IL CAVALIER TENTENNA - IL BANANA DECADUTO DÁ RETTA ALLE COLOMBE, FA DIETROFRONT CON I FORCONI E TARDA A NOMINARE IL GRUPPO DIRIGENTE DELLA NUOVA FI
Ugo Magri per "La Stampa"
Nel Grand Prix della protesta, il Cavaliere frena, sbanda, finisce fuori pista alla prima chicane. Disdice l'incontro del pomeriggio con gli autotrasportatori, che aveva convocato la sera prima per manifestare vicinanza al movimento dei Forconi. Anziché ricevere i camionisti, che poi vedranno la Santanchè, diffonde un comunicato che presenta il testacoda come una scelta oculata di prudenza, «per evitare ogni possibile provocazione».
Insiste a puntare l'indice contro il governo, in particolare contro l'ex-fedelissimo Lupi (titolare delle Infrastrutture e Trasporti) «apparso poco reattivo»: che cosa aspetta il ministro a convocare queste categorie? Lupi gli fa fare cattiva figura chiarendo che gli incontri con i trasportatori eccome se ci sono stati, anzi vanno avanti da un mese, tanto che «il 95 per cento del settore ha revocato lo sciopero».
E in effetti pure questo è stato segnalato ieri a Berlusconi da uno che se ne intende: l'ex sottosegretario del suo terzo governo Uggè, attuale vice-presidente di Confcommercio. I trasportatori c'entrano fin lì, semmai siamo davanti a schegge di categorie esasperate, a gruppi fuori controllo che con i blocchi e i disordini danneggiano imprenditori, commercianti, agricoltori, insomma proprio il serbatoio elettorale del Cav...
Altre considerazioni hanno reso ineluttabile il dietrofront. Per esempio, l'appellativo di «delinquenti» con cui Alfano bolla certe frange della rivolta. Chiaro che, se il ministro dell'Interno li illustra così, e se poi i telegiornali spaventano i benpensanti con immagini di tafferugli, Berlusconi non può farsi riprendere mentre solidarizza con la rivolta.
Sotto questo aspetto, uno a zero per il furbo Angelino. Due a zero, considerando l'altrettanto astuto Lupi. E tre se si aggiunge Letta (Gianni), il quale è entrato pesantemente in azione per ricordare a Silvio chi è lui: un uomo di impresa e, comunque lo si voglia giudicare, anche di Stato, che ha avuto l'onore di parlare davanti al Congresso Usa.
Un signore che incarnò per vent'anni il sogno di tanti italiani, non la Vandea inferocita; che aveva «il sole in tasca» e non la chiave inglese. Un presidente del Consiglio che al G8 del 2011, mentre si scatenavano i «black bloc», inseguiva una sua idea molto brianzola e un po' da cumènda di decoro, disseminando Genova di fioriere...
Ecco perché qualcuno aveva nutrito dubbi fin dall'inizio sull'opportunità dell'incontro, patrocinato dalla Santanché (donna di combattimento, senza tabù politici) e in qualche misura teorizzato da Bondi (fautore della spallata sociale contro il governo Letta). à sensazione diffusa, tra i forzisti, che di dietrofront ne vedremo svariati se davvero nascerà un asse con Grillo. Ma la preoccupazione più acuta, tra i «berluscones» superstiti non riguarda tanto il modo difare opposizione, quanto la loro stessa sorte.
Il Capo tarda a nominare il nuovo gruppo dirigente, suscitando il sospetto che voglia fare piazza pulita di certi nomi troppi «divisivi», una purga nella purga, la beffa finale per quanti avevano partecipato al «pogrom» contro le colombe. Siamo al punto che Berlusconi appare deluso perfino dai Club.
Si è accorto che alla manifestazione romana di domenica la platea era prevalentemente composta da «supporter» avanti con gli anni. Sperava di trovare un esercito di giovani barricaderi, invece le 2 mila comparse avevano il look dei giocatori di bocce o di burraco. à venuto a scoprire che glieli avevano «cammellati» coi pullman i soliti Fitto,Verdini, Gasparri, per non fargli trovare la sala vuota. Ed è rimasto deluso.
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