NONNA PINA CANCELLIERI SI LEVA I SASSI DALLO SCARPONE: “IL GOVERNO RENZI? DA MESI QUALCUNO AVEVA GIÀ DECISO TUTTO. ATTACCAVANO ME PER FAR CADERE LETTA”

Fiorenza Sarzanini per ‘Il Corriere della Sera'

«Con la nascita di questo governo si capisce finalmente qual era l'obiettivo della campagna contro di me. Bisognava indebolire il governo Letta e io sono stata usata per uno scopo preciso». Il giorno dopo il passaggio di consegne con Andrea Orlando, Anna Maria Cancellieri non riesce a nascondere l'amarezza. E accetta di raccontare questi dieci mesi al ministero della Giustizia, «una delle esperienze più difficili, ma anche esaltanti della mia carriera».

Ministro, ammetterà che quelle telefonate erano quantomeno imbarazzanti.
«Posso ribadire, come del resto ho fatto in Parlamento, di aver commesso una leggerezza chiamando la moglie di Ligresti il giorno degli arresti. Ma nessuno mi convincerà di aver sbagliato quando sono intervenuta per Giulia. Mi sarei rimproverata se non l'avessi fatto. In ogni caso la violenza nei miei confronti è stata di un tale livello che prescinde dalla mia persona».

Per questo ha deciso di non dimettersi?
«Ho sempre avuto l'appoggio delle istituzioni e poi c'è stata la scelta coraggiosa di Enrico Letta di andare nella sede del Pd a difendermi, non avrei mai potuto tradirlo».

Pur sapendo che questo poteva mettere in difficoltà l'intero esecutivo?
«C'è stata la malafede di chi mi accusava di aver chiesto la scarcerazione di Giulia Ligresti nonostante la consapevolezza che il ministro non ha alcun potere su questo e ignorando le parole del procuratore di Torino Giancarlo Caselli che ha sempre detto il contrario. Di fronte alle operazioni politiche bisogna rimanere con i nervi saldi».

Lei è stata attaccata anche sul decreto svuota carceri.
«Questo è un Paese che non ama chi si occupa dei detenuti. Io sono orgogliosa del lavoro di questi mesi. Molto bisognerà ancora fare, ma la strada è tracciata e io resto convinta sia quella giusta. Siamo passati da 69.500 detenuti a 61.000, abbiamo creato 4.500 posti in più, ma soprattutto abbiamo 45.000 reclusi in regime di "celle aperte" che consente quindi una maggiore socializzazione. Eppure mi hanno massacrata anche su questo».

A chi si riferisce?
«Lega, Movimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia hanno mostrato di essere forcaioli, ma posso dire che anche gli altri partiti non hanno fatto nulla per difendere il provvedimento. Tranne qualche parlamentare isolato, non c'è stato vero appoggio. Ma io conosco bene i motivi».

Che cosa vuole dire?
«La politica repressiva paga in termini elettorali mentre schierarsi dalla parte di chi sta in carcere fa perdere consenso. I detenuti sono merce a perdere. Io ho potuto firmare quel provvedimento proprio perché io non faccio parte di alcun partito. Mi hanno messo in quota Scelta Civica perché Mario Monti mi aveva voluta nel suo governo, ma alla fine io sono e resto soltanto un funzionario dello Stato».

Lei si è schierata per l'amnistia e l'indulto. Qualcuno ha insinuato volesse fare un favore a Silvio Berlusconi.
«È stato un modo subdolo per cercare di evitare provvedimenti di clemenza che invece sarebbero indispensabili. È l'unica strada possibile se si vuole alleggerire la situazione delle carceri e il carico di arretrato nei tribunali. Quanto a Berlusconi, tutto dipende da come viene formulato il provvedimento e in ogni caso a decidere è il Parlamento, non il ministro. C'è stata una sollecitazione chiara anche dal capo dello Stato, certamente senza alcuna intenzione di fare favori a qualcuno. In ogni caso io vado via con una lettera di apprezzamento dell'associazione Antigone per il lavoro svolto. È per me una delle soddisfazioni più grandi».

Anche sulla nuova geografia giudiziaria ha ricevuto numerose critiche. Ritiene che sia stata una scelta giusta?
«Giusta e sacrosanta. Capisco che ognuno vorrebbe avere il tribunale e l'ufficio sotto casa, ma questo non è possibile anche perché la situazione era ferma da oltre un secolo. È stata una riforma epocale, se non sarà bloccata inciderà in maniera molto positiva sull'organizzazione del lavoro e soprattutto sul bilancio dello Stato».

Alcuni sindaci e amministratori pubblici sostengono di essere stati penalizzati ingiustamente.
«Quando si fanno accorpamenti e trasferimenti c'è sempre chi si lamenta. Ho avuto la fila di parlamentari che chiedevano di avere riguardo per il proprio territorio».

Difendevano i cittadini.
«O forse i propri interessi. L'importante è che adesso si vada avanti altrimenti molti uffici sono a rischio efficienza per la mancanza del personale».

Dove?
«Le situazioni peggiori sono a Milano, Modena e Brescia. Ci sono problemi anche a Roma. È importante intervenire e farlo con urgenza. La verità è che questo ministero è al centro di conflitti antichi tra poteri costituiti e questo rende difficilissimo il lavoro del Guardasigilli».

Renzi ha detto che le riforme sono la sua priorità, non basta?
«In realtà mi preoccupa che la giustizia non sia stata inserita nella sua lista nonostante ci sia un'ampia intesa politica che potrebbe favorire l'approvazione di numerose nuove norme. Noi avevamo in cantiere svariati provvedimenti».

Gli avvocati sono già scesi in piazza contro il taglio dei tribunali e l'aumento dei costi.
«Sono migliaia, devono lavorare, quindi comprendo le ragioni della loro protesta. Però si deve sapere che molte rivendicazioni vengono fatte sulla pelle dei cittadini. Con loro abbiamo avuto difficoltà, ora eravamo pronti a riprendere il dialogo».

Ma davvero credeva che il governo Letta potesse andare avanti?
«Eravamo sotto attacco ogni giorno, ma mai potevamo immaginare una fine così repentina. E invece da mesi qualcuno aveva già deciso tutto».

 

Anna Maria Cancellieri ANNA MARIA CANCELLIERI ROBERTO NAPOLETANO GIORGIO NAPOLITANO GIULIA LIGRESTI ALLA MENSA DEI POVERI LO SHOPPING DI GIULIA LIGRESTIil-ministro-cancellieri-e-il-premier-enrico-lettacancellieri saccomanni letta NAPOLITANO E CANCELLIERI

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES, TOCCATO IL FONDO, IL PD HA COMINCIATO A SCAVARE FACENDOSI SCAVALLARE ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN EURO-TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (E SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I FEDELISSIMI DI ELLY, DA TARQUINIO A STRADA, NON HANNO VOTATO CONTRO URSULA) – I FRATELLINI D’ITALIA, INVECE, DOPO AVER INGOIATO IL SI', PER NON FAR INCAZZARE TRUMP, SI SONO ASTENUTI SULLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA. INVECE GLI EURO-MELONI PRETENDEVANO UN RINGRAZIAMENTO DEL  PARLAMENTO EUROPEO A "KING DONALD" PER IL CESSATE IL FUOCO TRA MOSCA E KIEV (CHE, TRA L'ALTRO, PUTIN NON HA ANCORA ACCETTATO...)

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...