UN CONFLITTO SU LARGA SCALA - ECCO LE LETTERE CON CUI IL SOVRINTENDENTE DELLA SCALA PEREIRA SI IMPEGNA AD ACQUISTARE DAL FESTIVAL DI SALISBURGO, DI CUI PEREIRA E' DIRETTORE ARTISTICO, 4 SPETTACOLI PER 690MILA EURO. CHE FARA' IL SINDACO PISAPIA?

Roberto Rho per "la Repubblica"

Cara Helga...». «Lieber Alexander... «. Eccolo, il carteggio tra il sovrintendente designato della Scala Alexander Pereira ed Helga Rabl-Stadler, presidente del Festival di Salisburgo di cui lo stesso Pereira è ancora, a tutti gli effetti, direttore artistico. Ecco le lettere con cui il Pereira-Scala si impegna ad acquistare dal Pereira-Salisburgo - dunque in palese, per quanto potenziale, conflitto d'interessi - quattro spettacoli per un valore di 690mila euro. Sono le lettere che hanno fatto esplodere un caso internazionale che scuote come un terremoto il piccolo mondo del teatro d'opera.

E che proprio in queste ore conoscerà probabilmente il suo epilogo: il sindaco di Milano e presidente della Fondazione Scala, Giuliano Pisapia, vola a Roma per incontrare il ministro della Cultura Dario Franceschini, al quale nei giorni scorsi ha trasmesso tutta la documentazione raccolta.

Le cinque lettere d'impegno, inviate da Pereira a Salisburgo nella stessa giornata, il 20 settembre 2013, sono interessanti fin dall'intestazione. Sulla carta con il logo della Scala, Alexander Pereira si qualifica come "Il Sovrintendente da settembre 2014". È la verità: prima di allora, il sovrintendente in carica è Stephane Lissner, e solo lui ha il potere di firma sui contratti.

Pereira, però, si impegna per conto della Scala ad acquistare da Salisburgo la produzione del Falstaff (130mila euro, spettacolo da rappresentare a Milano nella stagione 2016-17), il Lucio Silla (60mila euro, febbraio/marzo 2015), il Don Carlo (250mila euro, 2017) e la coproduzione dei Maestri cantori di Norimberga (250mila euro, 2016-17). Cinque giorni più tardi, la presidente del Festival austriaco gli risponde con una lettera dall'incipit un po' imbarazzato, nel quale annuncia di voler firmare insieme a un altro membro della direzione «dato che sei coinvolto in questo accordo in qualità di futuro sovrintendente della Scala e come attuale direttore artistico del Festival di Salisburgo».

Nella sostanza, la Rabl-Steiner - con la quale pure Pisapia ha fissato un colloquio in questi giorni - conferma formalmente a Pereira di «aver ricevuto la lettera d'intenti, con valore legale, che prevede il passaggio al Teatro alla Scala» delle quattro produzioni.
«Con valore legale». È un'altra patente anomalia: quelle che per Milano sono solo lettere d'intenti (è Lissner che ha potere di firma dei contratti), per Salisburgo sono impegni legali.

È il cuore della questione. Pereira è andato oltre i limiti prescritti dal suo contratto con la Scala, allo stato una semplice consulenza? Se sì, come pare probabile anche solo scorrendo il carteggio, perché lo ha fatto? Perché era indispensabile lavorare con anticipo alla programmazione delle prossime stagioni, in particolare quella dell'Expo (in realtà tre dei quattro spettacoli andranno in scena al Piermarini negli anni successivi), come dice Pereira? Ancora: gli acquisti da se stesso sono stati davvero per la Scala «un'occasione esclusiva», come spiega Pereira ai consiglieri nella sua memoria difensiva?

Perché nel mese di marzo scorso, presentando il programma 2015, come ammette nella sua memoria, Pereira non ha spiegato al Cda nel dettaglio per quali titoli fosse in trattativa, e soprattutto con chi? «Ho parlato della grande occasione che la Scala ha attraverso la collaborazione tra queste due istituzioni di fama mondiale», dice il sovrintendente designato. «Se la Scala avesse dovuto produrre le stesse opere, avrebbe speso più di 4 milioni».

Infine, la domanda regina, che nasce dalle dichiarazioni pubbliche della stessa Helga
Rabl-Stadler («Il nostro bilancio è in pareggio grazie alla vendita di alcune produzioni alla Scala, per un valore complessivo di 1,6 milioni», aveva detto; ma per Pereira è stata «un'errata dichiarazione»): è vero che il Pereira-Scala ha acquistato dal Pereira-Salisburgo quegli spettacoli (e probabilmente si è informalmente impegnato per altri tre: il Finale di partita di Kurtag, Der Rosenkavalier e il Trovatore) per ripianare i conti traballanti di Salisburgo? Pereira respinge con sdegno: «Il Festival ha chiuso il 2013 con un risultato positivo di 400mila euro, l'insinuazione è ingiusta e assurda».

Eppure, il valore dell'operazione è di 690mila euro, che sono più dei 400mila di utile di Salisburgo. «Per Falstaff e Lucio Silla - risponde Pereira - il Festival aveva già ricevuto offerte pari alla cifra concordata con la Scala».

A tutte queste domande dovranno, ormai nel giro di pochi giorni (il prossimo Cda è lunedì 12 maggio), dare una risposta Pisapia e il ministro Franceschini. A queste e alle ulteriori questioni sollevate da Pereira, il quale sostiene che il suo contratto di «"consulente della città di Milano" ha creato gran parte delle tensioni attuali: il mandato prevede che io pianifichi le prossime stagioni e soprattutto l'Expo 2015», ma «come potrò fare tutto questo se non ho potere decisionale? ».

Questione legittima, che avrebbe richiesto di essere affrontata prima, non dopo, la firma del contratto di consulenza. Cosa decideranno Pisapia e Franceschini? Difficile dirlo: le cose sono in movimento. Ieri il direttore musicale designato (da Pereira) Riccardo Chailly ha definito la vicenda «un enorme fraintendimento » e ha sottolineato che «a Milano serve un sovrintendente con l'esperienza, la capacità e la conoscenza di Pereira».

Pisapia deve ancora riscontrare con Salisburgo la reale dimensione degli impegni assunti da Pereira. E dal Cda della Scala - diviso - trapela l'inquietudine per il sicuro danno all'immagine del teatro.

Possibile che - considerato l'evidente scavalcamento dei propri poteri operato da Pereira - sindaco e ministro concordino la necessità di una sanzione, o quantomeno di una rete di protezione, che in futuro eviti il ripetersi di incidenti: per esempio, la creazione di un organismo intermedio tra Cda e futuro sovrintendente, che segua passo dopo passo le mosse di quest'ultimo.

Difficile, ma non impossibile, che ne decidano l'immediato licenziamento. Possibile che rinviino eventuali decisioni traumatiche alla scadenza del consiglio di amministrazione, passando al nuovo il testimone di una decisione così impegnativa per il futuro della Scala.

 

ALEXANDER PEREIRA alexander pereiraLA SCALA DI MILANO Teatro alla scala Riccardo ChaillyMITOSettembreMusica foto di Andrea Mariniello FRANCESCA COLOMBO GIULIANO PISAPIA FRANCESCO MICHELI

Ultimi Dagoreport

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI RAFFAELE CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI FRANCESCO LO VOI (ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’INDAGINE SUL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI…

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)