“CHE SUCCEDE NEL PDL?” - SE LO CHIEDE NON SOLO MONTI MA ANCHE BERLUSCONI - PER ORA HA INCOLLATO LA POLVERINI ALLA POLTRONA PERCHE’ TEME PER LA SENTENZA RUBY - IL PARTITO, DEPURATO DEGLI EX AN CHE PENSANO DI STACCARSI, E CON IL BANANA CONDANNATO E INCANDIDABILE, NON SA CHE PESCI VOTARE: RICANDIDARE MONTI O PROVARCI CON MONTEPREZZEMOLO?…

1- FONDI PDL: ABBRUZZESE, DIMETTERMI? NON NE VEDO IL MOTIVO
(ANSA) - "Perché dovrei dimettermi? Se lei mi da un motivo valido...". Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale del Lazio Mauro Abbruzzese, prima della seduta del Consiglio regionale, a chi gli chiedeva se avesse in animo di dimettersi. Abbruzzese, ciociaro come l'indagato Franco Fiorito, ex capogruppo Pdl accusato di peculato, è stato chiamato in causa dallo stesso Fiorito nel corso dell'interrogatorio davanti ai pm.

La Presidente Renata Polverini vorrebbe, nell'operazione di pulizia, l'azzeramento delle cariche che riguardano il gruppo Pdl, quello al centro dello scandalo: dopo il capogruppo Francesco Battistoni ieri dunque mancherebbe ora il passo indietro di Abbruzzese.


2- IL PRESSING DI BERLUSCONI SU RENATA "COSÌ DIVENTIAMO IL PARTITO DEI LADRI" - E SILVIO VUOLE MONTI A CAPO DEL PDL. IL PREMIER: COSA SUCCEDE DA VOI?
Francesco Bei per "la Repubblica"

Il giorno dopo lo tsunami laziale la risacca del Pdl lascia sulla battigia la seconda vittima sacrificale: il capogruppo in regione Francesco Battistoni, costretto da Berlusconi e Alfano a mollare l'incarico (ma il posto da consigliere se lo tengono stretto sia Battistoni che "Batman" Fiorito).

Il segretario Alfano, dopo aver ricevuto a via dell'Umiltà il reprobo, rivendica il repulisti in corso: «Il Pdl ha cacciato Fiorito dal partito, sostenuto il piano di riforme della presidente Polverini, rinnovato i vertici del gruppo e convocato i capigruppo di tutte le regioni». La riunione con i capigruppo del Pdl di tutte le regioni italiane servirà a «condividere una linea comune che rafforzi gli elementi di trasparenza nei confronti dell'opinione pubblica sulla gestione dei fondi pubblici».

Ma per quanto Alfano si sforzi, il Pdl ormai appare una nave in balia della tempesta. Persino Mario Monti, incontrando Antonio Martino prima della presentazione del libro di Federico Rampini, si sente in dovere di chiedere: «Cosa sta succedendo nel Pdl?». Risposta: «Di tutto, ma finirà bene». Dall'interno si moltiplicano le voci che chiedono una sterzata radicale, non i pannicelli caldi visti finora. Guido Crosetto si augura che Fiorito «venga mandato a spaccare le pietre».

Laura Ravetto chiede che il Pdl faccia «pulizia» e prende in prestito dalla Lega l'immagine delle «ramazze». In mattinata una delegazione di sindaci guidata dal primo cittadino di Pavia e leader dei "formattatori", Alessandro Cattaneo, viene ricevuta da Alfano e alza la voce. Ci sono i sindaci di Lecce, Verbania, Ascoli, Pescara, esprimono «forte malessere rispetto la gestione a livello locale del partito» e chiedono al segretario di fare di più: «O ci diamo una mossa oppure andiamo tutti a picco. È il momento di scelte drastiche ».

Intanto a palazzo Grazioli Berlusconi riunisce i capigruppo e la prima linea dei dirigenti per cercare di fermare l'ondata di panico. «Il nostro - dice - non può passare per un partito dei ladri». La prima cosa da fare «è convincere la Polverini a restare al suo posto». In serata il Cavaliere la contatta prima della sua partecipazione a "Piazzapulita" ma ancora non riesce ad ottenere una risposta definitiva.

Il fatto è che anche Pier Ferdinando Casini sta facendo pressioni su «Renata», ma tira dalla parte opposta. Ieri mattina il leader dell'Udc ha chiamato infatti la governatrice per consigliarle di dare le dimissioni, evitando di restare «altri due anni sulla graticola con il Pdl che ti farà la guerra su tutto». Senza contare che al consiglio regionale si frigge per le voci di nuove indagini e rivelazioni che farebbero cadere altre teste del Pdl.

Ma non c'è solo lo scandalo laziale a turbare i sonni del Cavaliere. Nella cerchia stretta di Berlusconi raccontano che al primo posto tra le preoccupazioni di questi giorni c'è il processo Ruby, con l'interrogatorio fissato per il 19 ottobre e una sentenza che l'ex premier è convinto sia di condanna. Sentenza che arriverebbe prima delle elezioni, scombinando tutti i piani. sarebbe questa la ragione della cautela di questi giorni verso un'ipotesi di ricandidatura.

Ieri a palazzo Grazioli si è discussa l'idea di spacchettare il Pdl, lasciando che gli ex An si fondano con Storace in una "Cosa" nera. La parte restante del Pdl - con Berlusconi costretto al passo indietro dal processo di Milano - sarebbe a quel punto una casa accogliente per Luca Cordero di Montezemolo. Si dice che Alfano e Montezemolo si siano visti domenica scorsa per parlarne, ma la notizia non trova conferme. L'altra idea del Cavaliere riguarda Monti: «E se fossimo noi - ha buttato lì - a chiedergli di restare a palazzo Chigi?».

 

MARIO ABBRUZZESE jpegRENATA POLVERINI BERLUSCONI E ALFANOSILVIO BERLUSCONI MARIO MONTILAURA RAVETTOLUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…