENZIALE, QUELLI COME LUI SONO I MIGLIORI ALLEATI DI SALVINI - I SALVINI SI MOLTIPLICHERANNO SE L'UE NON CAMBIA POLITICA - M5S RISCHIA DERIVA A DESTRA, E POTREBBE SCOMPARIRE SE LEGA GUADAGNA EGEMONIA - E QUESTA È LA GRANDE COLPA DELLA CATASTROFE RENZIANA: AVER CREATO LE CONDIZIONI PER LA FORMAZIONE DI UN MOVIMENTO DI DESTRA-DESTRA IN ITALIA, IL PIÙ GRANDE D'EUROPA. I 5 STELLE ERANO STATI ARGINE A UNA DERIVA DI DESTRA, E L'ARGINE ADESSO STA CADENDO ‘’
da Circo Massimo - Radio Capital
Macron alleato di Salvini. Ieri il presidente francese ha definito "cinica" la gestione del caso Aquarius da parte dell'Italia; ancor più duro è stato il portavoce di En Marche, il partito di Macron, per cui la condotta del ministro dell'Interno Salvini è stata "vomitevole". Frasi che, secondo Massimo Cacciari, non possono che far bene al leader della Lega: "La battuta di Macron è demenziale", dice il filosofo a Circo Massimo, su Radio Capital, "Quelli come lui sono i migliori alleati di Salvini. Sembra che gli stia facendo campagna elettorale.
L'atteggiamento del nostro governo", continua, "esaspera certi elementi di conflitto con i paesi europei più forti. D'altra parte, è del tutto evidente che i Salvini si moltiplicheranno se l'UE non cambia politica". Il ministro dell'Interno punta a conquistare una posizione egemonica nel governo: "Se dovesse succedere", commenta l'ex sindaco di Venezia, "ci sarà una deriva a destra dei 5 stelle. Cosa gravissima. E questa è la grande colpa del PD: aver creato le condizioni per la formazione di un movimento di destra-destra in Italia, il più grande d'Europa. I 5 stelle erano stati argine a una deriva di destra, e l'argine adesso sta cadendo. La Lega sta guadagnando voti anche al sud, li sta divorando. Anche perché i 5 stelle sono like, non hanno mica la struttura organizzativa o la forza politica della Lega".
Le decisioni in materia di immigrazione, per Cacciari, possono mettere a rischio una parte importante dei voti pentastellati: "Era chiaro dal giorno dopo le elezioni che una prospettiva di governo con la Lega avrebbe messo in grande sofferenza l'elettorato di sinistra dei 5 stelle". dice, "I programmi con cui si sono presentati all'elettorato sono incompatibili, questo è il punto. Il famoso contratto di governo mette insieme capra e cavoli. Ci sono contraddizioni palesi, enormi.
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Ma se da questa coalizione emerge una leadership egemonica, come sta emergendo, l'altro dovrà adeguarsi. Perché Di Maio e i 5 stelle non potranno mai uscire da questo governo: per loro è un di vita o di morte. Se i 5 stelle fallissero alla prova del governo, scomparirebbero", continua Cacciari, "Il loro voto è quanto di più labile e liquido si possa immaginare: può sparire in una settimana. Per questo devono stare aggrappati a questo governo".
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini
Un governo che si basa su un contratto: c'è il rischio che Salvini decida di romperlo? "Se continua così non gliene frega niente di rompere il contratto", commenta il filosofo, "L'unico che può farlo, visto il carattere del personaggio, è Grillo, che potrebbe uscire e dire basta. Ma bisogna arrivare a un limite estremo". Eppure, per Cacciari, le contraddizioni fra Lega e M5S "sono destinate ad esprimersi, ma se qualcuno non mi si oppone posso andare avanti all'infinito".
L'opposizione, appunto: "Per il momento è calma piatta", continua Cacciari, "Mi auguro che nel PD decidano quando e come svolgere il congresso, che sia una cosa seria e non la presentazione patetica delle primarie, e che si presentino programmi alternativi con gruppi dirigenti alternativi. E che poi, in base a questo congresso, decidano cosa fare.
Spero che abbiano imparato che una abitazione coatta porta al suicidio, e che quelli che si sono meno esposti nella catastrofe renziana si assumano le loro responsabilità. Mi riferisco", spiega, "ai Cuperlo, agli Zingaretti, e anche ad altre personalità che ci sono, come Boeri, o Barca, o la Reichlin. Ci sono delle qualità, ma non possono più stare all'interno delle sceneggiate viste negli ultimi anni. Devono decidere cosa fare, e chi non ci sta farà altre cose".
Il leader, però, non può essere Gentiloni: "È troppo dentro alla storia di Renzi", commenta il filosofo, "Può cooperare, ma dovrebbero puntare su un nome che non ha perso e che possa rimettere insieme credibilmente chi ci sta a un programma di riforma. Potrebbe essere Zingaretti".