CANZI AMARI - IL RAGIONIERE ESCE E SBATTE LA PORTA: “FERITO PER UN ABBANDONO INDESIDERATO”

Stefania Tamburello per il "Corriere della Sera"

Non sono bastate le manifestazioni di apprezzamento da parte del premier Enrico Letta e del ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, per il lavoro svolto. Tutta l'asprezza dell'avvicendamento al vertice della Ragioneria generale dello Stato è emersa subito, all'indomani della nomina di Daniele Franco al posto di Mario Canzio, ed è stato l'ex titolare del prestigioso incarico a denunciarla.

Canzio infatti ha scelto la strada dell'addio ostile indirizzando ai dipendenti della Ragioneria, cinquemila persone alle quali spetta il compito di elaborare il bilancio dello Stato, una lettera addolorata quanto polemica.

«Carissimi colleghi e carissime colleghe, è veramente difficile esprimere in un momento come questo, con l'animo ferito dalla necessità di dover accettare gli esiti di un abbandono indesiderato e di un distacco che avrei preferito rimandare il più lontano possibile, le sensazioni di un uomo che ha dedicato le migliori energie di cui disponeva alla crescita di un'istituzione dello Stato che svolge da decenni una fondamentale funzione di servizio per il bene del Paese», scrive Canzio esprimendo l'amarezza della sua uscita di scena.

Un'uscita che peraltro avviene in ritardo rispetto al raggiungimento dell'età della pensione e quindi procrastinabile non ancora per molto. L'idea di affidare l'incarico a un manager esterno alla Ragioneria, contrariamente a quanto era avvenuto per Canzio - che ha lasciato dopo 41 anni di servizio di cui gli ultimi 8 come Ragioniere generale - e per altri prima di lui era del resto già nell'aria.

Lo sfogo di Canzio si potrebbe allora spiegare col timore (e la voglia di allontanare da se il pericolo) di diventare il bersaglio delle cose che non tornano nel bilancio dello Stato, dall'aumento pari a 30 miliardi della spesa pubblica durante gli anni della sua gestione alla difficoltà di disporre dei dati relativi alle uscite degli enti decentrati, essenziali per esempio per avere il quadro completo sui debiti pregressi della Pubblica amministrazione nei confronti di imprese e fornitori sui quali esiste solo la stima fatta dalla Banca d'Italia. Per non parlare dell'ultimissimo possibile addebito dello slittamento di una settimana del decreto su Imu e Cig e delle incertezze che hanno preceduto la stesura e il varo del provvedimento.

«La Ragioneria generale è stata per me come una famiglia e distaccarsi è sempre un passaggio doloroso» aggiunge Canzio nella sua lunga lettera sottolineando anche come per adempiere il «gravoso compito» affidatogli, abbia dovuto, talvolta, «porre in secondo piano e persino rinunciare a coltivare interessi e sentimenti altrettanto importanti».

Credo, prosegue, «che tutti noi abbiamo dato un contributo fatto di impegno, professionalità, senso dello Stato e di dedizione al lavoro come poche altre strutture dell'Amministrazione statale possono vantare». Infine ancora il rimpianto per quell'«abbandono indesiderato» e quindi forzato: «Lascio con la sincera amarezza di chi avrebbe preferito rimanere ancora a capo di questo corpo scelto per poterlo vedere crescere, maturare, fortificarsi ancora».

 

 

MARIO CANZIO jpegmario canzio daniele francoVINCENZO FORTUNATO GIULIO TREMONTI VITTORIO GRILLI

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