COMMISSARIATA LA GRECIA, ORA TOCCA A NOI - LA COMMISSIONE UE PREME SULL’ITALIA PER ACCELERARE SULLA SPENDING REVIEW: “SIA PARTE INTEGRANTE DELLA POLITICA DI BILANCIO”

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

Marco Zatterin per “la Stampa”

 

L’Italia è riuscita a convincere i partner europei ad ammorbidire il diktat con cui i tecnici della Commissione ci chiedevano di «istituire, di concerto con le parti e in conformità alle pratiche nazionali, un quadro efficace per la contrattazione di secondo livello». Troppo vincolante, secondo Roma, e poco rispettoso del dialogo sociale.

 

Così gli sherpa del governo hanno spinto per un voto tecnico dei Ventotto e hanno messo in minoranza l’esecutivo Ue che non voleva l’emendamento. «Istituire» è diventato «promuovere», il che lascia margine su tempi e modi di una metamorfosi che i più reputano necessaria, ma che richiederà ancora parecchie discussioni per sul come e quando finalizzarla.

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

 

Ogni anno l’Ue definisce le raccomandazioni per la stabilità economica e fiscale di ogni singolo Paese. L’esecutivo propone il testo (in maggio), le capitali lo rinegoziano sino a che il testo è chiuso dai ministri economici (ieri). Tra la prima e l’ultima versione i cambiamenti sono spesso determinanti. Come quello che, nell’agenda tedesca, ha annacquato l’invito a farsi davvero locomotiva di crescita con «un ulteriore incremento degli investimenti in infrastrutture e ricerca utilizzando i margini di spesa disponibili». Il riferimento «ai margini di spesa» è sparito nel negoziato. Berlino può fare, ma sole se vuole.

Renzi Juncker Van RompuyRenzi Juncker Van Rompuy

 

Questa volta le raccomandazioni dicono che la contabilità pubblica è in carreggiata, approvano l’impeto riformista del governo Renzi ma invitano ad aspettare l’autunno per vedere se non sia il caso di esibire un cartellino giallo per il debito eccessivo. Di nuovo, però, nel documento licenziato dai ministri non c’è solo la maggiore flessibilità sulla contrattazione. E’ spuntato l’impegno «ad assicurare che la spending review sia parte integrante della politica di bilancio».

 

La sua assenza «incide negativamente sulla generale efficienza a lungo termine dell’esercizio della spesa». Dunque rende più difficile «conseguire un aggiustamento verso l’obiettivo a medio termine pari ad almeno lo 0,25% del pil nel 2015 e allo 0,1% del Pil nel 2016». Sebbene definita più volte prioritaria, la revisione della spesa «non ha prodotto risultati commisurati alle promesse».

Draghi RenziDraghi Renzi

 

Il testo introduce margini di flessibilità per disciplinare le fondazioni bancarie - l’obbligo di affrontare la debolezza del sistema diventa «l’attuazione della riforma». Quindi spunta il tema dei negoziati sull’impiego sollevato di recente anche dal presidente Bce Draghi.

 

La Commissione Ue è convinta che «la contrattazione di secondo livello, che potrebbe contribuire a un miglior allineamento dei salari alla produttività e incentivare l’adozione di soluzioni innovative nelle aziende, è ancora appannaggio soltanto di una minoranza di imprese». Per questo chiedeva di introdurla, tout court. Gli sherpa del governo, che pure sono favorevoli al processo, si sono battuti per evitare il vincolo e lasciare la possibilità alle parti sociali di discutere, insieme con l’esecutivo, il da farsi. Non è una resa, questo no. Non si vogliono avere le mani legate. Stavolta ci sono riusciti.

 

 

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