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CI VUOLE UN RECOVERY PER I SOVRANISTI - L'ANNUNCIO DI URSULA LASCIA SALVINI E MELONI UN PO' SUONATI, E BERLUSCONI L'EUROPEISTA GONGOLA: PER ORA IL SUO ''ALL IN'' NEL PPE HA AVUTO SUCCESSO - IL CAPITONE LA BUTTA SUI TEMPI TROPPO LUNGHI E SULLE CONDIZIONI CHE L'EUROPA CI IMPORRÀ PER AVERE I SOLDI, MA LA STAMPA HA GIÀ DECRETATO IL RECOVERY UN SUCCESSO (PURE SE ANCORA NON ESISTE) ED È DIFFICILE FAR PASSARE UN MESSAGGIO DIVERSO

 

Giuseppe Alberto Falci per www.huffingtonpost.it

 

Ecco il day after dei sovranisti italiani, spaesati, disarmati dal Recovery Fund che destinerà al Paese più colpito dalla crisi, il nostro, la cifra monstre di 172 miliardi, di cui 82 in sussidi. Si scorgono così i silenzi, gli imbarazzi, i volti scuri dei leghisti che si aggirano in un Transatlantico ormai adibito ad estensione dell’emiciclo di Montecitorio. In sostanza la proposta della commissione Ue è perfino più ricca di quella studiata da tedeschi e francesi.

BERLUSCONI MELONI SALVINI

 

E così il destro-centro si ritrova nella condizione di chi non sa come comportarsi, di chi non sa come reagire. Dunque, Lega e Fratelli d’Italia sono in difficoltà. Non a caso il Capitano leghista rompe gli indugi dopo ore di silenzio: “I fondi europei devono arrivare subito, non nel 2021 come previsto da Bruxelles, dopo l’approvazione del nuovo bilancio Ue. Gli italiani senza lavoro e senza stipendio non possono aspettare i tempi della burocrazia europea”.

 

Dopo sessanta minuti di orologio ecco ancora l’ex ministro dell’Interno rispondere a Valdis Dombroskis: “Ecco dove sta la fregatura! Prima fate le riforme che decidiamo noi a Bruxelles, solo dopo vi daremo (forse) i soldi! No comment...”. Nel frattempo l’alleato Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, gongola ed esalta il ruolo dell’Europa. Le truppe di azzurre manifestano una certa felicità che si traduce in frecciate che hanno come destinatari gli alleati: “I trombettieri dell’antieuropeismo tacciano perché non hanno da dare fiato al loro sovranismo”. E

 

angela merkel silvio berlusconi

E “i trombettieri dell’antieuropeismo” rimandano alle voci di Alberto Bagnai e Claudio Borghi, il duo euroscettico di via Bellerio che sparge il verbo salvinista sui social. Il primo, Bagnai, nella giornata di ieri, ha diramato un comunicato che suona così: “L’annuncio delle nuove risorse europee ‘Next generation EU’ ha suscitato un grande entusiasmo nelle fonti di governo, ma deve essere valutato con attenzione”. E ancora: “I 750 miliardi annunciati ancora non ci sono, perché devono essere raccolti sul mercato con emissione di titoli. Inoltre, questi fondi saranno inseriti nel quadro del bilancio settennale dell’Ue, e quindi non saranno disponibili prima del 2021, come ha confermato il Commissario Hahn.

 

 Infine, anche la parte teoricamente distribuita a fondo perduto in pratica dovrà essere rimborsata attraverso nuove tasse su produzione e consumi”. Mentre Borghi si è servito di molteplici tweet per bocciare il Recovery Fund. Uno dei tanti è il seguente: “Pioggia di miliardi ma chissà come mai si ripensa al Mes. Ditemelo prima quando ammetterete di essere stati presi per i fondelli. Ditemi un giorno e un modo oltre il quale senza i soldi a fondo perduto vi renderete finalmente conto di cos’è la Ue”. Fin qui i falchi del leghismo.

salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa

 

Poi ci sono le colombe e non sono certo poche. Alcune si trovano nelle commissioni parlamentari, altre in Transatlantico. Ma tutte, nessuna esclusa, al solo sentire la doppia parola “Recovery Fund” preferiscono allontanare la questione o al più replicare così: “Non l’ho studiato”. “Aspettiamo di vedere l’accordo finale”. “Ma quando arriveranno questi soldi?”. L’ordine di scuderia suona così: “Oggi non si parla di Recovery Fund con la stampa”. Meglio spostare l’attenzione su Palamara e dintorni. Segno evidente che il dibattito è accesso da quelle parti e che c’è non solo un imbarazzo generale ma uno scontro sotterraneo fra il leghismo della Bestia di Luca Morisi e il moderatismo di Giancarlo Giorgetti. Non a caso, su queste colonne Massimo Garavaglia, leghista moderato per definizione, apre uno spiraglio: “Dalla Ue ogni cosa positiva è ben accetta”.

 

 

borghi salvini bagnai

E Fratelli d’Italia? L’altra gamba del sovranismo italiano non rifugge dal cronista ma non accetta che quella di ieri sia una vittoria del governo e dell’Europa. Ignazio La Russa, altissimo dirigente di FdI, rilancia: “Magari è un risultato figlio della nostra insistenza. Non è che quando le tue tesi cominciano ad albeggiare sei contento. E’ solo un albeggiare”. Dunque, dalle parti di FdI albeggia. Tradotto? “Giorgia (Meloni ndr.) è molto realista. Vediamo se si muove qualcosa in Europa”. Va da sé che questo non è un “sì” ma non è nemmeno un “no”. “Aspettiamo di vedere i dettagli. Sono sempre soldi nostri che ci ridanno”, gli fa eco Giovanni Donzelli, altro pezzo da novanta del partito degli eredi di Alleanza nazionale, che non certo esulta per il Recovery Fund.

 

In questo viaggio dentro le anime del destra-centro chi non si nasconde e soprattutto non si discosta dalla sua posizione di forza responsabile, europeista, è il partito di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, da europarlamentare, ha seguito passo dopo passo il negoziato di Bruxelles e si dice più che favorevole. Ed è un sentiment che trova riscontro nelle parole di Giorgio Mulè, parlamentare e portavoce unico di Camera e Senato: “La strada è quella giusta, l’obiettivo è condivisibile: sta adesso al governo italiano essere all’altezza di questa sfida lasciando da parte la deriva assistenzialista e mettendo invece sulla rotta di stare a fianco delle imprese desertificando la burocrazia”.

 

SALVINI BERLUSCONI MELONI

 Il sovranismo è sconfitto? “Di certo - replica Mulè - indebolisce chi pensava che l’Europa fosse un altra vittima del Covid invece in questo caso l’Ue dimostra di avere gli anticorpi necessari per fare l’Europa”. Dello stesso avviso il vicepresidente dei senatori Lucio Malan: “Il Recovery Fund è positivo. Speriamo solo sia veloce e usato bene”. Dunque, siamo alle solite. Il destra-centro è in ordine sparso, senza un’agenda comune. Con un dettaglio: i sovranisti si dannano a fare i leoni nell’arena populista, mentre invece Forza Italia si adatta al più consono ruolo: l’amico del giaguaro.

 

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