DALL’OLGETTINA ALLA ‘BAGGINA’: IL CAV, GIA’ DESCRITTO COME UN ANZIANO LEADER SUL VIALE DEL TRAMONTO, ORA TEME LE IRONIE DEGLI AVVERSARI SULLA CONDANNA AD ASSISTERE VECCHIETTI E DISABILI – SONDAGGI CHOC E I POLITOLOGI AVVERTONO: ‘C’È IL RISCHIO CHE IL CENTRODESTRA SCOMPAIA’
Amedeo la Mattina per âLa Stampa'
Ora spunta l'ipotesi dei servizi sociali presso una struttura di assistenza per anziani e disabili. E già per Silvio Berlusconi è qualcosa di meglio che gli arresti domiciliari, ma l'ex Cavaliere non si fida dei magistrati di sorveglianza che domani a Milano apriranno l'«udienza» per decidere. Non si fida mai dei giudici e fino alla fine teme il peggio. Dice il capogruppo Paolo Romani: «Risulta che tra quei magistrati ce n'è una molto vicina alla Boccassini e il parere della procura è arresti domiciliari». E poi, anche se fosse venisse spedito ai servizi sociali, per Berlusconi non sarebbe comunque una cosa piacevole.
L'ex premier già immagina i frizzi e i lazzi sulla «condanna» ad assistere anziani e disabili, lui che viene descritto come un anziano leader sul viale del tramonto, in questi giorni pure zoppicante e deambulante con le stampelle. Insomma un po' disabile pure lui. Immagina pure le telecamere che immortalano il suo arrivo dai vecchietti, accompagnato dalla senatrice Maria Rosaria Rossi che nell'immaginario mediatico passa per la badante in seconda, dopo la titolare fidanzata Francesca Pascale. Immagina con orrore cosa potrebbero scrivere certi giornali che lo odiano e lo mettono sempre alla berlina. Un incubo per l'ex Cavaliere che ha sempre cercato di apparire vitale, attivo, giovanile, proiettato verso i cento e passa anni.
Ma non è solo l'immagine che ne verrebbe fuori a farlo inorridire. Di più c'è l'idea stessa dell'affido ai servizi sociali per redimersi, fare penitenza, ravvedersi di una colpa che Berlusconi non ammetterà mai neanche davanti a Dio. Lui, che si pensa statista, l'unico e vero leader dei moderati italiani, che è riuscito a far stringere la mano a Pratica di Mare ai due potenti del mondo Bush e Putin, che ha cambiato i connotati alla politica e alla televisione italiana, creando un impero industriale e ricchezza. «E' questo il suo vero cruccio, il boccone amaro che non riesce a mandare giù», spiegano tutti quelli che ci parlano.
Ravvedersi? E di cosa? Come possono dei «funzionari dello Stato» chiedergli una cosa del genere? Allora per gli avvocati Ghedini e Coppi è meglio che domani Berlusconi se ne stia a casa a curarsi l'infiammazione al ginocchio. Se davanti ai magistrati l'ex Cavaliere cominciasse a parlare a ruota libera e dire quello che pensa veramente, sarebbe un disastro.
E gli arresti domiciliari sarebbero la conclusione più drammatica per un uomo politico che non potrebbe fare campagna elettorale, condannando Forza Italia a un umiliante terzo posto dopo il Pd e 5 Stelle sotto il 20%. Sarebbe la fine politica di un partito e forse di tutto il centrodestra. Sì, perché il rischio che il centrodestra nel suo complesso scompaia c'è, serpeggia tra i protagonisti di quest'area politica e lo intravedono anche i politologi.
Ieri, ad un convegno della fondazione Rel di Fabrizio Cicchitto proprio sulle prospettive del centrodestra, il politologo Orsina ha fatto questa ipotesi: la scomparsa del centrodestra come area politica organizzata. La scomparsa tra le rovine della carriera politica di Berlusconi, le divisioni in partiti e partitini (Fi, Ncd, Fratelli d'Italia, Lega). In sala è calato il silenzio, un brivido gelido è salito lungo la schiena di Schifani, Cicchitto (Quagliariello intanto era andato via) e di Paolo Romani, unico rappresentante del partito berlusconiano.
Il moderato capogruppo al Senato di Fi, uno dei pochi che cerca il dialogo con i cugini separati di Ncd, si è passato una mano tra i capelli, ha pulito le lenti dei suoi occhiali e ha detto: «Dobbiamo pensare a una federazione, dobbiamo restare uniti perché, noi all'opposizione e voi al governo, siamo deboli, molto deboli. Renzi sta sfondando tra gli elettori di centro ma anche di centrodestra».
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