giorgia meloni kais saied

COME IL DITTATORE SAIED HA FREGATO L'EUROPA - UNO SCAFISTA TUNISINO RACCONTA: "IL PRESIDENTE È STATO ABILE, CI HA USATO PER FARE L’ACCORDO CON L'UE, PER FARVI IMPAURIRE, E ORA HA DATO ORDINE ALLA GUARDIA NAZIONALE DI BLOCCARCI" - "I MIGRANTI PREFERISCONO PARTIRE DALLA TUNISIA. IN LIBIA, LA GUARDIA COSTIERA LI TORTURA" - LE TESTIMONIANZE DEI DISPERATI CHE PROVANO A SBARCARE SULLE COSTE ITALIANE: "NON ABBIAMO ALTRE SCELTE, O ARRIVIAMO IN EUROPA O MORIAMO"

CONFESSIONI DI UNO SCAFISTA «USATI DA SAIED PER I SOLDI UE ORA GLI AFFARI SONO IN CALO»

Estratto dell'articolo di Alessandro Farruggia per "La Nazione"

kais saied giorgia meloni

 

«Cosa ti aspettavi, un pirata?». Il giovane uomo sorride e si togliere gli occhiali da sole neri, cattivi, stile contractor. Fa cenno di sedersi a uno dei tavolini di un anonimo caffè alla periferia di Sfax. Niente nomi, niente foto. È tunisino, grossomodo trentenne, parla un discreto francese. Ed è un trafficante. Un passeur. O come dicono in Tunisia, un harka.

 

Gli harka di questi tempi rischiano molto perché la Guardia Nazionale dà loro letteralmente la caccia. E quindi sono elusivi. Un ivoriano di nome Mamadou incontrato sotto uno dei tanti alberi d’ulivo di El Amra assieme a simpatici e chiassosi compagni di strada del Mali e del Niger, ci manda da un altro migrante, un giovanissimo ma scafato ragazzo burkinabè che fa da camo per i trafficanti.

GIORGIA MELONI KAIS SAIED

 

E dopo lunghe trattative riusciamo a fissare un appuntamento con un harka, in una delle più anonime pieghe della periferia di Sfax. Parla come se fosse un flusso di coscienza, manco servono le domande, all’inizio.

 

«Oggi – dice – chiediamo dai 2 ai 3mila dinari (600-900 euro, ndr) per un posto su un barchino in metallo, il doppio se il barchino è in legno, con massimo una trentina di persone, e con due motori. Per ogni movimento l’utile è del 50-60%». O il doppio, lo interrompiamo.

 

Lui fa un smorfia, solleva verso l’alto le mani. «Inshallah», se Dio vuole, è la risposta. «I migranti – prosegue – preferiscono partire da qui rispetto alla Libia perché lì la Guardia Costiera, che è praticamente una cosa sola con i trafficanti, li sequestra e li tortura se non si fanno mandare soldi dalle famiglie. Qua al massimo la polizia li picchia un po’, ma manco sempre, e al massimo li rimanda indietro nel deserto libico o algerino. Per questo, e per il fatto che da qui il viaggio verso Lampedusa dura la metà, venivano fino a Sfax».

MIGRANTI MORTE AL CONFINE CON LA TUNISIA

 

[...] «Venivano – insiste – perché ormai il momento buono è finito. Purtroppo il business ha tirato molto per tutto l’anno, e qui a Sfax ci abbiamo guadagnato il giusto in parecchi, anche gente rispettabile che ci metteva i centomila dinari per comprare le barche, ci finanziava, ma ora la pacchia sta finendo. Il presidente Saied è stato abile, ci ha sostanzialmente usato per fare l’accordo con la Unione europea, per farvi impaurire, e ora ha dato ordine alla Guardia Nazionale di bloccarci. Francamente, abbiamo paura, io non voglio finire in carcere, e quindi con altri amici ci stiamo sganciando. Ci spartiamo queste migliaia che ci sono rimasti e addio».

 

SCAFISTA TUNISINO

Sorseggia il caffè («Come è l’espresso tunisino? Come in Italia?» ci chiede. Insomma) e se la prende con i trafficanti libici, che si rifiuta di chiamare colleghi. «Vogliono riprendersi il flusso – dice – non gli va bene che noi guadagniamo alle loro spalle. E quella è gente che spara. Hanno già dato disposizioni perché i carichi di migranti (‘carichi’, come se fossero merce, ndr) che arrivano dal deserto, restino in Libia. Tira di nuovo il porto di Sabratha. Peggio per i migranti, che da lì la traversata è più lunga, pericolosa e cara. Ma poi per voi – ride – cambia poco: sempre in Italia arrivano». [...]

 

IL DRAMMA SULLE COSTE TUNISINE «ARRIVARE IN ITALIA O MORIRE, NON ABBIAMO ALTRE SCELTE» VIAGGIO TRA I MIGRANTI NEL LIMBO

Estratto dell'articolo di Alessandro Farruggia per "La Nazione"

 

LE ROTTE MIGRATORIE DALLA TUNISIA

Gli uliveti sono infiniti. Il mezzo dei vigili del fuoco corre a tutta velocità verso la periferia di El Amra, un centro agricolo 36 chilometri a nord di Sfax, la seconda città tunisina. È qui che la polizia e la Guardia Nazionale a metà settembre hanno portato molte migliaia di immigrati irregolari subsahariani che per tutta l’estate hanno bivaccato attorno alla medina di Sfax e dopo l’uccisione di un tunisino erano stati fatti oggetto di atti xenofobi. L’UE guardava e si è deciso di allontanarli purchessia. [...]

 

Ma la Guardia Nazionale tunisina è molto aggressiva con i trafficanti e venerdì è scoppiato il fattaccio. Un mezzo della Guardia nazionale che aveva appena messo fuori uso sulla costa tre dei famigerati (perché sommamente instabili) barchini in metallo artigianali è stato intercettato mentre rientrava a Sfax, ed è stato assalito da una folla di un paio di centinaia di migranti subsahariani che l’hanno bloccato, rovesciato e dato alle fiamme, mentre i tre poliziotti che erano dentro hanno avuto la peggio e sono stati duramente picchiati.

 

kais saied 2

Con i vigili del fuoco è arrivata una unità di pronto intervento della Guardia Nazionale, il controllo dell’area è stato ripreso e l’indomani sono arrivati una ventina di arresti. Ma la situazione è molto tesa, perché attorno ad El Amra ci sono migliaia di migranti – secondo una stima poco meno di diecimila – e tutti, nessuno escluso, vogliono solo una cosa: l’Italia.

 

«Ascolta – ci ha detto Mamadou, ventenne ivoriano – noi abbiamo una sola speranza, andarcene. Io sono otto mesi che sono partito dal mio villaggio e mi restano solo 1500 dinari, meno dei 2 mila dinari (600 euro), che sono il minimo per poter salire su una barca. E quindi ho solo una speranza, che il passeur mi accetti come timoniere o come comandante. Di sicuro o muoio o arrivo in Italia». «Dopo la guerra e la fame – dice Waleed, un altissimo ragazzo sudanese – non ho paura di nulla. Neanche del mare, che non ho mai visto».

 

MELONI VON DER LEYEN E RUTTE IN TUNISIA CON KAIS SAIED

[...] Da qui, lungo una decina di chilometri di costa sabbiosa, partono gli scafi dei migranti (tipicamente 50-60 a imbarcazione). Partono, ma molti non arrivano. Il cimitero degli scafi accatastati alla rinfusa uno sopra l’altro, con un ordine casuale che lo rende ancora più spettrale, è un monumento tragico al dolore delle migrazioni. Saranno almeno 120 gli scafi, e per i quattro quinti sono barchini in metallo. Molti sono deformati, ammaccati, tutti vengono intenzionalmente bucati dalla Guardia Nazionale per renderli inservibili. [...]

migranti dalla tunisia con barboncinoinfluencer tunisina chaima ben mahmoude sul barcone dei migranti 3pecora sbarca a lampedusa con i migranti MIGRANTI IN ARRIVO IN SICILIA DALLA TUNISIAinfluencer tunisina chaima ben mahmoude sul barcone dei migranti 5

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