“CAMERATA” CONTRO – IN RAI È PARTITA LA FAIDA TRA I TELE-MELONIANI PER IL CASO SCURATI: IL "FILOSOFO" DI COLLE OPPIO, GIAMPAOLO ROSSI, POTREBBE ESSERE TENTATO DI SCARICARE PAOLO CORSINI, FAMOSO PER AVER PROFESSATO LA SUA MILITANZA AD ATREJU ("NOI DI FDI"). NEL MEZZO C’È L’IRRIDUCIBILE ANGELO MELLONE, CHE DEFINÌ BENITO MUSSOLINI “UN PEZZO DI PRIMO PIANO DELL'IMMAGINARIO POPOLARE ITALIANO” – IL DIRETTORE DEL TG1, GIAN MARCO CHIOCCI, STA ALLA FINESTRA E ASPETTA…
GIAMPAOLO ROSSI - PAOLO CORSINI - ANGELO MELLONE - GIAN MARCO CHIOCCI
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “la Stampa”
[…] «Ostracizzati per anni», ama ripetere Giorgia Meloni, hanno adesso gli occhi perennemente adombrati dal senso di rivalsa. In Rai […] li chiamano «i neri», e sono tutti amici dichiarati e ricambiati della presidente del Consiglio.
Uno dopo l'altro, nominati ai vertici della tv pubblica. Uno contro l'altro, finiti ora in una faida per il controllo di Viale Mazzini ribattezzata, anche grazie alle loro gesta, TeleMeloni. Eccoli, schierati: chi più chi meno tirato in ballo dall'epurazione pasticciata di Antonio Scurati, a pochi giorni dalla festa della Liberazione […].
Giampaolo Rossi, il direttore generale che la premier vuole promuovere entro giugno ad amministratore delegato: un mese fa riunì in una stanza della Rai, come fosse un club di patrioti di Colle Oppio, i parlamentari di Fratelli d'Italia membri della commissione di Vigilanza Rai, per ragionare su come portare Guido Paglia – tra i fondatori di Avanguardia nazionale, gruppo neofascista in odore di terrorismo e servizi deviati - dentro il Consiglio di amministrazione. La Stampa pubblicò il retroscena, la nomina di Paglia sfumò.
Angelo Mellone, il più giovane, e dicono il più irriducibile, ma anche il meno esposto. Perché, per il momento, non tocca a lui maneggiare la polveriera dei talk show giornalistici, o quello che ne rimane. È il direttore del genere Intrattenimento/Day Time.
Autore anni fa di un libro "Dì qualcosa di destra", in cui cercò di rifondare il mito della destra vivace, pop, futurista, lontana dall'immagine periferica dei camerati reazionari retrogradi e arretrati culturalmente. Utile, alla pre-vigilia del 25 aprile, ricordare il suo pensiero.
Sul saluto romano dell'ex laziale Paolo Di Canio: «Non è stato un atto di nostalgismo ma di appartenenza al popolo della curva. In questo senso, un gesto contemporaneo pop-fascista». E ancora: «Il fascismo è oggi de-ideologizzato, ma sopravvive come cultura "pop": ragione per cui Benito Mussolini è un pezzo di primo piano dell'immaginario popolare italiano e non una scoria da espellere».
Gianmarco Chiocci, è il quarto, un po' più laterale […] perché in Rai non ci è cresciuto ma ci è arrivato da direttore del Tg1 un anno fa. È l'autore, per Il Giornale di Silvio Berlusconi, dello scoop sulla casa di Montecarlo, che costò la carriera a Gianfranco Fini, ex leader di An. Quando era direttore de IlTempo pubblicò in prima pagina: "Mussolini, uomo dell'anno".
Il party dei suoi 60 anni, un paio di settimane fa, è il racconto per immagini di una capacità smaliziata di navigare tra mondi diversi (c'erano il leader della Lega Matteo Salvini e il presidente del M5S Giuseppe Conte). […]
Paolo Corsini. È l'uomo finito nel calderone arroventato degli Approfondimenti. Da sempre fieramente schierato a destra, lo scorso dicembre, sul palco di Atreju, la festa di FdI, si è lasciato sfuggire un «noi» che rivela l'appartenenza alla comunità di Meloni. È lui ad avere la responsabilità diretta del programma di Serena Bortone, ed è lui a non aver risposto alla conduttrice che insistentemente cercava spiegazioni sull'esclusione dal suo show del monologo di Scurati sull'antifascismo.
Ieri La Stampa ha svelato le telefonate che Meloni ha fatto a Corsini e a Rossi per capire come indebolire le accuse di censura sbeffeggiando l'autore per il compenso pattuito, cosa che farà poi la premier in un post sui social. Meloni non cederà. Perché nella sua testa e in quella dei suoi uomini si agita il sospetto di un complotto permanente.
In questo caso nel mirino è finito l'ad Roberto Sergio. Non è piaciuta a Palazzo Chigi l'intervista a questo giornale con cui il manager si è voluto sfilare dal caos su Scurati. Meloni si è fatta raccontare cosa è accaduto e, secondo le ricostruzioni di Corsini e di Rossi, la segreteria di Sergio era stata informata e sapeva che l'intervento dello scrittore era stato cancellato.
Meloni, adesso, farà quello che fa sempre in questi casi. Difenderà le sue scelte e i suoi uomini. Anche a costo di deludere qualche altro amico. Come Chiocci, spinto da una fronda interna in Rai a sognare il grado di ad al posto di Rossi.
Non dispiacerebbe alla Lega che cerca di affossare in tutti i modi i meloniani meno graditi. Gli stessi che Meloni ha contattato. Corsini era in bilico, e in Rai se ne parla da tempo.
Ma ora paradossalmente potrebbe uscirne blindato. Farlo fuori come vorrebbe il Carroccio per fare spazio ad Angela Mariella - ragionavano ieri da FdI - vorrebbe dire sconfessare Meloni e smentire la tesi, confezionata assieme a loro e diffusa dalla premier contro lo scrittore, che è stata solo una questione di soldi.
PAOLO CORSINI angelo mellone foto di baccopaolo corsini paolo corsiniAngelo Mellone Gennaro Sangiuliano foto Di Bacco